Si mette in mostra segnando proprio contro il Milan in Champions e l'anno dopo i rossoneri si ricordano di lui. La sua avventura a Milano dura sei mesi, con una sola rete all'attivo segnata senza neanche rendersene conto
di Vanni Spinella
- Vista dalla prospettiva dei rossoneri, è come se, testandoli contro la sua stessa difesa, il Milan valutasse gli attaccanti degni di indossare la sua maglia: succede con Papin (in gol contro il Milan con l’Olympique Marsiglia), Weah (PSG), Kluivert (Ajax, costato ai rossoneri una Champions), Dugarry (Bordeaux, quando il Milan vede i suoi gol ma non gli assist di Zidane…). Finché, nei gironi di Champions del 1996, il Milan non incrocia il Goteborg
- La sera del 30 ottobre 1996 è quella che cambia la vita di Andreas Andersson. Il suo Goteborg va sotto 2-0 nel giro di un quarto d’ora, salvo risvegliarsi attorno alla mezz’ora e gelare San Siro con due gol in 5 minuti: prima Blomqvist, poi Andersson. Alla fine il Milan vincerà 4-2, ma i due finiscono sul taccuino di Galliani, che nel mercato di gennaio si regalerà il primo, aspettando l’estate successiva per il secondo
- Il gol che vale un contratto non è nemmeno chissà quale gioiello, un colpo di testa da mezzo metro dopo che la palla aveva colpito il palo, sugli sviluppi di un angolo. Ma quello svedese dal caschetto d’oro ci ha messo anche dell’altro: movimento continuo su tutto il fronte d’attacco, (bella) presenza, spirito da combattente
- Nell’estate 1997 lo sbarco a Milano, dove parte come la terza scelta dell’attacco dopo Weah e Kluivert, con il proposito di convincere di fare meglio del suo omonimo Kennet che conosce già bene la Serie A (Bari e Bologna)
- La stagione del Milan parte male e alla 5^ giornata contro l’Empoli di Spalletti c'è bisogno di fare punti. Per un’ora abbondante i toscani reggono, poi al 63° fuori Kluivert per Andersson che 5' dopo ha il merito di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Ziege scodella in area una palla dove non c’è nessuno, Pagotto (portiere di proprietà del Milan in prestito all’Empoli) si inventa un’uscita alta senza senso, schiaffeggiando il pallone e facendolo di fatto rimbalzare sulla testa d’oro di Andersson
- Più che colpire, viene colpito. Ma lui non ci fa caso e nelle interviste post gara è lanciatissimo: “Adesso tutti hanno capito che anch’io sono da Milan” e "Non era semplice fare quel gol, perché sulla respinta del portiere avevo un avversario vicinissimo a me"
- Quel gol resterà l’unico di Andersson nella sua brevissima carriera in rossonero: a gennaio è già tempo di fare le valigie, venduto in tutta fretta al Newcastle dopo una serie di prestazioni insufficienti e scorpacciate di gol impossibili da sbagliare.
- Purtroppo per lui, la parabola discendente della sua carriera non si arresta: l'avventura in Premier si chiude con appena 4 gol in una stagione e mezza, poi il ritorno in patria all'AIK Stoccolma e un finale tra squadre minori, sempre in Svezia. Lì resta uno dei tanti Andersson, ma al Milan il suo nome lo ricordano bene...