Verso Shanghai, alla scoperta dello sport made in China

Formula 1
La città di Shaghai che ospita dal 2004 il Gp di Formula Uno, è la prima città della Cina per numero di abitanti (Foto Getty)
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Il paese che ospiterà la terza prova del Mondiale di Formula 1 ha subito un boom economico e sportivo senza precedenti. Ecco il racconto della lunga "marcia" verso il successo

Una nazione che cresce a razzo. E non solo economicamente. La Cina, dove domenica si correrà il terzo Gp della stagione di Formula Uno è il paese che negli ultimi quindici anni ha sorpreso il mondo per i suoi parametri economici e per i cambiamenti che sta attraversando. Un boom che si riflette anche nello sport. E nelle 51 medaglie d'oro raccolte a Pechino (38 a Londra) rispetto alle 15 collezionate nel 1984 la prima Oimpiade come Repubblica popolare cinese

Toccata e fuga – La prima apparizione della Cina sulla scena dello sport mondiale è datata Helsinki 1952. Olimpiadi estive e una delegazione di 38 atleti, tra cui le squadre di calcio e basket. Ma nessuno di loro gareggiò per protesta contro la partecipazione contemporanea degli atleti della Repubblica di Taiwan. Ci ritornerà solo 32 anni dopo, a Los Angeles 1984, con l'antipasto dell'edizione invernale di Lake Palcid 1980.

Pace intorno al tavolo (da ping pong) – Il rientro della Cina nel “mondo che conta” lo ottengono le diplomazie e una racchetta da ping pong, lo sport nazionale cinese. 1972, la Cina invita la nazionale statunitense d tennis tavolo per una serie di partite. Gli atleti diventano i primi cittadini americani a visitare la Repubblica popolare cinese. E' la diplomazia del ping pong. Qualche mese dopo di loro arriverà il presidente Nixon che incontrerà il Grande Timoniere Mao Tze Tzung. Stati Uniti e Cina instaureranno rapporti diplomatici regolari.

"Normalizzazione" e prime vittorie – Disgelo nella diplomazia e anche nello sport. Nel 1979 il Comitato Olimpico cinese rientra nel CIO. Da lì a un anno arriverà la partecipazione alle Olimpiadi invernali di Lake Placid e nel 1984, dopo il boicottaggio cinese a Mosca (il conflitto ideologico tra i due paesi non era ancora stato risolto) il rientro alle Olimpiadi estive. Con il botto. Quindici medaglie d'oro, di cui 3 conquistate dal ginnasta Li Ning, l'atleta che nel 2008 sarà l'ultimo teodoforo alle Olimpiadi di Pechino.

Nasce il modello cinese –
Quasi contemporaneamente al “socialismo con caratteristiche cinesi”, varato dal successore di Mao Deng Xiao Ping nel 1984 e che rivoluzionerà l'economia della Repubblica popolare i vertici dello Stato e dello sport costruiscono il modello che consentirà alla Cina di eccellere anche sui campi di gara. Struttura piramidale, gestita dal Ministero dello Sport e da quello dell'Educazione, allenamenti durissimi e ancor più dura selezione. Chi va avanti e vince, avrà studio, vitto e alloggio e nel futuro un posto da dirigente, chi perderà dovra ricominciare daccapo una nuova vita.

Grandi successi e qualche ombra – In 30 anni di gestione centralizzata dello sport, la Cina è diventata una potenza. Vincendo medaglie (oltre 100 nei Giochi di casa), stabilendo record e "producendo" campioni come la tuffatrice Wu Minxia, il nuotatore Sun Yang (primo oro nella storia del nuoto maschile) o Liu Xiang, ostacolista oro ad Atena 2004. Ma anche qualche ombra, soprattutto nei primi anni Novanta, con nuotatrici e mezzofondiste sospettate di pratiche illecite

Professionismo e soldi (molti) – Mentre la Cina diventa una potenza avviene un cambio impensabile per uno stato socialista. Quello dal dilettantismo al professionismo. Nascono leghe sul modello di quelle americane (il primo fu il campionato di calcio nel 1994) e vennero fondate club non legati allo stato e imprese che si occupano del management sportivo. E i primi atleti cinesi cominciarono a essere a tutti gli effetti professionisti, anche fuori dalla Repubblica popolare. Come Yao Ming, centro che debuttò nell'Nba nel 2002 o Li Na la prima tennista a vincere un torneo del Grande Slam.

Lippi e i suoi fratelli – Gli alti ingaggi e le grandi disponibilità economiche hanno portato in Cina anche sportivi di fama. Il campionato cinese di calcio, fino a qualche anno fa più che altro una meta esotica per finire la carriera, ha tra i suoi giocatori buoni talenti come Lucas Barrios (ex Borussia Dortmund) e Dario Conca, argentino e in passato ha annoverato giocatori come Drogba e Anelka. Entrambi allenati da Marcello Lippi, campione del mondo nel 2006 con l'Italia. Anche se la Cina a un Mondiale ci è arrivata una sola volta nel 2002 (senza fare gol nella fase finale) e probabilmente rimarrà fuori anche a Brasile 2014. Poco successo anche per i motori, dove a parte ospitare i Gran Premi di Formula Uno anche se nessun pilota della Repubblica popolare ha mai gareggiato in categorie d'elite