Juventus, Emre Can: "Non sono felice, ho giocato poco. Ma continuo a lavorare"

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Le parole del centrocampisto bianconero dalla Germania: "Sono un ragazzo ambizioso che vuole sempre competere ai massimi livelli. Ma sto anche imparando da questo momento difficile in cui le cose non vanno come speravo"

Il centrocampista della Juve e della nazionale tedesca ha parlato a 'Kicker' tra un impegno e l'altro della Germania. Come in occasione della sosta dello scorso ottobre Emre Can ha parlato delle prospettive per il futuro: "Ho giocato una sola partita dall'inizio, quindi non sono contento. Ma resterò forte e continuerò a lavorare su me stesso. Nel calcio possono sempre succedere molte cose". A inizio stagione Emre Can aveva manifestato anche la sua delusione per l'esclusione dalla lista Champions da parte di Maurizio Sarri. Ma in questa intervista cerca di trovare anche degli spunti positivi dal momento difficile: "Sono un ragazzo ambizioso che vuole sempre competere ai massimi livelli. Ma sto anche imparando da questo momento difficile in cui le cose non vanno come speravo". Poi un'analisi sul suo rapporto con i giovani: "Non gestiscono bene il loro talento. Anche alla Juve alcuni non capiscono l’occasione che hanno". E' l'atteggiamento dei ragazzi più giovani a non piacere a Emre Can: "E’ un peccato come certi ragazzi gestiscano il proprio talento. Non riesco a capirli: hanno l’occasione della vita, allenandosi con i professionisti, ma alcuni hanno un linguaggio del corpo che mi fa arrabbiare. Non so se si rendono conto di non essere nell’ambiente giusto. Alla Juve vado spesso da questi ragazzi e parlo con loro per cercare di evidenziare quali occasioni gli si aprirebbero dando il massimo. Alcuni però non lo capiscono. Forse il problema riguarda gli stipendi, che ormai sono alti anche per i giovanissimi. Se a quell’età già guadagni tanto è possibile che poi non si abbia la giusta fame. Perché faticare? Quando ero nelle giovanili del Bayern ho sempre dato tutto. Ho avuto la fortuna di avere un mentore come Jupp Heynckes che mi urlava contro e mi stimolava, per ore mi allenavo sui passaggi. All’epoca non capivo, ora so che era giusto... sono un ragazzo ambizioso, voglio confrontarmi sempre ai massimi livelli".