La fuga di Chris Froome sul Colle delle Finestre, con più di 80 chilometri da solo, è un'impresa che entra di diritto nella storia del ciclismo, tra Bartali, Coppi e Pantani. Una vittoria che vale anche come rivincita del ciclismo
Ognuno ha la sua impresa in testa, da Bartali a Coppi, da Merckx a Hinault per finire a Pantani. Una di quelle che si tramandano nel tempo, che sanno di leggenda e suonano verosimili, oggi si direbbe quasi "fake"…talmente incredibili e impossibili da non essere vere. Roba da bianco e nero nelle immagini, da ciclismo che non esiste più, da biblioteca, scritto da Buzzati, Vergani, Pratolini, Brera. Da oggi bisogna aggiornare tutto, soprattutto il file Froome, pieno fino a ieri solo di dati, watt, esasperazioni scientifiche, strategie studiate, tattiche vincenti e noiose. Un corridore accusato di dosare e mai pronto ad osare. Froome ha vinto quattro tour ma non ha mai pedalato col cuore e col rischio, con l’inventiva e la sorpresa, senza l’ombrello protettivo della squadra…uno contro tutti. Lo ha fatto oggi al Giro, sul Colle delle Finestre, più di 80 chilometri da solo, su e giù per le salite, per una fuga nel tempo, quello recuperato, e quello che ci riporta a nomi e imprese che magari qualcuno ha soltanto sentito raccontare. E’ la sua rivincita, tra la passione della gente che scopre un campione e un tipo alla mano, che parla persino italiano e che in un attimo disintegra le critiche. E’ la rivincita del ciclismo che regala emozioni anche nell’era digitale e che per una volta fa notizia senza che ci sia di mezzo il doping, Una vera impresa per qualcuno!