All'Inter il belga ritrova Spalletti e un posto sicuro in squadra come trequartista, ma il suo rendimento dipenderà dal modo in cui l'allenatore nerazzurro combinerà le sue qualità con quelle di chi gli giocherà di fianco
Un anno fa, per la stampa italiana, Radja Nainggolan sembrava già destinato a seguire Luciano Spalletti all’Inter, ma il rinnovo con la Roma firmato con malizia proprio su una tovaglia nerazzurra aveva bloccato il possibile trasferimento. Nainggolan arrivava dalla miglior stagione della carriera dal punto di vista realizzativo (14 gol in tutto), grazie all’intuizione con cui Spalletti lo aveva trasformato in trequartista per sfruttare il suo strapotere atletico più vicino alla porta avversaria.
A distanza di un anno la cessione all’Inter sembra più concreta e non è un mistero che Spalletti abbia avuto un ruolo decisivo. Ci sono diverse dichiarazioni che sottolineano quanto l’allenatore nerazzurro apprezzi Nainggolan, prima di un derby con la Lazio quando era ancora seduto sulla panchina giallorossa, ad esempio, Spalletti descriveva il belga con parole di questo tenore: «È l’evoluzione della specie del calciatore. Se nei hai dieci viene fuori una squadra fortissima anche senza ruoli specifici. Radja è un animale raro».
Da che stagione viene Radja?
Nell’ultima stagione Nainggolan non si è ripetuto ai livelli toccati nell’anno e mezzo con Spalletti. Il dato più evidente è che in campionato ha segnato solo 4 gol, mentre nell’annata precedente con Spalletti ne aveva segnati ben 11. Si è sottolineato poco, invece, il fatto che abbia servito 9 assist, il miglior dato tra i giallorossi. Nella stagione 2016/17 gli assist erano stati 5, ma va detto che il belga non ha bilanciato la riduzione dei gol segnati con un deciso incremento delle responsabilità creative. Negli ultimi due campionati la frequenza con cui ha messo un compagno in condizione di tirare è stata identica: due volte per 90 minuti in media.
Nonostante la somma di gol e assist (13) nell’ultimo campionato non sia stata molto più bassa di quella raggiunta l’anno precedente con Spalletti (16), Nainggolan ha dato l’impressione di non trovarsi molto a suo agio nel sistema più rigido di Eusebio Di Francesco. L’allenatore giallorosso ha intuito presto che il dinamismo del belga non poteva essere rinchiuso in movimenti preordinati, ma anche concedendogli un certo margine di libertà, evitandogli i tagli sulla fascia per occupare la zona di fianco ai mediani avversari, Nainggolan non ha avuto molte occasioni per inserirsi negli spazi creati da Dzeko, un compito che nelle idee di gioco di Di Francesco spetta più che altro agli esterni d’attacco. In campionato ha segnato un solo gol con un inserimento in area, contro il Verona alla quarta giornata.
Più che il cambio di ruolo (Di Francesco lo ha utilizzato prevalentemente da mezzala, ma non sono mancate le occasioni in cui lo ha schierato trequartista o anche esterno, contro il Torino), sul rendimento di Nainggolan ha pesato la diversa impostazione data da Di Francesco alla fase offensiva della Roma. Spalletti aveva combinato con molta lucidità le caratteristiche di Dzeko, Salah e Nainggolan, preferendo attaccare con molto spazio davanti per sfruttare la velocità di Salah ed esaltando l’abilità di Dzeko nel gioco di sponda avvicinandogli Nainggolan e dando al belga la possibilità di correre, con o senza palla, negli spazi aperti dal centravanti bosniaco.
Dzeko controlla un lancio dalla difesa, appoggia a De Rossi e dà il via alla ripartenza: Nainggolan scatta alle sue spalle e va a segnare.
Nainggolan è un trequartista?
A trasformare Nainggolan è stato il modo in cui Spalletti ha combinato le sue qualità con quelle di Dzeko e Salah, aprendo il campo ai suoi strappi in conduzione e ai suoi inserimenti da dietro senza palla. Non è scontato, insomma, che in un sistema diverso, pur giocando da trequartista, Nainggolan renda come nella stagione 2016/17. È stata proprio questa una delle spiegazioni date dal CT del Belgio, Roberto Martínez, per giustificare la mancata convocazione del centrocampista giallorosso a novembre: «Nella posizione di numero 10 ci sono già Hazard e Mertens e questi due giocatori sono il meglio che il Belgio ha da offrire. Nainggolan ha dato il meglio di sé nella Roma proprio quando è stato impiegato da 10 alle spalle di Dzeko e in Nazionale, quando è stato proposto in quella posizione, non è andata bene per lui».
I problemi a giocare da trequartista nel contesto molto tecnico del Belgio, il cui gioco favorisce appunto l'occupazione della trequarti con giocatori dal controllo di velluto e micidiali nel dribbling come Hazard e Mertens, potrebbero riproporsi in maniera diversa all’Inter. In teoria l’incastro è perfetto: i nerazzurri occupano la casella del trequartista, contesa a lungo nella scorsa stagione senza trovare un interprete stabile, con uno dei migliori centrocampisti del campionato, che oltretutto ritrova l’allenatore che più di tutti ha saputo sfruttarne le qualità.
Le grandi aspettative dovranno ovviamente concretizzarsi sul campo. L’anno scorso Spalletti aveva inizialmente alternato João Mário, Borja Valero e Brozovic come trequartisti, senza che nessuno dei tre riuscisse a imporsi stabilmente nel ruolo. Nella seconda parte del campionato era stato Rafinha a risolvere i problemi, assicurando la qualità e le necessarie connessioni centrali per non spostare eccessivamente il gioco sulle fasce affidandosi solo ai cross di Candreva e Perisic.
Il brasiliano è però un trequartista molto diverso da Nainggolan, disegna linee di passaggio più corte attivando combinazioni tecniche nello stretto ed è meno portato a inserirsi. Il belga si muove in senso contrario, allunga la squadra ed è devastante quando ha spazio da attaccare davanti a sé, con o senza la palla.
In questo caso Rafinha si abbassa fino a ricevere la palla da Skriniar e la passa subito a Ranocchia.
Per Nainggolan è fondamentale arrivare in corsa da dietro, la sua pericolosità è infatti notevolmente più bassa se deve occupare staticamente l’area di rigore. In questo senso l’insistenza con cui l’Inter è abituata ad attaccare con i cross non è il modo migliore per sfruttare le sue qualità.
Come si inserirà nell’Inter?
Un altro aspetto che Spalletti dovrà gestire con cura è la sua convivenza con Icardi. È difficile immaginare due attaccanti con caratteristiche così contrastanti come Icardi e Dzeko. Fenomenale in area ma quasi disinteressato a contribuire alla manovra il primo, eccezionale nell’aiutare la squadra ma poco freddo in area il secondo. Lo splendido bagaglio tecnico di Dzeko spalle alla porta, e i suoi movimenti a raccordare il gioco, abbassandosi o allargandosi su una delle due fasce, sono stati una parte fondamentale dell’anomalo rendimento offensivo di Nainggolan con Spalletti. Icardi è invece abituato a occupare gli spazi centrali e a muoversi in profondità per finalizzare piuttosto che abbassarsi sulla trequarti per favorire gli inserimenti dei compagni. Il fatto di ritrovare Spalletti e di tornare a giocare da trequartista non garantisce insomma che Nainggolan torni a brillare come nel campionato 2016/17, e il suo rendimento dipenderà dal modo in cui l’allenatore nerazzurro combinerà le sue caratteristiche con quelle di chi gli giocherà di fianco.
Guardando gli acquisti fatti finora e i nomi che circolano per rinforzare ulteriormente la rosa, l’Inter ambisce a costruire una squadra innanzitutto dominante dal punto di vista fisico. Anche il probabile acquisto di Mousa Dembélé, amico oltre che ormai ex compagno in Nazionale di Nainggolan, andrebbe in questa direzione, aggiungendo al centrocampo nerazzurro un giocatore forte fisicamente e allo stesso tempo dalla tecnica eccezionale, capace di danzare tra gli avversari e di trasmettere il pallone sulla trequarti con una precisione estrema. Dembélé e Nainggolan hanno giocato insieme nel settore giovanile del Beerschot, potrebbero tornare a farlo ormai nel pieno della maturità calcistica, aiutando l’Inter a diventare la squadra capace di sovrastare fisicamente gli avversari che ha in mente Spalletti.