Dalle Olimpiadi al tumore, Chris Hoy: “Vi spiego perché mi ritengo fortunato”

“Sto bene. Non mi sentivo così bene da un anno. Fisicamente non sento alcun dolore e le cure hanno funzionato molto bene. Tutto è stabile. Non avrei potuto rispondere meglio alle cure disponibili. In pratica, nella situazione attuale, questo è il miglior scenario possibile. E ne sono molto grato... È stato un anno inimmaginabile, 18 mesi fa se mi avessi detto che sarebbe successo tutto questo non ci avrei mai creduto! Ma è la vita, no? Succede e devi affrontarla, si fa un piano e si va avanti. Sono stato fortunato ad avere intorno a me persone davvero straordinarie: famiglia, amici, medici e il pubblico, che ci ha davvero sostenuto e sollevato il morale. Mi sento molto fortunata da questo punto di vista”. Come è stato affrontare tutto questo in pubblico? “All'inizio non è stato facile, abbiamo cercato di tenere la cosa per noi per alcuni mesi, anche per cercare di capire la situazione. Ma alcuni giornalisti hanno iniziato a indagare, costringendoci a fare un annuncio pubblico. Un annuncio molto generico: ‘Mi è stato diagnosticato un cancro e mi sto curando con la chemioterapia’. Spiegare tutta la situazione è stata la parte più difficile ed è stato un grande passo, ma sapevamo che era giusto raccontare i fatti per evitare speculazioni o false informazioni. Quando una notizia diventa pubblica, meno informazioni dai e più la gente speculerà. Quindi ho pensato: affrontiamo la situazione, raccontiamo la storia così com’è. Una delle più grandi motivazioni è stato il fatto che personalmente sentivo di poter fare qualcosa di positivo. Tutto questo mi ha dato un nuovo obiettivo da raggiungere. In primo luogo, sensibilizzare sull'importanza di fare controlli, in particolare per gli uomini, perché è qualcosa di semplice da affrontare se si intercetta in tempo. Inoltre, voglio e spero di raccogliere tanti soldi per finanziare la ricerca. Mi rendo conto di quanta strada ho fatto. Sei mesi fa non avrei mai potuto sedermi e parlare così. L'obiettivo generale è quello di aiutare le persone, non solo quelle che affrontano una diagnosi di cancro, ma anche chiunque stia vivendo situazioni estremamente difficili. Voglio mostrare che si può uscire da queste situazioni con speranza e continuare a vivere la propria vita”. Ci spieghi cos'è ‘The BIGGER 180’? “‘The BIGGER 180’ è una campagna promossa da Paddy Power che ha l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul cancro alla prostata. Questa campagna cerca di metterlo al centro dell'attenzione non solo per trasmettere il messaggio, ma per far parlare gli uomini tra di loro, far fare controlli ai propri amici, chiedendo: ‘Stai andando dal medico? Fai il test?’ Sì? No? Allora facciamolo insieme! Vai sul sito per il test online, scopri se sei a rischio, se hai bisogno di fare un test PSA’, tutte queste cose di cui non si parla mai. Questa campagna sarà enorme in termini di sensibilizzazione e raccoglierà anche denaro durante il World Darts Championship. Ogni 180 punti , verranno raccolte mille sterline, e ogni nove freccette che finiscono con un 180, Paddy Power donerà 180 mila sterline. Sarà una grande festa. Penso che mettere insieme tutti i fan e cercare di portare questo messaggio al centro dell'attenzione sia fondamentale. Non sono mai stato a una partita di freccette prima d'ora, le ho viste in TV, sono cresciuto guardandole. Ho detto ai miei amici: ‘Vado al campionato del mondo di freccette!’ E loro mi hanno chiesto: ‘Oh, puoi procurarmi un biglietto? Come hai fatto a finire nella lista?’ E ogni persona a cui ho parlato delle freccette ha detto: ‘Wow, è come andare a Wimbledon o alla finale della FA Cup’. Tutti vogliono andarci per l'atmosfera e il divertimento. Sono davvero entusiasta ed è fantastico che produca anche tanto bene”. Sei bravo a giocare a freccette? “Avevo un bersaglio per le freccette sulla porta della mia camera e ricordo che ogni volta che colpivo il legno della porta mia madre urlava. Mi sono sentito in colpa quando sono andato via di casa per andare all'università e c'era questo cerchio perfetto sulla porta con tutti buchi di freccette intorno. Credo di aver risposto alla tua domanda... Insomma, sono scarso. C'è un motivo se ho scelto la bicicletta e non le freccette...”. Andrò a fare un controllo. Ho prenotato, ma ho paura. “È una reazione completamente normale e penso che sia sempre così, ma scappare da queste paure è la cosa peggiore che puoi fare. Devi affrontarle e dar loro voce, anche solo dire ‘Mi fa paura. Ho paura di andare dal medico. Non mi piace’, oppure anche ‘Non mi piace fare un'iniezione’ o ‘Non mi piace farmi prelevare il sangue’, ‘Non mi piacciono gli aghi’, ‘Non mi piace parlare della mia salute’, o qualunque cosa sia. Molto probabilmente si tratta della paura del risultato. Ma in realtà quella paura non esiste, sei solo tu che cerchi di prevedere il futuro ed è quello che provoca ansia e paura. Devi solo dire: ‘E’ una cosa normale da fare sul calendario’. È come quando porti i tuoi figli dal dentista anche se non vogliono andarci: ‘Domani andiamo dal dentista’, ’'Non voglio andarci, ‘Devi farlo’. È semplicemente qualcosa che devi fare e anche questa è uan cosa simile. Dovrebbe diventare un controllo annuale, una cosa automatica che fai e finisce lì. Non è un grosso problema”. Il test PSA è molto importante, ma credo che non tutti sappiano cosa sia. “Neanche io sapevo del PSA prima. Fondamentalmente è un test del sangue per vedere se c'è qualche attività cancerogena nella prostata. E' un test molto complicato, non è sempre chiaro e semplice, ma attualmente è il modo migliore o l'unico con cui possiamo fare uno screening. Ci sono nuovi metodi di screening, ed è quello lo scopo dei soldi raccolti dall'iniziativa ‘The BIGGER 180’, che contribuirà a un nuovo processo di screening che il centro di ricerche britannico sui tumori alla prostata sta sviluppando. Sarà rivoluzionario. Ma fino ad allora, il test PSA è la cosa migliore che puoi fare con il tuo medico. Basta andare online, ci metti 30 secondi, c'è un programma di controllo del rischio online del Regno Unito per il cancro alla prostata. Inserisci la tua età, i dettagli familiari e ti verranno fatte delle domande per verificare se sei a rischio. Ci sono diversi fattori che aumentano il rischio. Essere più a rischio, non significa però averlo sicuramente. Significa solo che è meglio iniziare subito a fare i controlli". La tua carriera da sportivo come ti ha aiutato ad affrontare questa situazione? “Credo che una delle lezioni più grandi che ho appreso dalla mia carriera sportiva sia stata imparare a riconoscere ciò che posso controllare e concentrarmi solo su ciò che posso influenzare, senza preoccuparmi delle cose che accadono intorno a me e su cui non ho alcun controllo. Quando ricevi una diagnosi di cancro è estremamente spaventoso. Ci sono un milione di pensieri che ti attraversano la testa, ma prima di tutto volevo costruire un ‘team’ attorno a me, una rete di supporto composta da famiglia, amici, medici, infermieri e le persone che possono darmi i migliori consigli. Navigare su Google cercando cure e possibilità mette i brivisi. Non volevo saperne nulla, ma allo stesso tempo non volevo nascondere la testa sotto la sabbia. Quindi ho coinvolto una persona con formazione medica per farmi da filtro: mi volevo preparare le domande giuste da fare al mio oncologo. Lo sport mi ha insegnato anche l’importanza di apprezzare ciò che fai e non concentrarsi solo sull’obiettivo finale, la medaglia d’oro o qualunque sia l’obiettivo finale. L'ironia è che, alla fine, in questo caso stai cercando di evitare l'obiettivo finale, cercando di posticiparlo il più a lungo possibile. Ma apprezzi il momento, apprezzi il percorso e apprezzi il qui e ora. E questo è qualcosa che ero bravo a fare anche nel ciclismo. Ero bravo a godermi l'allenamento. Amavo far parte di una squadra. Amavo andare in bicicletta e in pista. È una cosa emozionante da fare e che non ha mai smesso di emozionarmi. Mi è piaciuto essere con un gruppo di persone a cui eri legato, tutti che vanno nella stessa direzione e lavorano per qualcosa. Ho cercato di portare questi aspetti anche ora e di non lasciarmi coinvolgere dai pensieri negativi. Mi dico: ‘Sai cosa? Scelgo di non entrare nella negatività’. Ci provo. Non significa che ti svegli ogni mattina sentendoti fantastico e positivo, ma non ti crogioli nel malessere. Non permetti a te stesso di sentirti così”. Questo atteggiamento pensi che provenga dal mondo dello sport? Quanto è stato importante l’aiuto della British Cycling e di Steve Peters ? “Steve Peters mi sta ancora aiutando. E’ stato incredibilmente di supporto e mi ha aiutato a gestire la situazione. Mi considero molto fortunato per essere nella situazione in cui mi trovo. Le persone potrebbero pensare che sia strano dire che sono fortunato, ma io credo davvero di esserlo, perché nelle circostanze in cui mi trovo, che non posso cambiare, sono nella miglior situazione possibile. Ho persone fantastiche intorno a me, una famiglia straordinaria, una moglie meravigliosa, sono relativamente giovane, in forma e sano, a parte la diagnosi di cancro. Faccio esercizi ogni giorno, cerco di essere disciplinato con la dieta e di aumentare le probabilità a mio favore”.

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