GP Usa, nove anni fa una gara da pollice verso
Formula 1Partirono solo in sei: le due Ferrari, le Minardi e le Jordan. E il pubblico si scatenò. Ci furono molte proteste. Anche durante la premiazione. All'origine di tutto, il problema gomme tra la Michelin e la Fia
Il gesto più gentile proveniente dagli spalti fu il pollice verso. Molti andarono anche oltre. Raramente il pubblico della Formula 1 si abbandona a proteste. Men che meno a quelle plateali. Ma c’è un’eccezione. È il GP degli Stati Uniti del 2005: quello in cui al via si presentarono solo in sei a causa del “problema” alle gomme Michelin. Secondo molti, fu il Gran Premio più assurdo della storia. Di sicuro è stato quello più anomalo.
Erano in 20mila, quel giorno ad Indianapolis. Tutti infuriati per aver assistito a un GP che di Formula 1 aveva ben poco. Una gara in cui l’eco delle proteste superò di molto il rombo dei motori. All’origine di tutto, la diatriba tra la Michelin e la Federazione. Da una parte la casa francese che sosteneva che per le caratteristiche della pista, le sue gomme non davano sicurezza ai piloti. Dall’altra la massima autorità della F1 a ribadire l’impossibilità di deroghe per il cambio di pneumatici. Morale: lo stallo. Con le monoposto gommate Michelin (14) che, la domenica, dopo il giro di ricognizione, anziché schierarsi in griglia, imboccano la strada dei box. La partenza di quel GP, con solo Ferrari, Jordan e Minardi, è lo specchio di cos’è stata la tappa americana del mondiale 2005.
Una gara monca. Senza il leader della classifica Fernando Alonso. Senza il pole-man, Jarno Trulli. Senza Kimi Raikkonen, Jenson Button e Mark Webber. Insomma, senza una buona fetta di big. Quelli che dovevano infiammare il pubblico e dare un input all'immagine della F1 in America. Tutto vano. La scena non fu nemmeno per la Ferrari e per Schumacher. A ben guardare, quello del 2005 è stato il Gp con il pubblico protagonista. E non per gesti di esultanza. Anzi…
Erano in 20mila, quel giorno ad Indianapolis. Tutti infuriati per aver assistito a un GP che di Formula 1 aveva ben poco. Una gara in cui l’eco delle proteste superò di molto il rombo dei motori. All’origine di tutto, la diatriba tra la Michelin e la Federazione. Da una parte la casa francese che sosteneva che per le caratteristiche della pista, le sue gomme non davano sicurezza ai piloti. Dall’altra la massima autorità della F1 a ribadire l’impossibilità di deroghe per il cambio di pneumatici. Morale: lo stallo. Con le monoposto gommate Michelin (14) che, la domenica, dopo il giro di ricognizione, anziché schierarsi in griglia, imboccano la strada dei box. La partenza di quel GP, con solo Ferrari, Jordan e Minardi, è lo specchio di cos’è stata la tappa americana del mondiale 2005.
Una gara monca. Senza il leader della classifica Fernando Alonso. Senza il pole-man, Jarno Trulli. Senza Kimi Raikkonen, Jenson Button e Mark Webber. Insomma, senza una buona fetta di big. Quelli che dovevano infiammare il pubblico e dare un input all'immagine della F1 in America. Tutto vano. La scena non fu nemmeno per la Ferrari e per Schumacher. A ben guardare, quello del 2005 è stato il Gp con il pubblico protagonista. E non per gesti di esultanza. Anzi…