Luci e ombre d’Arabia: come riparte la nuova stagione della Saudi Pro League

Nel silenzio del deserto, dove il vento solleva la sabbia come un sipario, il calcio saudita si prepara a ricominciare. Non è più soltanto un esperimento, ma un racconto che da qualche estate attraversa il mondo del pallone, dividendo opinioni e alimentando curiosità. Una volta quel campionato sembrava esotico, distante, quasi irreale. Oggi invece siamo pronti a vederlo illuminarsi di riflettori veri, non più soltanto di miraggi. Si riparte dai campioni dell’Al Ittihad, che l’anno scorso hanno chiuso davanti a tutti con 83 punti. Alle loro spalle l’Al Hilal, e poi l’Al Nassr di Cristiano Ronaldo, costretto alla medaglia di bronzo. Riparte un campionato che in pochissimi anni ha cambiato pelle, ritmo, ambizioni: non più semplice intrattenimento da periferia calcistica, ma un progetto che continua a stupire, anche se con un passo diverso rispetto al passato. Le cifre parlano chiaro: 421 milioni di euro investiti finora, a due settimane dalla chiusura del mercato . Non i quasi 650 milioni di due estati fa, né i 973 di tre anni fa, ma comunque abbastanza per dire al mondo che l’Arabia non ha smesso di inseguire i propri sogni di grandezza. Con un simbolo che resta intatto: Cristiano Ronaldo ha rinnovato fino al 2027. È stato tra i primi a dire sì, ed è diventato il volto di un movimento che corre ancora con il suo passo, più veloce del tempo stesso. Eppure, accanto agli arrivi, c’è anche chi ha scelto di dire no. L’ultimo - in ordine cronologico - è stato Pietro Comuzzo della Fiorentina, prima di lui Moise Kean che ha preferito il viola ai tramonti dorati arabi. Kevin De Bruyne, la scorsa stagione, ha raccontato di aver ricevuto “un’oﬀerta che mi avrebbe fatto guadagnare in un anno più che in tutta la carriera”. Eppure, quando è arrivato il momento, ha scelto Napoli senza nemmeno considerare l’opzione araba. Bruno Fernandes ha preferito restare capitano del Manchester United, spiegando: “Voglio rimanere al livello più alto e soprattutto essere felice”. Mohamed Salah ha detto no, almeno per ora. Theo Hernandez ci ha provato a resistere. Ha tentato più volte di non salire su quell’aereo ma il Milan l’ha messo alla porta e l’Atletico Madrid - dall’altro lato della soglia - non lo ha aspettato. Lui voleva tornare in Spagna, la rotta invece lo ha portato altrove: il Milan ha incassato 30 milioni, lui ha firmato un triennale da circa 25 all’anno. Il segnale è chiaro: il richiamo del deserto divide ancora, non conquista tutti. Il centro del palcoscenico, inevitabilmente, se lo prende l’Al Hilal. È la squadra più titolata, quella più ricca e la rosa più preziosa: 234 milioni di valore complessivo secondo Transfermarkt, davanti all’Al Nassr ‘fermo’ a 173. Non è la società che ha speso di più in questa estate – dietro all’impeto dell’Al Qadsiah e al progetto futuristico del Neom – ma è quella che resta sotto i riflettori. In attacco non sono riusciti a prendere Osimhen e hanno quindi virato su Darwin Nunez, pagato 53 milioni di euro al Liverpool, togliendo qualsiasi chance a chi era interessato a lui. Milan in testa. In panchina c’è quel Simone Inzaghi che dopo aver portato l’Inter per due volte in finale di Champions League ha deciso di guardare l’Europa da un’altra prospettiva. Il compito è aﬀascinante: riportare l’Al Hilal a vincere il titolo numero venti, dopo i 19 già in bacheca. Una sfida che per lui ha il sapore della continuità: lo scudetto, due anni fa, lo aveva già riportato a Milano. E guarda caso, era il numero 20. Ma non ci sono soltanto i giganti. Alle loro spalle avanzano nuove protagoniste. La più rumorosa è l’Al-Qadsiah, che ha speso più di tutti: 116 milioni, quasi tutti concentrati in un colpo che ha fatto rumore anche in Italia. Mateo Retegui, capocannoniere dell’ultima Serie A, ha lasciato il nostro campionato per 68 milioni. Non è stato solo un trasferimento: è stato un messaggio, una dichiarazione di forza, la prova che l’Arabia può strappar via anche chi sembrava intoccabile. C'è addirittura una squadra nata prima ancora che la città esistesse davvero. Neom è il progetto urbanistico più visionario del Paese: un centro avveniristico nel cuore del deserto, fatto di vetro e tecnologia, un sogno di architettura e di futuro. Il club fa parte del gruppo PIF e quest’anno, per la prima volta nella sua storia, giocherà in Saudi Pro League. In panchina c’è Christophe Galtier e in un mercato da quasi 90 milioni spiccano i nomi di Nathan Zézé, Marcin Bulka, Amadou Koné e Saïd Benrahma. Una squadra che sembra già proiettata nel domani, come la città che porta il suo nome. E poi c’è l’Al Nassr, che continua a vivere nell’orbita della sua stella polare. Cristiano Ronaldo ha rinnovato, e il suo sì è stato il manifesto dell’estate. Ma il club gialloblu non si è fermato lì: Joao Felix dal Chelsea per 30 milioni, Kingsley Coman dal Bayern Monaco per 25, Inigo Martinez dal Barcellona. Esperienza, fantasia, qualità: un mosaico che prova a costruire attorno al numero 7 un futuro che non sia solo il suo. Perché il portoghese resta la bussola, il carisma, l’icona. Ma l’Al Nassr prova a immaginarsi anche oltre di lui. La Saudi Pro League riparte così, tra luci e ombre, colpi scintillanti e rifiuti illustri, sogni da raccontare e sfide da vincere. Non è più la tempesta di firme che scosse l’Europa tre anni fa, ma un vento caldo che soﬃa ancora forte. Perché il deserto, al tramonto, sa ancora trasformarsi in oro.

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Luci e ombre d’Arabia: come riparte la nuova stagione della Saudi Pro League

Pier Francesco Monachino