Il Milan ai milanisti: cosa significa il ritorno di Paolo Maldini in rossonero
CalciomercatoPrima Leonardo e ora Maldini, di ritorno dopo quasi dieci anni nella sua casa. La nuova mossa di Elliott conferma di voler riportare in vita il vecchio slogan di Berlusconi e Galliani, dopo "il Milan agli interisti" della cordata cinese
MALDINI-MILAN, LA CONFERENZA STAMPA
Parole d’ordine: mentalità e appartenenza. E chi meglio di Paolo Maldini può riportare in alto il Milan? Oltre novecento partite, venticinque stagioni, due colori e una sola maglia. Quella del grande amore che oggi è anche il grande ritorno. Dopo Leonardo, già decisivo nel convincerlo così come sul mercato, ecco il capitano di tante battaglie, di tutte quelle recenti e ancora gloriose. Ventisei trofei in rossonero, uno in più delle stagioni giocate. E dal suo addio appena tre titoli in dieci anni per un club orfano di soddisfazioni che ora vuole ripartire per davvero, dopo la falsa partenza cinese a cui Paolo aveva detto di no. Ora col numero 3 in società e sempre con lo storico 8 in panchina, altro ex Milan, Gennaro Gattuso, già voluto da una cordata cinese che aveva in realtà puntato subito su Vincenzo Montella, e contestualmente stravolto quello slogan tanto caro a Silvio Berlusconi e ad Adriano Galliani. Il Milan agli interisti? Sì, o meglio: quasi. Perché Fassone e Mirabelli lo sono stati. Due figure che, come ovvio e giusto, hanno svolto il proprio lavoro con serietà e professionalità. Ma, come è altrettanto ovvio, hanno A) un passato interista; B) fallito gli obiettivi sportivi dell’ultima stagione. Semplici fatti, nulla di più. Gli stessi che portarono a reazioni decisamente poco positive in tempi non sospetti. Demetrio Albertini nel novembre del 2016 (a inizio nuovo Milan) postò sui social una foto con la scritta “Io non sono interista”, colorata di rossonero. Maldini stesso fu ancora più duro: "È un dovere per chi arriva da un Paese straniero vedere la storia della società che acquista". Detto fatto, ora per davvero. Elliott sta riportando le sue bandiere a casa. Maldini per la prima volta dopo che neanche con lo storico duo Berlusconi-Galliani c’era stato un ritorno. E il Milan finalmente (di nuovo) torna ai milanisti, come è sempre stato.
Certi amori non finiscono
"Questione di cuore e questione di famiglia". Che a leggerla così è solo una versione più poetica di quella mentalità e appartenenza che Maldini riporta in rossonero. Berlusconi lo aveva sempre detto, e Galliani sempre a farne da eco: lo slogan è "il Milan ai milanisti". Punto. "Regola aurea" - disse una volta lo stesso Galliani parlando di allenatori. E non solo. Perché la società che portò il Milan sul tetto del mondo (tre volte) ha sempre pescato dal mazzo migliore, quello conosciuto e quello di casa. Da Fabio Capello (ex rossonero 1976-1980) per il dopo Sacchi, ma soprattutto riportando al Milan gli ex giocatori del proprio Milan, quello iniziato il 24 marzo 1986 e da 29 trofei vinti in 31 anni. L’esempio più lampante di tutti porta il nome di Carlo Ancelotti, l’uomo delle vittorie degli anni Duemila. Ma anche lo stesso Leonardo nel suo doppio ruolo (prima dirigente e poi allenatore). O i vari e recenti Seedorf, Inzaghi e Brocchi. Un legame viscerale coi colori e anche qualche forzatura, come quando nell’estate del 2010 Galliani disse sorridendo che "Anche Allegri è uno di noi, ha fatto una tournée nel Milan". Solo amichevoli, negli Usa e nel 1994. Ma tanto bastava per sentirlo come "di famiglia". Tanto quanto altre figure dirigenziali come Alberico Evani (eroe dell’Intercontinentale vinta nel 1989 contro il Nacional Medellín di Higuita) o tecniche come Tassotti (eterno secondo in panchina, e non solo di Ancelotti), Cesare Maldini come allenatore, Filippo Galli (nella Primavera tra il 2006 e il 2008). Valerio Fiori, già in passato preparatore dei portieri tra 2008 e 2016 e ora di ritorno dalla prossima stagione. Così come William Vecchi fino al 2010 (l’uomo che fece risorgere Dida dalla papera di Leeds alla finale di Manchester), Stroppa e Nava sempre nei settori giovanili. Fino agli attuali Serginho (osservatore) e Franco Baresi, ambasciatore del club così come Daniele Massaro. Sei in tutto in società, compresi ovviamente Gattuso, Leonardo e Paolo Maldini. L’uomo nuovo ma anche l’uomo storico. La leggenda che cammina, e che finalmente torna a casa. Perché anche questo nuovo Milan sta tornando dei milanisti.