GP dell'Unione Sovietica, il sogno interrotto di Ecclestone

Formula 1
Bernie Ecclestone e Vladimir Putin: sono loro i principali fautori del GP di Sochi (Foto Getty)
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Dopo un lungo corteggiamento, nel 1982 Bernie e Mosley sembravano essere riusciti a convincere Breznev e Andropov per organizzare un gp nella Mosca comunista per il 1983. Ma non se ne fece niente e quella di Sochi sarà la prima volta nella ex Urss

di Lorenzo Longhi

"Caro Bernie, tutto bene per il Gran Premio di Formula 1 a Mosca, il 28 agosto 1983". Questo, secondo La Stampa del 14 ottobre 1982, sarebbe stato il testo del telegramma inviato da un impresario italiano della Foca (Formula One Constructors' Association) al presidente Bernie Ecclestone pochi giorni prima. "Tutto bene", dice, obiettivo raggiunto insomma: la Formula 1, velocità e opulenza, sfonda in Unione Sovietica, patria ideologica dello sport nazionalizzato, dilettantistico e popolare. Appuntamento per agosto 1983. Dove? Nelle strade "attorno all'Università di Mosca, sulle panoramiche colline di Lenin", per citare ancora il quotidiano torinese.

Ecclestone e Mosley, reggenti della Foca, ce l'hanno fatta: sono riusciti a convincere niente meno che Leonid Breznev, il segretario generale del Pcus, e il direttore del Kgb Jurij Andropov. Il tutto in un paio di anni (altro che piano quinquennale...) promettendo, si racconta, cifre astronomiche. Pecunia non olet, nemmeno nell'Urss.

Come andò? Beh, non andò. Nel senso che il 28 agosto 1983 non ci fu alcun Gran Premio dell'Unione Sovietica, così come non ci fu mai, tanto che il prossimo Gp, in programma a Sochi, sarà il primo nel territorio dell'ex Urss. Ma non è la stessa cosa. Quel "tutto bene", in realtà, era un accordo verbale. Abbastanza per far sperare Ecclestone, non per arrivare ad organizzarlo davvero. Del resto, Breznev morì nel novembre 1982 e, sebbene a sostituirlo fosse stato lo stesso Andropov, il progetto non decollò mai. Sogno svanito, per Ecclestone. Forse l'unico.