La presenza di Chris Froome impreziosisce il Giro d’Italia 2018. E rinnova la tradizione dei grandi duelli fra i ciclisti italiani e il "campione straniero"
Da sempre, dalle sue origini, il ciclismo - e in questo caso il giro d’Italia – vive, ha vissuto e vivrà di duelli. In primo luogo quelli che hanno diviso il tifo italiano: Binda-Girardengo, Coppi-Bartali, Moser-Saronni, Bugno-Chiappucci. Ci sta come ci sta il classico invasore, lo straniero il campione che deve essere sfidato e, perché no, battuto. La nostra terra, il Giro, è il campo di battaglia con le sue strade che si impennano tra le montagne e dove da sempre si è fatta la storia. Ecco allora che i Coppi e i Bartali avevano come avversario anche lo svizzero Hugo Koblet oppure il leone della fiandre Magni cercava di resistere in salita al terribile lussemburghese Charlie Gault. Come dimenticare l’elegante Jacques Anquetil e i suoi duelli prima con Adorni, poi con Motta e infine con Felice Gimondi. Eh sì, proprio quel Gimondi che ha avuto annate di battaglie reali con il cannibale il belga Eddy Mercx . Irresistibile. E poi il bretone Bernard Hinault che calò come Napoleone dalla Francia per trovare sulla sua strada la resistenza del piccolo Vladimiro Panizza e poi quella di Silvano Contini con i sempre presenti Francesco Moser e Giuseppe Saronni che vincevano sì ma battendo Fignon e Visentini. Di certo Hinault aveva un altro passo.
Sono però le storie che hanno accompagnato il tifo lungo le strade del Giro e si cercava sempre per battere lo straniero campionissimo, l’alleanza nostrana fra antiche rivalità. Ma nulla ha potuto fare Claudio Chiappucci contro Miguelon Indurain, un vero treno. Ma fu proprio Pantani nel ‘98 a sconfiggere Tonkov , ex padrone del Giro degli anni precedenti.
Ora si aspetta il nuovo grande fuoriclasse da sfidare, quel Chris Froome che tanto ha vinto e a fatto in terra di Francia e Spagna. La nuova crociata italiana comincerà da Gerusalemme.