Introduzione
Luka Modric sarà l'undicesimo croato nella storia del Milan. Il primo? Zorro Boban, classe made in Croazia. Tra big e qualche meteora: il gigante Smoje espulso all'esordio e Kalinic, comprato nell'estate delle "cose formali" del duo Fassone-Mirabelli, ma autore di soli sei gol, sette contando anche l'autorete con la Juve in finale di Coppa Italia. Brncic, inserito nell'affare che portò Pirlo dall'Inter al Milan e ancora… L'uomo del rigore decisivo nella Supercoppa del 2016 e un talentino diventato fuoriclasse solo su Football Manager
Quello che devi sapere
Il primo: Zorro Boban
Il filo rosso che lega alfa e omega dei croati rossoneri è fin troppo evidente: per classe, tecnica e qualità del giocatore, e ovviamente per la stessa alma mater, quella Dinamo Zagabria da cui entrambi hanno mosso i primi passi e di cui, oggi, Boban è presidente. Arriva al Milan nel 1991 e vola un anno in prestito a Bari, gioca sei mesi, poi un'epatite A per colpa di un crudo di pesce lo manda ko. In rossonero per quasi dieci anni da calciatore: una Champions, quattro scudetti, nove trofei. Ritorna anche da dirigente.

Il gigante Dario Smoje
192 centimetri di altezza, con lo sport nel dna (papà cestista e mamma giocatrice di pallamano) e tante difficoltà nel Milan targato Capello bis nel 1997/98 che chiuderà decimo in campionato. Un po' come Boban arriva diretto dalla Croazia: Rijeka, città di Fiume, che ricollega il filo con gli italiani e D'Annunzio. Nel suo caso senza prestito intermedio che, forse, avrebbe fatto bene. Derby di mercato vinto con la Juve, esordisce col Milan in Coppa Italia e viene espulso. Preso anche per rifondare un reparto che l'anno prima aveva registrato due addii abbastanza pesanti: tali Tassotti e Franco Baresi. Uno anno e va al Monza, poi alla Ternana.

Brncic, nell'affare con l'Inter per… Andrea Pirlo
Se Smoje di partite ne gioca appena nove, meno ne colleziona tale Drazen Brncic, nome noto ai pochi che già masticavano calcio a inizio anni Duemila. Centrocampista: arriva dal Monza ma non riesce a imporsi, finisce anche in prestito al Vicenza e poi viene inserito nell'affare che porta Andrea Pirlo al Milan; parola di Massimo Moratti in una recente intervista: il suo più grande rimpianto da presidente dell'Inter. Ovviamente, Pirlo passa al Milan per 35 miliardi di lire e non come scambio alla pari con Brncic, semplicemente inserito nella trattativa. Il croato, tra l'altro, non è nei piani di Cuper e in nerazzurro giocherà zero minuti.

L'altro ex Inter Dario Simic
A proposito di scambi lungo il Naviglio. Anche lui parte dalla Dinamo Zagabria e poi arriva a Milano, ma sulla sponda nerazzurra della città, senza riuscire a inserire trofei in un palmares già ricchissimo (5 campionati e 4 coppe croate dal 1993 al 1999). Al Milan nel 2002 diventa subito titolare nella stagione che porta fino alla conquista della Champions League, anche se la doppia semifinale con l'Inter e la finalissima con la Juve la salta cedendo il posto all'esperienza di Billy Costacurta. Ubi maior… Terzino destro, scende di gettoni dal 2003/04 quando su quella stessa fascia arriva tale Cafu. Col Milan vince anche la Champions del 2007. Secondo croato per presenze in rossonero alle spalle del solo Boban.

Mario Pasalic e un rigore che vale una (super)coppa
Nel mondo del web e dei social viene chiamata banter era. Ecco, è quella di Mario Pasalic al Milan. La parola inglese banter, letteralmente, significa 'sfottò', e il termine - l'era degli sfottò insomma - serve a racchiudere gli anni più bui di una squadra; un po' come lo era stato quel Milan della metà degli anni Duemilaedieci. Eppure Pasalic è nella storia del club rossonero: intanto perché è quasi sempre uno dei migliori in una stagione (quella 2016/17) da sesto posto pur senza giocare le coppe, e poi perché segna lui il rigore decisivo nell'unico trofeo della storia del club nel periodo 2011-2022. Lo fa nella finale di Supercoppa italiana a Doha contro la Juventus.

Kalinic nell'estate delle cose formali
Pasalic saluta nel 2017: il prestito a Chelsea è scaduto e la nuova coppia mercato Fassone-Mirabelli punta su altri nomi. Undici, per la precisione, praticamente una formazione: arrivano Bonucci, Calhanoglu, Biglia, Ricardo Rodriguez, Conti, Borini, Musacchio, Kessié, André Silva, Donnarumma (ma il fratello Antonio, anche se il rinnovo di Gigio è praticamente un colpo in entrata) e proprio Kalinic. È l'estate del "passare alle cose formali", autentico mantra ripetuto ad ogni presentazione da Fassone. La storia del bomber Kalinic - che aveva esordito nel calcio italiano proprio contro il Milan e facendo un partitone con la Fiorentina - non è a lieto fine: 41 presenze, solo sei gol. Il settimo lo fa nel capolinea della stagione, ma nella porta sbagliata, nella finale di Coppa Italia stravinta 4-0 dalla Juve.

Ivan Strinic, mister 0 presenze
Arrivato al Milan nel 2018 dalla Sampdoria, il terzino sinistro croato ex Napoli non incide, anzi: con i rossoneri non colleziona nessuna presenza né in Serie A né in Supercoppa o in Coppa Italia. E infatti, dopo poco più di un anno, le strade tra il giocatore e il Milan si divideranno, per quella che di fatto rappresenta l'ultima avventura intrapresa in carriera.

Halilovic, fuoriclasse solo su Football Manager
Chi ha amato e speso ore e ore sui più famosi videogiochi calcistici - da Football Manager fino a Fifa - conosceva già molto bene il nome di Alen Halilovic: Dinamo Zagabria (pure lui), poi preso addirittura dalle giovanili del Barcellona. Gli scout e i database di quei videogame profetizzavano per lui un futuro da Pallone d'Oro: storia diversa nella realtà. Arriva al Milan dopo aver giocato in Sporting Gijon, Amburgo e Las Palmas. In rossonero appena tre partite, poi Belgio, Olanda e la B inglese. Oggi gioca nel Fortuna Sittard.

Ante Rebic, il jolly di Pioli
Cioè uno dei giocatori chiave della rinascita del Milan. Non è uno dei titolarissimi dello scudetto del 2022, ma ci mette la firma sulle due stagioni precedenti (anzi, una e mezzo) dove il Milan di Pioli si rilancia post Covid inanellando risultati, una lotta scudetto (persa con l'Inter) e il ritorno in Champions alla fine del campionato 2021. 12+11 i suoi gol in quelle stagioni. Saluta nel 2023 per il Besiktas.

Mandzukic, i ko e la rinuncia allo stipendio
Arriva nel gennaio del 2021, da svincolato, per provare a dare uno sprint in più al Milan nella lotta scudetto contro l'Inter: gioca poco, si fa male per tutto marzo e rinuncia allo stipendio. Alla fine non segna neanche una volta.

