Calciomercato, Genk-Bank: una miniera d'oro da Milinkovic-Savic a Koulibaly

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Luca Cassia

Milinkovic-Savic e Courtois, De Bruyne e Koulibaly: non mancano i prospetti emersi in Belgio al Genk (Foto Getty)
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Dominanti in Serie A per fisico e qualità, Milinkovic-Savic e Koulibaly condividono gli inizi in Belgio al Genk. Una delle migliori realtà in Europa per la formazione dei giovani: Courtois e De Bruyne, Bailey e Ndidi fino a Benteke si sono affermati proprio nelle Fiandre. E le loro cessioni hanno riempito le casse del club

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È nel cuore delle Fiandre che si allevano i campioni del futuro, un patrimonio per il calcio europeo. Città di 65.000 abitanti dalla forte rappresentanza italiana, Genk difende una limpida identità sportiva giustificata da un impianto da oltre 24.000 posti, la Luminus Arena. Non potrebbe essere diversamente nel movimento calcistico belga rifondato dal 2000 attraverso l’attenta pianificazione delle accademie giovanili tradotte in moderne realtà: Anderlecht e Bruges, Standard Liegi e appunto Genk a dispetto dei 30 anni d’esistenza. Qui hanno trovato la ribalta due protagonisti della nostra Serie A, Sergej Milinkovic-Savic e Kalidou Koulibaly, prelevati a prezzi low cost prima di riempire le casse del club attraverso ricche plusvalenze. Tradizionalmente una prassi per la miniera d’oro fiamminga, votata allo sviluppo e alla valorizzazione dei talenti per filosofia e sostenibilità come spiegato da Roland Breugelmans, direttore del vivaio da vent’anni. Un potenziale sfruttato fino in fondo, d’altronde è sufficiente ripercorrere le ultime onerose cessioni archiviate dal Genk dagli affari redditizi.

Titani in Serie A

Acquistato a 19 anni per un prezzo vicino a 1 milione di euro, Milinkovic-Savic si afferma in Serbia al Vojvodina ma è dal Genk che spicca il salto verso la vetrina internazionale. Bastano 24 partite e 5 gol per consacrarne il valore da centrocampista totale per strapotere fisico e tecnico: l’estate del 2015 recita prima il clamoroso 'no' alla Fiorentina tra le lacrime, poi l’intesa con la Lazio al prezzo di 10 milioni di euro. Una cifra lievitata lo scorso settembre quando, rispettata la clausola che prevedeva il 50% della futura vendita da destinare ai belgi, i biancocelesti hanno versato ulteriori 9 milioni al club di provenienza gongolando per l’assegno che verrà. Nient’altro che una "liquidazione" per un pezzo da 90, anzi, forse di più: il CIES e Transfermarkt stimano Sergej tra i 55 e i 58 milioni di euro, Lotito ha già respinto offerte inferiori ai 70. Insomma, la sensazione è che l’asta sia destinata a raggiungere la tripla cifra.

Binari paralleli tra il 22enne serbo e Kalidou Koulibaly, svezzato dal Metz e approdato poco più che ventenne nelle Fiandre alla stessa cifra (1 milione). Se l’apprendistato di Milinkovic-Savic durò una sola stagione, il difensore senegalese maturò un biennio ad alti livelli collezionando 92 partite e 3 reti, una Coppa belga e i primi gettoni in Europa. Lo pedinano Manchester United e Monaco ma a spuntarla è il Napoli mettendo sul piatto una cifra vicina agli 8 milioni di euro. Era l’annata 2014/15, l’ultima con Rafa Benítez in panchina: complice l’avvento di Sarri e la familiarità con il calcio italiano, la parabola di Koulibaly non conosce sosta e lo premia come un centrale difensivo di spessore internazionale. Nel pieno della maturità e dalle qualità indiscusse, oggi non costa meno di 40 milioni. Chi ha fatto il colpo?

Talenti in casa

I due giganti della Serie A rappresentano felici intuizioni sul mercato ma non prodotti del vivaio del Genk, settore giovanile nonché fiore all’occhiello della società. Tra le cessioni targate 2017 è invece il caso di un altro prospetto destinato in Italia, Timothy Castagne, emerso dall’academy e venduto in estate all’Atalanta per 6 milioni di euro. A Bergamo il titolare è Hateboer, tuttavia il terzino belga sta prendendo confidenza con le consegne di Gasperini. Addirittura strabiliante la finestra invernale da 42.5 milioni di introiti, tesoretto dettato in primis dagli addii dei talentuosi Kebano (Fulham) e Kabasele (Watford) per una cifra complessiva di 11 milioni, entrate nemmeno paragonabili alle altre operazioni. Sulle orme di Kanté il Leicester blinda il mediano Wilfred Ndidi, 21 anni e 17.6 milioni concessi, lui che arrivò due anni prima dai nigeriani del Nath Boys per 180.000 euro. Una plusvalenza superiore all’enfant prodige Leon Bailey, giamaicano classe 1997, esterno mancino da 15 gol e 21 assist in una stagione e mezza. L’asta internazionale premia il Bayer Leverkusen che investe 13.5 milioni di euro e accoglie l’ennesimo guizzo dello scouting belga.

Non è un caso che l'esodo dei talenti frenò la corsa del Genk in Europa League ai quarti di finale, traguardo positivo per un club che ha sempre monetizzato le cessioni accompagnate dai trionfi societari. La stagione 2012/13 regala la 4^ Coppa belga, successo al quale nemmeno contribuisce Christian Benteke strappato sul gong di mercato: il 31 agosto 2012 l’Aston Villa scommette sul centravanti di origine congolese reduce da una stagione da 16 gol e da 4 reti in estate. Costo dell’operazione pari a 9 milioni di euro per un 21enne cresciuto senza esborsi dal vivaio. Qui si formarono altri due campioncini mai affacciati alla prima squadra: trattasi di Yannick Ferreira Carrasco e Divock Origi, entrambi ceduti nel 2010 rispettivamente al Monaco e al Lille. Due attaccanti diversi per repertorio e caratteristiche, coppia che tuttavia accumula 44 caps e 8 reti nella Nazionale belga nonché oltre 50 milioni di euro sommando il prezzo dei rispettivi cartellini.

Un altro tandem valorizzato nell’academy ha invece fatto le fortune del Genk tra il 2011 e il 2012, altro non fosse che i talenti in questione brillano come non mai in Premier League. Il gigantesco Thibaut Courtois iniziò da terzino e maturò l’intera trafila nel settore giovanile biancoblù fino a contribuire all’ultimo scudetto del club. Si fionda il Chelsea che versa 9 milioni di euro, lo parcheggia per tre anni all’Atletico Madrid prima di affidargli dal 2014 la porta londinese. A 25 anni ha già collezionato 9 titoli e figura come uno dei migliori portieri su scala mondiale. Il trionfo in patria del 2011 celebrò un altro gioiellino prodotto in casa come Kevin De Bruyne, 7 anni complessivi al Genk con oltre 100 presenze in prima squadra tra gol (17) e assist (36). L’affare lo fa ancora il Chelsea, ma solo a metà: acquistato per 8 milioni di euro e prestato al Werder Brema, il "tuttocampista" belga non fa breccia nelle grazie di Mourinho e chiede la cessione al Wolfsburg. Oggi è un punto fermo del Manchester City di Guardiola, strabilia per una classe dai pochi eguali e la sua stima supera i 100 milioni di euro. Insomma, l’ennesima pepita d’oro made in Genk.

Nuovi gioielli

Calcolatrice alla mano, tutte le precedenti entrate nelle casse del Genk raggiungono quota 100 milioni di euro ovvero una cifra coerente al valore dello straripante Milinkovic-Savic. Plusvalenze incredibili per un club di assoluta avanguardia dagli introiti destinati alle strutture, all’attività di scouting e al vivaio sempre più prestigioso. Un progetto vincente e un business improntato sul talento da regalare al grande calcio a partire dai più piccoli, scelta vincente per costi e formazione. Naturalmente il presente pone l’accento su altri gioielli destinati all’estero: è il caso di Omar Colley, 25enne difensore gambiano vicino alla Sampdoria nella finestra estiva di mercato, così come del jolly offensivo Siebe Schrijvers. Classe 1996, trequartista o seconda punta, segue le orme di Hazard e costituisce l’ennesima promessa del calcio belga. Il nome più stuzzicante è tuttavia quello del norvegese Sander Berge, 19 anni e 196 centimetri di potenza: inevitabile il paragone con il laziale Sergej, centrocampista moderno che abbina qualità e fisicità. Segnatevi il suo nome, solo l’ultimo della ricca produzione fiamminga.