Sarri-Jorginho e altre storie di "fedelissimi": quando l'allenatore si porta dietro il suo pupillo

Calciomercato

Vanni Spinella

"Prendetemi lui, lo conosco già". L'allenatore cambia squadra e chiede subito un giocatore-chiave per i suoi schemi, in modo da trasferirli più rapidamente nella nuova realtà. Dalla mitica coppia Galeone-Allegri a Mazzone-Cappioli, fino al recente Spalletti-Nainggolan

Tre anni fa era toccato a Valdifiori seguire il Maestro. Sarri approda al Napoli dopo una stagione all’Empoli in cui aveva mostrato il più bel calcio della Serie A e mette subito le cose in chiaro con AdL: per riprodurlo, mi serve Valdifiori. Nove giorni dopo la firma del Maestro, arriva anche quella del regista, che però nel corso della stagione viene scavalcato nelle gerarchie da Jorginho, l’altro play già presente in rosa e che Sarri inizialmente non vedeva tra i titolari. Tanto che oggi si porta lui, al Chelsea, per andare a insegnare il suo gioco.

Alla base c’è un’idea di fondo molto semplice: un allenatore che si porta dietro il suo pupillo non lo fa perché lo ritiene il migliore in assoluto, ma il migliore a svolgere determinati compiti probabilmente sì. A Valdifiori, Sarri riconosceva una capacità quasi unica di verticalizzare il gioco e “vedere” la giocata di prima in anticipo: doti basilari per leggere uno spartito sarriano e dirigerne l’orchestra. La seconda ragione è quella della velocità di trasferimento del pensiero: le cose da insegnare (o da imparare, per i giocatori nuovi) sono tante, il tempo è poco. Meglio se in campo c’è già qualcuno che conosce la lezione, in modo da poter suggerire ai compagni: l’apprendimento generale sarà più rapido.

Sacchi-Mussi e il 20% di Ancelotti

È ciò che spinse anche Arrigo Sacchi, un altro che sui meccanismi di gioco non transigeva, a portarsi dal Parma al Milan Roberto Mussi e Walter Bianchi, terzini che rotolavano su e giù come piaceva a lui e dai quali immaginava di far partire la sua rivoluzione. Poi come vuole la leggenda mostrò i filmati di Signorini a Franco Baresi e andò in ginocchio da Berlusconi a chiedere Ancelotti. Il presidente stravedeva per il fantasioso Borghi, Sacchi voleva solo il concreto Carletto, che aveva un unico problema: un ginocchio martoriato al punto da far diagnosticare al medico del Milan un’invalidità al 20 per cento. “Mi preoccuperei se l’invalidità fosse nella testa: me lo compri e con lui vinciamo tutto”, fu la battuta con cui Sacchi fece breccia nel cuore di Berlusconi. La storia ha dato ragione ad Arrigo, tanto che poi il suo pupillo, una volta diventato allenatore, lo seguirà anche nei panni del vice al Mondiale ’94, prima di scostarsi dal sacchismo puro che lo aveva portato ad allontanare gente come Zola o Baggio dal Parma in nome dello schema.

Trasferimenti in blocco

Discorso simile per Marcello Lippi. Chiamato da Moratti nel 1999 per trasferire in nerazzurro la sua ricetta della vittoria, impose tra gli acquisti alcuni fedelissimi come Jugovic, Paulo Sousa e anche Peruzzi, con cui si chiuse tristemente (e non senza strascichi polemici) l’era dell’ottimo Pagliuca. Diventato Ct dell’Italia, Lippi si porterà il 36enne Peruzzi anche al Mondiale 2006, nelle vesti di vice-Buffon ma soprattutto di prezioso uomo-spogliatoio, figura fondamentale per “fare gruppo” e, come collaboratore, Ciro Ferrara, già suo difensore nel Napoli e nella Juventus.

Tornando a Sarri, nel suo triennio al Napoli riuscì a trasferire un pezzetto alla volta buona parte del blocco-Empoli: Valdifiori, ma anche Hysaj, Tonelli, Zielinski, Sepe, Mario Rui. E poi c’è quel Simone Verdi corteggiato inutilmente durante l’ultimo mercato invernale e approdato a Napoli proprio ora che il suo maggior estimatore se n’è andato.

Mitiche coppie

Ma l’elenco dei maestri che si muovono con relativo “cocco” al seguito è lungo anche in provincia: mitica la coppia Walter Novellino-Sergio Volpi, con l’allenatore che si portò dietro il suo regista preferito al Piacenza e alla Sampdoria, dopo averlo incontrato al Venezia; altrettanto famoso il sodalizio Mazzone-Cappioli, con i due che condivisero il cammino tra Cagliari, Roma, Bologna e Perugia; e poi Guidolin-Zauli (Vicenza e Bologna), Zaccheroni-Helveg (Udinese, Milan, Inter), Ventura-Cerci (Pisa-Torino), fino al recentissimo ricongiungimento di Spalletti e Nainggolan in nerazzurro. Per non parlare di quando Galeone si portava il centrocampista Max Allegri ovunque andasse, come se non si fidasse di nessun altro quando c’era da trasferire il suo pensiero sul campo: insieme a Pescara, Napoli, Perugia, fino alla breve esperienza di Udine, Galeone allenatore e Allegri collaboratore pronto a imparare il nuovo mestiere.

Il problema inizia a porsi quando un allenatore ha più di un fedelissimo, e magari pure costoso. A Sarri non spiacerebbe portarsi a Londra anche il figliol prodigo Gonzalo Higuain. Ma questi sono problemi di Abramovic…