I rossoneri studiano il grande colpo dall'Atletico Madrid. Classe 1995, l'ala e trequartista argentino fa del temperamento e del dribbling i suoi punti di forza. Ma il motore che lo trascina è la famiglia, dopo le morti del padre, di due fratelli e il tumore superato nel 2014
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"Il calcio gli ha salvato la vita". Questo modo di dire rappresenta perfettamente la carriera di Angel Correa, nuovo obiettivo del Milan di Marco Giampaolo. Calciatore poliedrico, ha una valutazione altissima per l’Atletico Madrid – circa 55 milioni di euro, cifra che i rossoneri sperano di finanziare con la doppia cessione di Cutrone e André Silva, entrambi diretti verso l’estero. Da cinque stagioni nella capitale spagnola, è un fedelissimo del Cholo Simeone, rimasto impressionato dalle sue qualità fin da piccolo e a cui, in questo lungo percorso tra le fila dei Colchoneros, non ha praticamente mai rinunciato, sebbene forse sia mancato il definitivo salto di qualità per consacrarlo come un crack nel suo ruolo. Sono 188 le sue presenze con l’Atletico, di cui 49 nell'ultima stagione, sintomo che la fiducia nei suoi confronti c'è sempre stata. Impiegato nel corso della carriera in tutti i ruoli possibili dalla trequarti in poi, da un lato all’altro del campo, Correa fa della forza fisica e della rapidità i suoi punti di forza. Prevalentemente ala destra, possiede un temperamento e una cattiveria agonistica che sopperiscono al fisico brevilineo (174 cm), qualità che lo hanno contraddistinto fin dalla più tenera età e che ha sviluppato ulteriormente sotto la guida dell’allenatore ex Catania e alla torcida dei tifosi Colchoneros. Resistente e battagliero, si è sempre distinto in particolare per la sua bravura nel dribbling – spesso letale nel breve, inarrestabile quando in giornata –, mentre non ha un grande feeling con la porta. Nell’ultima Liga ha messo a segno solo 3 gol (oltre a 2 centri in Coppa del Re), a cui vanno aggiunti 4 assist in tutte le competizioni. Uno di questi è arrivato nel 4-2 rifilato ai cugini del Real nella Supercoppa Europea. Quest’ultima rappresenta l’ultimo trofeo messo in bacheca con un club, dopo la vittoria dell’Europa League e il successo, tra le fila del San Lorenzo, della Copa Libertadores (nonostante l’assenza nelle battute finali della competizione). Nel nuovo 4-3-1-2 con cui probabilmente scenderà in campo il Milan nella prossima stagione, l’argentino andrebbe a ricoprire il ruolo di trequartista alle spalle dei due attaccanti o di seconda punta al fianco di Piatek.
Dai lutti in famiglia al tumore del 2014: quanti ostacoli superati
Dire che il pallone gli ha cambiato l’esistenza non è banale. Classe 1995, Correa è nato a Rosario, città natale di altre stelle del calcio come Messi e Di Maria, e prima del suo trasferimento in Europa ha vestito un’unica maglia, quella del San Lorenzo (squadra per la quale fa il tifo Papa Francesco, che lo ha anche cresimato). Cresciuto a Las Flores, uno dei quartieri più malfamati della città, ha sviluppato la sua passione per il calcio sulla strada e si è poi unito al club argentino all’età di 8 anni. Con gli stessi colori ha affinato il suo talento, ma la vita lo ha messo di fronte subito a grandi responsabilità: a 10 anni è rimasto orfano di padre e, due anni dopo, ha perso anche un fratello. Correa ha dovuto, dunque, caricarsi sulle spalle il peso economico e non solo della famiglia, onere che lo stesso giocatore non ha mai fatto pesare ai suoi parenti. "Sapevo che il calcio era la mia strada e dovevo mantenere la mia famiglia. Ho lavorato duramente e occuparmi di loro non è mai stato un problema". Appena 18enne, l’argentino è stato lanciato in prima squadra da Juan Antonio Pizzi e, in poco tempo, ha attirato le attenzioni dei tifosi sudamericani. Su di lui ha messo gli occhi anche Simeone che, fresco della vittoria della Liga, ha deciso di portarlo all’Atletico nell’estate del 2014 dopo che il giocatore ha conquistato casa anche il Campionato Sudamericano U20 con l’Argentina e raccolto i primi gettoni con la Nazionale maggiore. I Colchoneros hanno versato 7.5 milioni, ma la strada si è rivelata tutta in salita.
Durante le visite mediche, infatti, gli è stato diagnosticato un tumore in un ventricolo del cuore. Una notizia choc che ha messo Correa di fronte a un altro grande ostacolo: carriera a rischio, ma un problema che avrebbe potuto anche costargli la vita. L’esterno non si è arreso, è stato operato a New York e, qualche mese dopo, si è fatto trovare pronto per prendersi la scena nel suo nuovo teatro, il 'Calderon' di Madrid. Un’altra rinascita che lo ha reso fin dalle prime battute un beniamino del pubblico e il giocatore a cui affidarsi quando in campo servivano gli attributi. Correa è rimasto, nel frattempo, molto legato alla sua terra. Ci è tornato ogni volta che poteva ma, nel 2017, il suo ritorno è coinciso con un’altra brutta notizia. Un altro dei suoi fratelli, appena 25enne, è stato trovato morto per le strade di Las Flores. Il 24enne di Rosario ha affrontato anche questa tragedia a testa alta e ha saputo superarla. Fatte fortune con l’Atletico, ha deciso di portare tutti i parenti nel vecchio continente. La famiglia, infatti, è il motore che lo ha sempre spinto ad andare avanti e non mollare mai nella sua vita – come testimoniato da un gigantesco tatuaggio sul petto -, oltre all’amore per sua figlia, Lolita, nata nel 2015 e con la quale trascorre ogni minuto del suo tempo libero. Correa può essere il tassello giusto per portare il calore che serve a Milano dopo la delusione per la mancata qualificazione in Champions. I dirigenti e Jorge Mendes lavorano all’operazione, i tifosi sognano già il grande colpo.