Abu Dhabi, il gran finale nella città più ricca del pianeta

Formula 1

Lucio Rizzica

La Red Bull e un "profilo" di Abu Dhabi (Foto Getty)
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ASPETTANDO IL GP. L'ultima tappa del campionato 2014 rappresenta la F1 del futuro, pur ospitando un "circo itinerante" con prospettive tutte da decifrare. In una delle nuove frontiere dell’economia mondiale arriva uno sport in crisi di spettacolo

E’ il più grande evento del Medio Oriente, il classico standout sportivo di fine anno, una delle gare più spettacolari del calendario di Formula 1: Abu Dhabi. Ancora più attesa quest’anno perché nella capitale degli Emirati Arabi Uniti si consumerà l’ultimo atto della battaglia interna alla Mercedes. Hamilton e Rosberg all’ultimo respiro nell’evento epilogo di una stagione condotta fra dispetti, polemiche e scintille.

Punti doppi - Una stagione il cui momento culminante prevede anche l’assegnazione di un punteggio doppio che potrebbe far saltare il banco e la classifica, o forse no, in riva al Golfo Persico, dove Lewis arriva in vantaggio su Nico e molto fiducioso: sa che gli basterà la seconda piazza per rivincere il mondiale, anche se gli imprevisti (errori e problemi tecnici) sono sempre in agguato. E' la gara dell’addìo di Vettel alla Red Bull e di Alonso alla Ferrari. E' la gara delle incognite e degli interrogativi sul futuro del circus, delle power unit, dei team concepiti così come sono ora.

Money, money - Abu Dhabi è la città più ricca del pianeta, una sfida tra le tante vinte da Bernie Ecclestone. Abu Dhabi rappresenta ancora oggi la F1 del futuro, pur ospitando un ‘circo itinerante’ che il proprio futuro in questo momento non sa più di che colore dipingerlo. In una delle nuove frontiere dell’economia mondiale arriva una Formula Uno in crisi di spettacolo, sponsor, spettatori, ascolti. Una città viaggiante in mano a un ottantaduenne ricco di talento e ancora abbondante di idee purchè fruttino incassi, guadagni e gli sia concesso di continuare a gestire a proprio piacere il giocattolo che ha creato. Un giocattolo che tuttavia ha perso l’appeal e il rombo dei motori, che insegue la modernità mentre il patròn ne ha per tutti e punta il dito contro il web e il pubblico giovane, le tv e i team, i motori e la culla di tutto: la cara vecchia Europa che non tira più.

Smobilitazione - Intanto Marussia e Caterham smobilitano, i piloti sono sempre più giovani, i partner commerciali non ci stanno più dentro con le spese, le hospitality sono sempre più alte e le squadre sempre più numerose. La tradizione e il fascino piegati al business non hanno successo ma Ecclestone non vuol sentire ragioni. Se produce contanti va bene anche il deserto, e andrebbe bene pure correre ai bordi di una piscina di un Grand Hotel se alla fine le casse potessero tintinnanti.

L'allarme - La F1 è malata. Non più di tifo e passione, ma di autoreferenzialità e segretezza. Il pubblico si è scocciato di pagare tanto per accedere a uno show di privilegiati che corrono se hanno i soldi, che vanno in tribuna se hanno i soldi, che incontrano i piloti nel paddock se hanno i soldi. Le banconote, unico pass sempreverde che però non bastano più a riempire la griglia di campioni. Né a garantire la sicurezza. Checchè ne pensi Bernie. Che snobba chi va via e non si rende conto che forse il suo giocattolo così com’è non gode di buona salute: regolamenti assurdi, divieti abnormi, case che minacciano di andar via, piloti della domenica in pista e campioni altrove, pit lane che si spopola, motori che sibilano mentre per badare ai consumi invece di accelerare si alza il piede e si va più lenti.

Croce e delizia... - E allora ben venga Abu Dhabi, almeno quest’anno. Croce e delizia del problema. Specchio di un motorismo irriconoscibile e ultima ancora di salvezza per lo spettacolo. Hamilton contro Rosberg, due per uno scettro. All'ultimo respiro, senza trucchi né inganni (almeno si spera!). Spalla a spalla, ruota a ruota, metro dopo metro. Hanno ragione loro, i piloti e aveva ragione Goethe: "Il brivido è il meglio dell’umanità".  Specie se ci si ritrova nell’imbarazzo di correre circondati dai simboli del proprio futuro mentre per salvare la baracca si sta pensando seriamente di fare un bel salto indietro nel passato.