L'esterno basso olandese vola in Canada dopo appena cinque mesi in Sardegna: esperienza opaca per quello che doveva essere il titolare nelle idee iniziali dell'allora allenatore Massimo Rastelli. Ora la MLS a 30 anni, nel Toronto FC di Giovinco
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Doveva essere il colpo del mercato estivo del Cagliari: Gregory van der Wiel, dal Fenerbache al Cagliari. L'esterno basso ideale per Massimo Rastelli e il suo 4-3-1-2: corsa, velocità, tecnica e soprattutto grande esperienza da mettere al servizio dei sardi e dell'allora allenatore rossoblu. L'addio di Borriello e la partenza di Isla avevano lasciato una sorta di vuoto nella casella del carisma, un vuoto che è rimasto tale visto l'impatto avuto dall'olandese sul calcio italiano. 5 presenze in Serie A e pochi, pochissimi lampi di quella classe che era stata ammirata ai tempi del Psg. Quattro su cinque da titolare, a dimostrazione che se la condizione glielo permette, van der Wiel gioca. Perché la classe non si discute, il fisico un po' meno. L'ultimo gettone nei quattro minuti di assalto alla Juventus alla Sardegna Arena il 6 gennaio, poi la panchina contro il Milan e l'addio alla città dato ancora prima che fosse ufficializzato il suo passaggio al Toronto FC. Un post su Instagram ha scatenato l'ira dei tifosi: la squadra a Crotone, lui ufficialmente al seguito dei compagni ma in realtà in Canada ad assistere a Toronto Raptors-Los Angeles Lakers di NBA, con tanto di felpa dei Raptors. Un segnale di addio anticipato ben recepito dal Cagliari, che lo aveva messo sotto contratto il 25 agosto dal Fenerbache per tre stagioni.
La carriera
Cuore antilliano, ma olandese fino al midollo. Van der Wiel ha fin da ragazzino bruciato le tappe: esordio in prima squadra a 18 anni, a 22 miglior giovane dell'Eridivisie nel suo Ajax. Poi il Psg, alla ricerca della gloria: 12 trofei conquistati coi francesi dopo i 5 vinti con la maglia dei lancieri. Dna da vincente, la base per uno che sogna costantemente il miglioramento. Che però non è sfociato in un salto di qualità definitivo: lento declino dell'esperienza al Psg, ecco l'offerta dalla Turchia. Il Fenerbache lo tenta, accetta e parte, senza però riuscire ad incidere nè come vittorie nè come mentalità. Addio scontato, ecco l'Italia: una nuova lingua da imparare, dopo il francese, il turco e l'inglese (oltre all'olandese) ecco l'italiano. Lingua che però non è stata troppo approfondita, visti gli appena cinque mesi in rossoblu. Troppo poco per incidere, troppe assenze dal campo per via degli infortuni. Ora la chance canadese nella MLS, per dimostrare che a 30 anni una carriera, la sua carriera, non è ancora da buttare.
Il Toronto FC
L'MLS è sempre più un campionato competitivo: buoni giocatori, squadre organizzate e la voglia di emergere internazionalmente sono le carte vincenti giocate dai club della Major League Soccer. Toronto è l'emblema di questo torneo: l'uomo di punta è un italiano, Sebastian Giovinco, autentico idolo dei tifosi dei Reds. Che sognano il bis, dopo la doppietta dello scorso anno: MLS Supporters' Shield e MLS Cup, ossia vincitori della Regular Season e dei Playoff. Un bis che farebbe felice van der Wiel: "Ogni anno vincevo nelle giovanili dell'Ajax, questo ti insegna la mentalità che poi ho portato con me sempre, ora la porterò in un club che sa vincere e vuole vincere. È una grande opportunità per me".