
Calciomercato story, parto e me ne pento: Bonucci e gli altri ritorni lampo
Leo, Crespo, Tevez e una marea di milanisti. Ecco la storia dei ritorni più veloci di sempre, ad appena un anno dall'addio. Con loro gli altri grandi dietrofront più recenti. Da Sheva a Kakà, fino ai nostalgici Maradona, Milito e Rooney

Un anno e poi il ritorno. Senza nemmeno il tempo di svuotare le valigie e la strada è sempre la stessa, ma alla rovescia. È durata 378 giorni l’avventura in rossonero di Leonardo Bonucci, da giocatore, capitano e leader di una squadra lasciata appena l’anno dopo la firma. In testa solo la Juve, ma il suo non è l’unico caso di ritorno lampo nella vecchia squadra

Non si può certo dire che quei colori, lui, Paul Scholes non li abbia amati alla follia. Una vita nel Manchester United interrotta da calciatore il 31 maggio del 2011, quando dopo la finale di Champions persa contro il Barcellona annunciò il ritiro dal calcio giocato. L'8 gennaio 2012 il dietrofront, su richiesta di Sir Alex Ferguson, che lo convinse a tornare a vestire la maglia dello United fino alla fine della stagione (dove rivincerà la Premier)

Ritorno doppio, anzi triplo, fu quello di Carlitos Tevez nel Boca. Lì le giovanili e col primo salto in prima squadra, nel 2001. Poi il viaggio in Europa tra Inghilterra e Juventus e il ritorno nel 2015. Due anni dopo Tevez lascia ancora e vola in Cina nel Shanghai Shenhua, a raccogliere milioni, ma al cuor non si comanda, e in appena un anno anche l’Apache torna ancora a casa

Parma e Parma, Inter e Inter, Chelsea e Chelsea. Se Tevez è tornato tre volte al Boca, Hernan Crespo è tornato in tre sue ex squadre nel corso della carriera. 1996 e 2010 in Emilia. 2002 e 2006 in nerazzurro. Ma soprattuto il ritorno al Chelsea dopo (anche per lui) un solo anno di Milan, quello del 2004-05 chiuso con la beffarda finale di Istambul. Di nuovo a Londra vincerà il campionato

Anche la storia di Ruud Gullit è una di clamorosi ritorni, percorsi però lungo l’A7 Milano-Genova. In rossonero l’olandese vince di tutto: 3 scudetti, 2 Coppe Campioni e un Pallone d’Oro. Nel 1993 cambia e passa alla Samp, vince la Coppa Italia e dopo un anno torna ancora a Milano. In rotta con club rossonero la sua avventura bis durerà addirittura solo pochi mesi e a novembre (1994) inverte ancora la rotta per giocare un altro anno coi blucerchiati

Altro ritorno lampo e ancora Milan (che tra i vari Sheva e Kakà, ma anche Sacchi e Capello, aveva già abituato a questa formula). Dal City al Milan. Dal Milan al Liverpool nell’estate del 2014 e poi di nuovo al Milan l’anno dopo. I Reds pagano Balotelli 20 milioni di euro e se ne pentono, rispondendolo indietro addirittura in prestito (avventura bis fallimentare anche per il Diavolo)

Quel giorno in Curva Sud ai milanisti si spezzò il cuore. Sheva quasi in lacrime saluta il suo Milan e va a Londra (“per imparare l’inglese”), salvo poi tornare nel tripudio di affetto dei suoi tifosi. Siamo ora nel capitolo dei ritorni “quasi lampo”, quelli con almeno due anni di interruzione. Nella sua avventura bis a Milano le cose non andranno benissimo a Sheva, che di reti ne farà appena due in un anno

Due anni Sheva, due anni Drogba, con una parabola inversa dove per l’ivoriano il Chelsea è sempre stato sinonimo di casa. Nel 2012 Didier lascia dopo quella Champions vinta grazie a lui. Prima la Cina e poi il Gala in Turchia, ma nel 2014 il ritorno è già apparecchiato. Risultato? Vincerà un’altra Premier League

Ma i nomi non finiscono qui. Perché, seppur non lampo, ci sono stati tanti altri grandi ritorni della storia del calcio. In mezzo almeno tre anni, e in certi casi addirittura un’intera carriera. Come nella storia personale di Maradona, che lasciò il Boca nel 1982 per poi chiudervi la carriera tra il 1995 e il 1997

Come Diego anche Johan Cruijff: altro genio del pallone con il cuore lasciato ad Amsterdam nell’Ajax. Nove anni con gli arcieri e altrettanti in tour per gli Usa (e in Spagna), prima di tornare a casa

Perso a parametro zero in favore della Juve. Tornato quattro anni dopo. “Pogback” - titolava il sito dello United, che però nel frattempo perse qualcosa come 105 milioni di minusvalenza. Prestazioni così così per il francese, che dopo il Mondiale trionfale vuole stupire anche in Inghilterra

Dortmund-Bayern-Dortmund. Un po’ alla Bonucci e tra due grandi rivali. Mario Götze non ha avuto una vita facile: l’esplosione, i gol e poi gli infortuni, il problema al metabolismo e il ritorno a casa dove era diventato grande, in giallo-nero

Da Londra Titì non se n’è mai andato, un po’ perché il cuore è rimasto lì, un po’ perché fuori dall’Emirates c’è la sua statua. 1999-2007 la prima volta. Appena sette partite nel 2012 la seconda, dove Henry riuscì però a segnare anche due gol, e regalare una gioia immensa a tutti i suoi Gunners

Come lui tanti altri. Cresciuto lì, ha voluto chiudere sempre lì la sua storia d’amore col pallone, e col Racing Club. Diego Milito è e rimarrà sempre l’eroe del triplete interista, ma anche l’idolo di Avellaneda dove tornerà dieci anni esatti dopo il suo primo addio

Il nuovo capitolo della vita di Wayne Rooney si chiama DC United, negli Usa, dopo il suo (altro) grande e romantico ritorno all’Everton. Il club della vita, quello che ti accoglie sempre a braccia aperte. Come lui anche i vari Van Persie, Paolo di Canio, Diego Costa o Huntelaar. E chissà come sarà il vero ritorno (in campo) di Leonardo Bonucci nella Juventus