Calciomercato oggi: gli acquisti più importanti del giorno negli anni precedenti

Calciomercato

Vanni Spinella

Introduzione

Un colpo al giorno. Dal 1° giugno al 31 agosto, per tutta la durata del mercato estivo, riviviamo affari e trattative del passato: dai colpi che hanno fatto la storia alle storie curiose che si nascondono dietro i colpi. Un viaggio nel tempo, girando ogni giorno la pagina del calendario del mercato. Il colpo del giorno è…
 

CALCIOMERCATO, LE NEWS DI OGGI LIVE

Quello che devi sapere

Un colpo al giorno, tutti i giorni

Storico, sfumato, folle, geniale, da record o a parametro zero. Ce n’è per tutti i gusti, di colpi di mercato. E ogni giorno praticamente se ne registra uno. Dall’inizio di giugno alla fine di agosto, non c’è giorno sul calendario che non possa essere associato a un affare del mercato: storico, sfumato, folle… Ve li proporremo svelandone uno al giorno con un tuffo nel passato quotidiano, saltando da un anno all’altro. Pronti ad azionare la macchina del tempo del mercato?

22 giugno 1999: Nanami sbarca a Venezia. "È forte come Recoba"

Quando è ormai chiaro che l’operazione Nakata sia stata un successo (per Gaucci e per il suo Perugia), Maurizio Zamparini si mette in testa di provare a replicarla al Venezia. In Giappone si parla benissimo del suo connazionale Hiroshi Nanami, per molti addirittura più forte di Nakata, e visto che Recoba è tornato all’Inter dopo il prestito, bisogna trovare un nuovo fantasista per continuare a incantare il pubblico. Il 22 giugno 1999 Nanami sbarca in laguna, gli mettono in mano una maglia arancioneroverde numero 7, gli fanno fare un giro sul Canal Grande e lo presentano come il nuovo campione che arriva dal Paese del Sol Levante. “Ha la stessa classe di Recoba”, assicura Zamparini affidandolo alle cure di Luciano Spalletti, che fin da subito denuncia qualche problema nel farsi comprendere, tanto da dover ingaggiare un interprete che durante gli allenamenti segue Nanami anche in campo per tradurgli le indicazioni tattiche. Sarà un grande flop: un solo gol (peraltro inutile, nella sconfitta per 5-2 con l’Udinese) in 24 presenze, la retrocessione e poi il triste ritorno al suo Jubilo Iwata. Ma portandosi dietro un grande carico di insegnamenti. Con la saggezza che contraddistingue il popolo giapponese commenterà: “Un’esperienza in Italia è più importante del denaro”.

22 giugno 1999: Nanami sbarca a Venezia. "È forte come Recoba"

21 giugno 1987: Rijkaard e il "provino" al Milan nel Mundialito

Quando ancora non esisteva il Mondiale per Club… c’era il Mundialito. Nel 1987 la competizione a invito ideata da Silvio Berlusconi era giunta alla sua terza edizione, con i giornali dell’epoca che la descrivevano come “un’orgia di calcio, cinque serate, dieci partite concentrate nell’arco di otto giorni, 15 ore di pedate”. Milan, Inter, Porto, Barcellona e Psg le squadre che – invitate dalla Fininvest di "Sua Emittenza" – si affrontavano sul palcoscenico di San Siro, con la possibilità per i tifosi di comprare una tessera da 30mila lire per assistere a tutte le dieci partite del girone unico. Vincerà il Milan, che quell’anno “usa” il Mundialito anche per testare i suoi futuri acquisti: con i rossoneri giocano infatti l’argentino Claudio Borghi (destinato a essere “parcheggiato” al Como) e l’olandese dell’Ajax Frank Rijkaard, opzionato per andare ad affiancare dopo un anno i connazionali Gullit e Van Basten. Il 21 giugno, in tarda mattinata, Rijkaard sbarca a Linate in compagnia della moglie Carmen, dopo aver interrotto le proprie vacanze e nonostante il parere contrario del suo allenatore Cruijff. Tre ore dopo è già in campo ad allenarsi. Milanista “in prova” per 9 giorni, a settembre passerà al Real Saragozza, per poi – a distanza di un anno, come previsto – diventare finalmente e ufficialmente un giocatore del Milan. Per la cronaca: in quel Mundialito Borghi venne eletto miglior giocatore del torneo, ma quello che il Milan si tenne stretto fu Rijkaard.

21 giugno 1987: Rijkaard e il "provino" al Milan nel Mundialito

20 giugno 2024: la Uefa blocca l’affare Todibo

Di solito, per una trattativa, ci si siede al tavolo in due: c’è chi vende e c’è chi compra. Ma cosa succede quando chi vende e chi compra sono la stessa persona? Semplice: che il trasferimento può saltare. È il caso di Jean-Clair Todibo, difensore francese del Nizza su cui ha messo gli occhi il Manchester United pronto a offrire 40 milioni di euro, e non solo per il curioso record che detiene: espulso dopo 8 secondi in una partita di Ligue1 contro l’Angers, rosso più veloce della storia del campionato francese. Il problema si pone nel momento in cui si realizza che United e Nizza hanno la stessa proprietà, dato che Jim Ratcliffe, azionista del Manchester United, è anche il presidente di Ineos, società proprietaria del Nizza; ma, soprattutto, sia United che Nizza si sono qualificate per l’Europa League, e la Uefa vieta che club impegnati nella stessa competizione si scambino giocatori. L’operazione, praticamente conclusa, viene bloccata sul più bello, con vivaci proteste di Ratcliffe che ritiene troppo severa la Uefa. E Todibo? Alla fine passa al West Ham: il Manchester United lo vedrà solo da avversario (ma non in Europa League).

20 giugno 2024: la Uefa blocca l’affare Todibo

19 giugno 2002: Ahn elimina l’Italia, Gaucci lo caccia

Tra le varie “Coree” conosciute dalla Nazionale italiana (e ultimamente ce ne sono state diverse…) c’è quella del Sud al Mondiale 2002. I fattacci sono noti, è la partita in cui l’arbitro Byron Moreno in mondovisione di fatto elimina l’Italia, il 18 giugno. Dopo l’1-1 dei tempi regolamentari contro i padroni di casa, Moreno inanella una serie di decisioni giustificabili solo con la malafede: tra le più clamorose, il rigore negato a Totti, poi espulso, e il gol di Tommasi annullato per un inesistente fuorigioco. Con gli Azzurri divisi tra il sentimento di incredulità e quello di impotenza, al minuto 117 Lee Young fa spiovere un pallone nell’area di Buffon: Ahn Jung-Hwan ci va di testa, anticipando Maldini e segnando il golden-gol che rispedisce a casa l’Italia. A condannarci è un attaccante sudcoreano che caso vuole giochi in Serie A, nel Perugia, dove l’allenatore Serse Cosmi non lo vede (34 presenze in due stagioni, quasi mai da titolare, e 5 gol) e il presidente Luciano Gaucci non lo vuole più vedere. Il giorno dopo l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale, esplode la rabbia di Gaucci che sa bene di rinunciare a soldi facili, ma lo fa con spirito patriottico. Sì, perché Ahn è in prestito dal Busan I-Cons, e il Perugia potrebbe facilmente riscattarlo (basta un milione di dollari) e rivenderlo a una cifra maggiore, ora che il giocatore si è valorizzato grazie al Mondiale. E invece… “Sono indignato!”, tuona Gaucci. “Quello non rimetterà mai più piede a Perugia! Quel signore non deve più accostarsi alla nostra squadra”, ripete senza nemmeno nominarlo. “Ho già dato disposizione che venga azzerata ogni possibilità di riscatto. Lui si è messo a fare il fenomeno soltanto quando si è trattato di giocare contro l'Italia e questa è un'offesa a un Paese che due anni fa gli aveva spalancato le porte". Chiuse quelle del Perugia, gliele aprirà lo Shimizu, un club giapponese in cerca di rilancio, dopo che un sondaggio in Giappone ha eletto Ahn il secondo giocatore straniero più apprezzato, dopo David Beckham.

19 giugno 2002: Ahn elimina l’Italia, Gaucci lo caccia

18 giugno 1991: “Volete il Trap? Dateci Di Canio”

Mai, prima di allora, si era visto un club “acquistare” un allenatore offrendo in cambio un giocatore. Succede nell’estate 1991, quando la Juventus vuole riportare sulla panchina bianconera Trapattoni, iniziando un lungo corteggiamento. Il Trap “rompe” con l’Inter (con cui è ancora sotto contratto), nel frattempo il presidente nerazzurro Pellegrini si è cautelato trovando l’accordo con Corrado Orrico, ma la questione non è semplice da dirimere. Ecco allora che Boniperti offre all’Inter un “indennizzo”, in cambio della “libertà” concessa a Trapattoni: presenta all’Inter una lista di giocatori da cui poter attingere, e Pellegrini la valuta con il suo nuovo allenatore. Orrico non ha dubbi: “Presidente, prenda Di Canio!”. “No, meglio di no: mi dicono sia una testa calda”, rispose Pellegrini. “Presidente i bravi ragazzi li scegliamo per le figlie, ma quando si tratta di giocare a calcio bisogna vederli in campo, e questo è il più forte di tutti”, insistette Orrico. Pare fatta, l’Inter indica Paolo Di Canio come contropartita, ma nel frattempo Trapattoni, passato dall’altra parte della “barricata” stoppa l’affare. “Di Canio non si tocca, sceglietene un altro”. La scelta ricadde così su Dino Baggio, che curiosamente quell’anno si trovò a presenziare a due presentazioni nel giro di pochi giorni: e dopo aver partecipato a quella della Juve, prese parte anche a quella dell’Inter.

18 giugno 1991: “Volete il Trap? Dateci Di Canio”

17 giugno 2009: Cissokho al Milan “bocciato” per i denti

Di affari saltati perché un giocatore non ha superato le visite mediche ne abbiamo visti: non tanti, ma capita. Quello di Aly Cissokho, però, resta veramente un caso unico nella storia del mercato. Ma soprattutto: quando si parla di “visite mediche” avreste mai detto che ai giocatori controllano anche i denti? Evidentemente è così. Perché il 17 giugno 2009 l’esterno francese del Porto Cissokho si appresta a sostenere le visite di rito con il Milan dopo che l’accordo tra i club è stato trovato sulla base di 15 milioni: entra nella clinica dove lo attende lo staff sanitario con un sorriso così e nessun sospetto sul fatto che proprio quello potrebbe tradirlo. Lo scoprirà solo il giorno dopo, quando il Milan annuncerà di rinunciare all’acquisto del giocatore a causa di problemi odontoiatrici, riscontrati proprio nel corso delle visite mediche, che potrebbero avere ripercussioni sulla postura e portare a possibili problemi muscolari. Cissokho, incredulo, si difenderà dicendo che il Milan si è sfilato per una questione economica e pochi giorni dopo si accaserà al Lione (che lo paga 16,2 milioni). Il giorno della presentazione, in barba a tutti quanti, esibisce il suo sorrisone a 32 denti.

17 giugno 2009: Cissokho al Milan “bocciato” per i denti

16 giugno 2021: Buffon rifirma con il Parma, 20 anni dopo

Quarantatre anni e un tavolo pieno zeppo di proposte. Privilegi da campioni. “Ci sono squadre che fanno la Champions League e mi hanno offerto un ruolo da primo, altre che ambiscono a vincerla ma mi vogliono come secondo, e io quel ruolo l’ho fatto solo per la Juve. Poi ci sarebbe il ritorno alle origini, che fa leva sui sentimenti e mi dà le motivazioni di cui ho bisogno per fare bene. Devo capire quale è la cosa migliore per essere protagonista”. Gigi Buffon lo capisce il 16 giugno 2021 quando firma con il Parma, che non fa la Champions e non ambisce a vincerla. Sono passati 20 anni da quando lo aveva lasciato per iniziare a fare la storia con la maglia della Juventus. È la scelta del cuore di un mito che non se la sente di smettere (anche se ci è andato vicinissimo, come confessa) e che torna in B (ci era già stato scegliendo di non abbandonare la Juventus dopo Calciopoli) per amore del club che lo aveva lanciato poco più che bambino: 1991 l’inizio del suo cammino nelle giovanili, 2001 l’addio (pagato 75 miliardi di lire dalla Juve), 2021 il ritorno.

16 giugno 2021: Buffon rifirma con il Parma, 20 anni dopo

15 giugno 1995: (la moglie di) Paul Ince non trova casa

“Di Paul Ince mi innamorai al punto da andare a prendermelo di persona con un viaggio in Inghilterra”. Quando Massimo Moratti si fissava su un colpo di mercato c’era poco da fare: aveva appena rilevato l’Inter quando decise che avrebbe fatto indossare il nerazzurro a due colonne del Manchester United, che apprezzava per la personalità e il temperamento: Eric Cantona e Paul Ince. Andò ad ammirarli di persona, quel giorno lo United giocava in casa del Crystal Palace. Sotto i suoi occhi, Cantona si esibì nel celebre calcio kung-fu style al tifoso che lo aveva insultato, diventando un suo grande rimpianto, e così si dovette “accontentare” di Ince. Tutto fatto, è proprio il caso di dire che “manca solo la firma”. Se non fosse che, prevista per il 15 giugno, la firma non arriva. Il problema è semplice: Ince non trova casa. O almeno non la trova come vorrebbe. O meglio: non la trova come la vorrebbe la moglie, Claire, zero voglia di trasferirsi a Milano e almeno dieci (si disse) ville sul lago di Como bocciate. “Mi spiace, sotto un certo livello non scendo”, rispondeva la signora. Ora, nonostante i rivedibili modi di Claire, questa storia ci ricorda che dietro ai calciatori (che durante il mercato descriviamo spesso come pacchi postali) ci sono famiglie, sogni e bisogni, paure e aspettative, che viaggiano con loro. Valigie da riempire, scuole dei figli da cambiare, amici da lasciare. E case nuove da trovare. Ci sta che Ince si prenda il suo tempo.

15 giugno 1995: (la moglie di) Paul Ince non trova casa

14 giugno 1992, Ranieri non vuole suo cognato al Napoli

Se ci sono storie strane di mercato, questa rischia di batterle tutte. Con Claudio Ranieri che già da giovane allenatore (all’epoca dei fatti aveva 40 anni) si dimostra uomo integerrimo e di sani principi (non solo di gioco). È alla sua seconda stagione alla guida del Napoli quando il presidente Ferlaino gli comunica di aver già trovato l’accordo con l’Ascoli di Costantino Rozzi per prendere Paolo Benetti, difensore di 27 anni reduce da un’ottima stagione nonostante la retrocessione. Ranieri si oppone: nessuna questione tecnica o tattica alla base. Piuttosto, familiare. “Devo dire no – spiegò Ranieri – perché io e Paolo siamo passati tutti e due per Catanzaro, e lì abbiamo sposato due sorelle. Siamo cognati, insomma, e non mi piacerebbe che qualcuno dei miei giocatori pensasse che mi sono voluto mettere un parente nello spogliatoio”. Non da tutti, nell’Italia scossa da Tangentopoli. E il povero Benetti? Resta all’Ascoli, appenderà gli scarpini nel 1999, poi Coverciano e una carriera da allenatore iniziata con le giovanili della Lazio. Fino a quando, 15 anni dopo quell’episodio, non si “ricongiunge” a Ranieri entrando a far parte del suo staff.

14 giugno 1992, Ranieri non vuole suo cognato al Napoli

13 giugno 1997: il “bidone” Andersson sbarca al Milan

C’è una legge non scritta al Milan, negli Anni Novanta: se esiste un attaccante capace di segnare alla difesa che vanta Maldini, Baresi, Costacurta, Tassotti e Galli, quell’attaccante merita di vestire la maglia rossonera. D’altra parte, meglio averlo come alleato che nemico. Papin (Olympique Marsiglia), Weah (Psg), Kluivert (Ajax), Dugarry (Bordeaux): prima segnano al Milan, poi lo abbracciano. Nell’ottobre del 1996 entra nel club anche Andreas Andersson, che con il suo Goteborg spaventa il Milan a San Siro, in Champions. I rossoneri vincono 4-2, gli autori di quei due gol – Blomqvist e Anderson – finiscono dritti sul taccuino di Galliani. Il secondo arriva un’estate dopo, sbarcando a Milano il 13 giugno 1997 per le visite mediche. Caschetto biondo, occhi azzurri, sembra uscito da una boy-band. Di sicuro, però, Fabio Capello non è tra i suoi più grandi estimatori. In campionato gli fa vedere dalla panchina le prime tre, regalandogli l’esordio nei sedicesimi di Coppa Italia contro la Reggiana. Andreas Andersson è un disastro, finisce 0-0. Al ritorno sta in panca (giocano Weah-Kluivert) e il Milan vince 2-0. Ancora peggio agli ottavi, contro la Sampdoria: di nuovo titolare, con lui in campo il Milan è sotto 0-2 a San Siro. All’intervallo, fuori AA e dentro Weah: finisce 3-2 per il Milan. A gennaio, inutile dirlo, è già tempo di fare le valigie.

13 giugno 1997: il “bidone” Andersson sbarca al Milan

12 giugno 2018: Lopetegui va al Real piangendo

Dopo tre Champions in tre anni, Zinedine Zidane si è dimesso: non è più l'allenatore del Real Madrid. Alla Casa Blanca non sono abituati a certi rifiuti, ma non c’è tempo da perdere e va trovato subito il successore. Florentino Perez spara altissimo e chiede ai suoi collaboratori: "Chi è il Ct della nazionale?". "Lopetegui, signore". "Bene, prendiamolo". L'annuncio a sorpresa sorprende persino lui, che però non può dire di no al grande Real, e firma. Ora: l'estate 2018 è anche quella dei Mondiali, che stanno per prendere il via, e Lopetegui non dubita minimamente del fatto di andarci da Ct della Spagna e iniziare a fare l'allenatore del Real Madrid al ritorno. Non la pensa così, però, la Federazione spagnola, che – rispondendo a un colpo di scena con un altro colpo di scena – lo esonera a due giorni dall’inizio dei Mondiali. "Non possiamo venire a sapere che Lopetegui è il nuovo allenatore del Real Madrid 5 minuti prima del comunicato ufficiale", dirà il numero uno della Federazione, Luis Rubiales, che non ha apprezzato le tempistiche del "ratto" di Lopetegui. Nella conferenza stampa di presentazione alla Casa Blanca, Lopetegui scoppia in lacrime: di commozione, per aver raggiunto la panchina del club più ambito, ma anche di rabbia per aver perso l’occasione di un Mondiale da Ct. Il destino poi si accanisce ulteriormente: al Real fa flop, e dopo 4 mesi Florentino l'ha già esonerato.

12 giugno 2018: Lopetegui va al Real piangendo

11 giugno 1995: la rivolta blocca Signori al Parma

“Ho venduto Signori al Parma per 25 miliardi”. Sono le 15.30 di un tranquillo venerdì di calciomercato quando il presidente della Lazio, Sergio Cragnotti, se ne esce con questa comunicazione. Nessun giro di parole, secco: come se avesse annunciato di aver ceduto il terzo portiere delle giovanili, con tutto il rispetto per i terzi portieri e per le giovanili. Peccato che Beppe Signori, Beppe-gol, non sia un signore qualunque, a Roma. Per il popolo biancoceleste è il bomber della squadra, l’attaccante da 76 reti in 105 partite disputate nelle tre stagioni alla Lazio (due chiuse da capocannoniere della Serie A), uomo-simbolo e speranza di migliorare il terzo posto appena ottenuto dietro alla Juve e proprio al Parma. Social e smartphone devono ancora arrivare, ma a Roma le voci corrono, e i tifosi pure. Quelli biancocelesti corrono sotto la sede della Cragnotti & Partners e danno vita a una rivolta popolare contro un affare di calciomercato. Lanciano monetine e pomodori (Cragnotti era a capo della Cirio), si fanno inquadrare dalle telecamere mentre distruggono confezioni di latte Parmalat (l’azienda di Tanzi). Un finimondo. Tanto che Cragnotti deve fare marcia indietro e alle 18.20 manda Zoff ad annunciare: “Signori resta alla Lazio”. Tanzi conferma poco dopo: “Non lo voglio più. È insorta la piazza e io devo vendere i miei prodotti”. Addirittura Cragnotti, deluso, mette in vendita la Lazio. Per il ricchissimo e ambizioso Parma sarà uno dei tre grandi “no” incassati in un’estate: Roberto Baggio, Batistuta, Beppe Signori. Prenderà Stoichkov, con magistrale uscita del dg Pastorello dopo la firma: “Era il nostro primo obiettivo”. A saperlo prima, ci si evitava tanto rumore per nulla.

11 giugno 1995: la rivolta blocca Signori al Parma

10 giugno 2004: Totti spaventa la Roma: “Mai dire mai”

“Mai dire mai”. Bastano tre piccole parole per far tremare Roma, in un caldo pomeriggio di giugno. Sono sufficienti se a pronunciarle è Francesco Totti, anche se si trova a Lisbona. L’Italia del Trap sta preparando l’Europeo, quello del biscotto svedese, di Totti con le treccine squalificato per lo sputo al danese Poulsen “dopo revisione al video” (fornito dalla tv danese) quando ancora il Var non sapevamo cosa fosse. Che il capitano della Roma arrivi all’appuntamento poco sereno lo si intuisce anche da certe dichiarazioni che gli “scappano”, come quella del 10 giugno: sono giorni in cui il Milan lo corteggia, e lui non chiude del tutto la porta come i tifosi giallorossi si aspetterebbero. Anzi. “Io al Milan? Mai dire mai”. Apriti cielo. E poi aggiunge: “Sensi mi ha promesso tante cose: se non comprerà quei 5 o 6 giocatori che ho chiesto, mi sentirò libero”. La “lista” comprenderebbe Gilardino del Parma (che resterà a Parma un altro anno; poi Milan), Matteo Ferrari del Parma (preso), Simone Perrotta del Chievo (preso) e Philippe Mexes dell’Auxerre (preso). Alla fine Totti resta, anche perché Sensi sul gong ci aggiunge pure l’egiziano Mido, come “ripiego” dopo essere stato a un passo da Zlatan Ibrahimovic. Da “mai dire mai” a “mai dire Mido”.

10 giugno 2004: Totti spaventa la Roma: “Mai dire mai”

9 giugno 2022, una spalla blocca Carnesecchi alla Lazio

Aveva risposto alla convocazione della Nazionale Under 21 con l’agente che lo teneva aggiornato sul suo futuro. Un futuro quasi scritto. La prospettiva concreta era quella di andare in Nazionale da portiere della Cremonese e di fare ritorno da nuovo portiere della Lazio. Sarri lo apprezza, Igli Tare lo sta trattando con l’Atalanta, proprietaria del cartellino che però l’ha girato in B ai grigiorossi, con i quali ha da poco conquistato la promozione in A. La Lazio offre 10, l’Atalanta vuole 15, l’impressione è che a metà strada ci si incontrerà. È una bella estate per Marco Carnesecchi. Poi, in Nazionale, un infortunio alla spalla rovina tutto. Occorre operare, si parla di 3-4 mesi di stop. E con lui si stoppa anche la trattativa. Le chiamano sliding doors. La Lazio vira su Provedel, Carnesecchi resta in prestito alla Cremonese, con cui esordisce in A ma retrocede a fine stagione (penultimo posto e 47 gol incassati in 27 partite). Un’estate dopo, però, l’Atalanta si accorge di lui e se lo tiene stretto; oggi è nel giro della Nazionale maggiore. A proposito di sliding doors (e di portieri): com’è quella della porta e del portone?

9 giugno 2022, una spalla blocca Carnesecchi alla Lazio

8 giugno 1995: Roberto Carlos è del Parma (ma poi Stoichkov…)

Quel giorno la notizia meritava giusto un trafiletto sui quotidiani, nella sezione dedicata al mercato. Anche perché la maggior parte dei tifosi avrebbe risposto: “Ma Roberto Carlos chi? Il cantante?”. Sarebbe servito un Michael “Marty” J Fox su Delorean per convincerli che quel terzino brasiliano che non riusciva a contenere le cosce nei pantaloncini sarebbe diventato di lì a poco il migliore del mondo nel suo ruolo, contribuendo a cambiarlo. Poi però Marty avrebbe tirato fuori anche una strana tavoletta chiamata smartphone mostrando il video di una punizione che gira come fosse telecomandata, e allora avrebbero pensato a uno scherzo. Va bene tutto, ma la fisica ha ancora le sue leggi. Ad ogni modo, l’8 giugno del 1995 l’allenatore del Parma, Nevio Scala, ammette che il brasiliano del Palmeiras è in arrivo: “È fortissimo e ce lo terremo stretto”. Essere del Palmeiras, in quegli anni, significa essere della Parmalat, e quindi di Tanzi, come conferma il dg Pastorello. Poi però succede che Massimo Moratti se ne innamora e incontrando Pastorello in un ristorante gli ricorda come l’Inter si sia fatta da parte, evitando un braccio di ferro, quando il Parma voleva arrivare a Stoichkov, bulgaro Pallone d’oro del Barcellona. Come si fa nelle aste del fantacalcio tra amici: “Dai, io prima ti ho lasciato quello che volevi…”.

8 giugno 1995: Roberto Carlos è del Parma (ma poi Stoichkov…)

7 giugno 1992: l’Inter su Allegri!

Clamoroso! L’Inter su Massimiliano Allegri! La notizia rimbalza quando si viene a sapere che il presidente nerazzurro in persona si è scomodato per andarlo a visionare. Non mentre si agita a bordocampo togliendosi la giacca, bensì mentre a centrocampo dirige, smista, crea. Max Allegri, 25 anni da compiere, è il gioiello del Pescara di Galeone e nel campionato 1991/92 ha incantato in Serie B, raggiungendo la promozione. L’Inter gli ha messo gli occhi addosso, il presidente Pellegrini va a vederlo di persona in un Taranto-Pescara (2-1). Nel frattempo, il Pescara si interessa a tale Wim Jonk, olandese dell’Ajax: nella finale di Coppa Uefa giocata a maggio contro il Torino ha anche segnato. E invece, guarda un po’ gli scherzi del mercato, Allegri resterà al Pescara (dove giocherà la sua miglior stagione in A) mentre Jonk finirà all’Inter, un anno dopo. Rivincendo la Uefa, con un altro gol segnato in finale.

7 giugno 1992: l’Inter su Allegri!

6 giugno 1996: Cerezo all’Atletico Mineiro per un pugno di dollari

Tornare a giocare nel club in cui sei cresciuto, e farlo praticamente gratis. Protagonista il mitico Toninho Cerezo che, al termine di una carriera super con Roma, Sampdoria e San Paolo, e con una bacheca personale traboccante di trofei, a 41 anni decide di dare una mano al suo caro Atletico Mineiro. Ingaggio di 112 dollari al mese, all’epoca circa 170mila lire, stipendio “pro forma” giusto per risultare in regola con lo statuto dei lavoratori. Perché lui l’avrebbe fatto anche gratis. Firma e dice: “I soldi che ho guadagnato in passato mi bastano per vivere bene”.

6 giugno 1996: Cerezo all’Atletico Mineiro per un pugno di dollari

5 giugno 2024: Antonio Conte al Napoli, primo passo verso lo scudetto

Ecco il giorno esatto in cui il Napoli inizia a vincere il suo ultimo scudetto: è il giorno in cui Antonio Conte appone la firma su un contratto triennale da 6,5 milioni all’anno. “Antonio è un top coach, un leader”, le parole con cui lo accoglie un entusiasta De Laurentiis, che avrà pure mille difetti, ma quando si tratta di scegliere gli allenatori raramente sbaglia, puntando sempre al massimo. ADL parla di “rifondazione” (dopo una stagione post-scudetto da incubo) e aggiunge: “Oggi si apre un nuovo importante capitolo della storia del Napoli”. Rileggendola a posteriori, aveva ragione lui: è il "capitolo scudetto". Conte invece nella sua prima frase da allenatore del Napoli inserisce già la parola “impegno”. Poi inizia a lavorare. Per portare Lukaku (rinunciando tranquillamente a Osimhen), per avere Buongiorno, per trattenere Di Lorenzo che sogna la Juve. Come fa un leader.

5 giugno 2024: Antonio Conte al Napoli, primo passo verso lo scudetto

4 giugno 2024: Sergio Conceiçao lascia il Porto (ma dirà tutto)

Tutta colpa delle elezioni. Il 25 aprile 2024 Sergio Conceiçao, al settimo anno sulla panchina del Porto, firma il prolungamento del contratto per altri 4 anni. Lo firma con il presidente Pinto da Costa e Conceiçao non ha motivo di credere che in realtà i suoi giorni al Porto stiano per terminare. E invece… Il 28 aprile 2024, tre giorni dopo, Pinto da Costa perde le elezioni, sconfitto da André Villas-Boas, e per Conceiçao inizia il countdown. Sì, perché Villas-Boas vorrebbe come allenatore Vitor Bruno, che altri non è che uno degli assistenti di Conceiçao, e la cosa non può certo far piacere al povero Sergio. Sfiduciato dal nuovo presidente e “tradito” dall’amico, il 4 giugno Conceiçao decide di togliere il disturbo risolvendo il contratto quadriennale firmato poco più di un mese prima. “Presto dirò tutta la verità dei fatti”, annuncia sbattendo la porta. La stessa frase (“A fine stagione dirò tutto”) pronunciata praticamente un anno dopo (è il 27 aprile 2025), da allenatore del Milan, mentre il countdown è già partito.

4 giugno 2024: Sergio Conceiçao lascia il Porto (ma dirà tutto)

3 giugno 2008: Mourinho si presenta in dialetto

I giornalisti presenti quel giorno ad Appiano sapevano che si trattava di un giorno importante, ma non avrebbero mai immaginato di vivere un momento “storico”. Quello in cui José Mourinho riscrive le regole della comunicazione, dando un assaggino (e che assaggino!) di ciò che sarà ogni volta che si troverà davanti a un microfono. Già il fatto che lo Special One (in Italia da poche settimane) risponda e parli in un perfetto italiano stupisce la maggior parte dei presenti. Ma non si è Special mica per caso. "L'ho imparato presto perché sono molto intelligente…”, spiega lui. Poi il momento magico. Gli chiedono se porterà Lampard all’Inter, lui svicola. Ci riprova poco dopo un altro giornalista dall’accento inglese: "Pensa che Lampard potrebbe trovarsi in difficoltà in Serie A?". Mou: "Perché mi chiedi di un giocatore del Chelsea?". "È un modo furbo di rifare la domanda del mio collega", replica l’altro. José fa una pausa scenica, trattiene il sorriso quasi non capacitandosi della bellezza di quell’assist, e poi la mette in gol: “Sì.. Sì, sì, sì... Ma io non sono pirla...". Applausi. Sipario.

3 giugno 2008: Mourinho si presenta in dialetto

2 giugno 2011: Pioli allenatore del Palermo per un’estate

Una delle “follie” del presidente Zamparini. Che se ne è inventate di curiose e ne ha esonerati di allenatori, ma così… Stefano Pioli diventa l’allenatore del Palermo il 2 giugno e viene cacciato il 31 agosto, a campionato non ancora iniziato. In pratica resta alla guida (non si può nemmeno parlare di “panchina”) per la preparazione estiva, incappa in un preliminare di Europa League perso senza mai perdere (2-2 a Palermo col Thun e 1-1 al ritorno) e lo paga carissimo. Ma Zamparini sa anche riconoscere i propri errori, e mesi dopo – con il suo Palermo che affonda e Pioli che nel frattempo ha preso il Bologna e lo sta facendo volare – ammetterà: “Mi sto mangiando un testicolo. Il secondo; il primo me lo sono già mangiato”.

2 giugno 2011: Pioli allenatore del Palermo per un’estate

1° giugno 1998: Bierhoff al Milan seguendo Zac

Storie di allenatori che si portano dietro i propri pupilli. E poi magari vincono anche lo scudetto. Nell’estate del 1998 Silvio Berlusconi affida la panchina del suo Milan ad Alberto Zaccheroni, capace di portare l’Udinese al terzo posto nella stagione precedente. Anche grazie ai gol di quel tedesco dal volto gentile: fronte alta e stacco imperioso ne fanno una sentenza, in area di rigore, sui palloni alti. E da capocannoniere della Serie A (27 gol in 32 partite), “Oliviero bomber vero” Bierhoff si presenta al Milan, seguendo Zac che sa come mandarlo in gol. Ne farà 19 (14 di testa) alla sua prima stagione in rossonero, festeggiando uno scudetto inaspettato. Curiosamente, quasi 10 anni prima l’aveva portato in Italia l’Inter: preso e girato subito all’Ascoli, dei nerazzurri non vestirà mai la maglia. Nemmeno in una presentazione.

1° giugno 1998: Bierhoff al Milan seguendo Zac