L’ex calciatore dell’Udinese, tra i bomber più prolifici della Serie A, si è raccontato a L’Originale: "Sono napoletano, vestire l’azzurro sarebbe stato un peso per me. No alla Juve perché faccio scelte di cuore e non di soldi. Sanchez se sta bene fa 25 gol all’anno"
209 reti in Serie A, che lo rendono il sesto miglior marcatore di sempre. Basta questo dato per descrivere ciò che Antonio Di Natale è stato per la storia del calcio italiano. Ospite di Calciomercato – L’Originale, l’ex attaccante di Empoli e Udinese ha ripercorso la sua carriera. "Sono stato bravo perché sei mesi prima ho capito che sarebbe stato giusto smettere. Quando la testa e il fisico non ci sono più è giusto fermarsi, questo mi ha aiutato molto a dare l'addio. Ho giocato molto in Serie A, molti hanno più presenze di me e quindi ciò che ho fatto io secondo me è più difficile perché vanno considerati gli ultimi dieci anni della carriera. Ho avuto la fortuna di giocare con Iaquinta, Quagliarella, facevano loro le prime punte. All'inizio giocavo esterno poi sono stato accentrato da Pasquale Marino ed è stato meglio. A fine allenamento io e Sanchez ci allenavamo facendogli vedere i movimenti da fare nel 4-3-3. È un giocatore che se sta bene fisicamente garantisce 20-25 gol all'anno: se l'Inter lo riscatta può far bene l'anno prossimo" ha raccontato.
Il no alla Juve e la Nazionale
Uno degli episodi più clamorosi della carriera di Di Natale fu il no detto alla Juventus nell’estate 2010: "Le mie scelte sono sempre state di cuore e di testa, mai di soldi. Alla Juve ne avrei avuti tanti, poi in una società così importante. Ma la mia priorità era la mia famiglia e volevo chiudere la carriera a Udine, ringraziai la Juve attraverso il mio agente e in pochi minuti fu tutto risolto". Agli Europei del 2008, sbagliò il rigore che costò l’eliminazione all’Italia, ma nel 2012 segnò sempre contro la Spagna un gran gol nella fase a gironi: "Sbagliare il rigore ed essere eliminati è una brutta botta, si fa difficoltà a capire cosa è successo, ma per fortuna quattro anni dopo segnai".
Il presente da allenatore
Proprio con Marino oggi condivide un’esperienza professionale allo Spezia, dove allena le giovanili: "Quando sono andato a La Spezia parlai subito con gli attaccanti per spiegare loro qualche segreto: dai movimenti a come poggiano i piedi. Batto molto sul concetto del lavoro. Il mio modulo è il 4-3-3, le tre punte fanno la differenza". Ogni allenatore in carriera gli ha lasciato qualcosa: "Di Baldini posso solo parlare bene. Arrivò ad Empoli e fece fuori tutti i vecchi per far giocare me e Marchionni. Silvio è stato come un papà, ci ha fatto crescere tutti subito. Guidolin ha dimostrato di essere un grandissimo allenatore, negli ultimi cinque anni fece cose eccezionali e diede una mentalità vincente a tutti. Parlava poco, era una persona molto seria".
"Giocare a Napoli sarebbe stato un peso"
Di Natale è originario di Pomigliano d’Arco, a pochi chilometri da Napoli, eppure non ha mai vestito la maglia azzurra: "Sono andato via a 13 anni. È una città bellissima, quando posso ci torno volentieri. Essendo napoletano, giocare con gli azzurri sarebbe stato un peso. La gente mi conosce, ho la mia famiglia. Sono tifoso del Napoli e ci ho sempre pensato, qualcuno ha avuto il coraggio di farlo e altri no".