Chelsea, il ritorno dell'Impero Roman

Calciomercato

Gianluigi Bagnulo

Il Chelsea è una delle squadre più affascinanti della prossima Premier League, merito di una campagna acquisti faraonica del magnate russo Abramovich, tornato a spendere come ai vecchi tempi

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Agosto 2003, la stagione estiva fa si che quel giorno splenda il sole anche su Londra. Roman Abramovich ha da poco acquistato il Chelsea da Ken Bates, diventando il nuovo proprietario dei Blues. Le infrastrutture però non sono quelle di oggi, la squadra si cambia in spazi che assomigliano molto più a container che a spogliatoi professionali. Così con il suo elicottero personale Abramovich sta sorvolando Londra in cerca di un vasto terreno da acquistare per costruire il suo futuristico centro sportivo, il primo mattone del progetto. Vede un'enorme macchia verde, spaziosa, centrale, nel bel mezzo della città. “Ok, questa è perfetta” - dice a chi è con lui sull'elicottero - “la compro”. “Signor Abramovich – gli rispondono subito – quello è Hyde Park...”.

Prendete questo aneddoto – true story - e appendetelo al muro della vostra immaginazione come manifesto del pensiero di onnipotenza del magnate russo. Le manie di grandezza sono sempre state il suo forte, lo racconta questo episodio, lo raccontano i suoi anni di presidenza al Chelsea. Eppure ultimamente, causa anche blocco del mercato, Roman Abramovich era stato costretto a darsi una calmata. Fino a quest'estate. Oltre 250 milioni spesi sul mercato, il ritorno dell'impero Roman, che ha conquistato un po' ovunque: Germania, Olanda, Francia e ovviamente Inghilterra.

Da Hyde Park a Chelsea Park, più che una rosa a Frank Lampard è stato messo tra le mani un parco giochi tutto da... giostrare. Sembra una di quelle squadre che ti costruisci giocando a Fifa in modalità “Carriera”, quando ti togli tutti gli sfizi possibili. 80 milioni per prendere dal Bayer Leverkusen Kai Havertz, dopo un 2020 fatto di colpi da campione pre e post lockdown, segnali chiari di una maturazione calcistica stra-completa ormai e pronta all'evoluzione. E vista la gita in Germania Abramovich ne ha lasciati anche 55 di milioni a Lipsia per Timo Werner, uno che ha rifiutato il Bayern Monaco pur di scappare dai confini, una rarità da quelle parti. Werner apparentemente è un giocatore nato per la Premier League, con i suoi strappi in ripartenza e le sue accelerazioni devastanti, può veramente ritrovarsi catapultato nel suo habitat naturale in un campionato dove corsa ed esplosività di solito portano gol a raffica. Più che Werner, a guardare chi giocherà con lui lì davanti, sarà Warner Bros, attacco da cinema se i fratelli di reparto si chiamano Havertz, Mount, Abraham, Pulisic e... Ziyech.

All'Ajax lo chiamavano “The Magician”, il mago del football che se il calcio fosse solo estetica non avrebbe da invidiare nulla a nessuno con quel sinistro. Aspettava di passare al prossimo livello del videogame da un po' il marocchino svezzato da Van Basten all'Heerenveen, dopo aver fatto vedere tutto il repertorio ad Amsterdam. Missione completata mentre la scorsa stagione doveva ancora finire, così Ziyech, che si allena a Cobham da un bel po', è già caldo e pronto per l'esordio. Così come quell'altro oneroso desiderio di mercato realizzato, Ben Chilwell, pagato "Ben" 55 milioni al Leicester.

Adesso il box-to-box midfielder per eccellenza Frank Lampard dovrà spacchettare box-to-box i pacchetti regalo di Abramovich, uno a uno o forse già tutti insieme stasera contro il Brighton. L'obiettivo è capire veramente come mettere a fuoco tutto questo talento senza fare scontenti.

L'anno scorso la sua rivoluzione ha poggiato le basi su una parola: identità. Identità di squadra – riconoscibile – grazie alla carta d'identità dei giocatori, giovani e sfacciati. Mount, Abraham, Pulisic su tutti.

In questo avvio Frank Jr – dopo aver fatto da schermo alla sua nuova squadra parando le critiche di Klopp su un mercato così dispendioso - dovrà trovare la quadra giusta.

Perchè l'impero Roman è tornato ad acquistare, ma non ancora a conquistare.