F1 verso la Malesia. E si pensa già a cambiare qualcosa

Formula 1
La Formula 1 si sposta in Malesia nel prossimo fine settimana (Foto Getty)

Il "sound" dei motori che non ha convinto nessuno e la limitazione dei 100 Kg di benzina: la FIA apre alla possibilità di rivedere tutto. Nella stagione della rivoluzione e dell'incertezza, si parla anche dell'abdicazione di boss Ecclestone

di Lucio Rizzica

In attesa di tornare in pista in Malesia, la Formula 1 si interroga su ciò che è diventata e quel che potrà ancora diventare in questa stagione rivoluzionaria quanto per ora poco convincente. Il Presidente della FIA, Jean Todt, ha preso atto che 'forse è il caso di accontentare chi è in pista e aprire ad accorgimenti che diano ai motori un sound più forte'. Ma anche che si può rivedere la limitazione dei cento chili di benzina per disputare un gran premio, perché in fondo 'l’hanno proposta i partecipanti e se ora ne vogliono centodieci non ci sono problemi'.

Al travaglio iniziale di un mondiale pieno di incertezze e confusioni contribuisce anche la data di discussione dell’appello Red Bull circa la squalifica di Daniel Ricciardo, secondo in Australia. La RedBull ha presentato una linea difensiva che mette in dubbio le letture dei sensori FIA sul flusso di carburante effettivo, dicendosi costretta a utilizzare una modalità gestionale differente. Che l’appello si discuta il 14 aprile, cioè dopo una settimana dal terzo Gp stagionale (Bahrein) fa pensare a partite di calcio sospese ad agosto e rigiocate a marzo. Ma tant’è, questi sono i tempi ‘tecnici’ delle giustizie sportive e se ciò crea imbarazzi e scombussola le classifiche poco male.

E' lo show bellezze. Quello show al quale mancano protagonisti del calibro di Senna (da venti anni) e Schumacher (ancora stazionario e in fase di risveglio a Grenoble), che lascia aperta la possibilità che in Russia si possa non correre, in India non correre più, in Europa correre meno. E' lo show dei Power Unit, del Kers, dell'Ers e della noia. Lo show che presto potrebbe salutare l'abdicazione di Bernie Ecclestone. E che ognuno prepara a suo modo: la Ferrari, ad esempio, ristrutturando radicalmente l’area motori, in particolare quella dell’elettronica. Potenziando e riorganizzando un'area realmente strategica per meglio distribuire le responsabilità, coordinare il lavoro e sfruttare le sinergìe interne. Perché al cavallino mancano un po' di cavalli. E da qualche parte qualcuno dovrà pure trovarli. E in fretta…