Nei panni di Horner: la Red Bull non ha più le ali?

Formula 1

Simone Galdi

Chris Horner, team principal della Red Bull (Foto Getty)
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IL FLOP. Avvio di stagione molto complicato per il team di Milton Keynes, con Ricciardo e Kvyat che sono stati "matati" dal biondo Vettel, un ex. Per il team principal tutto da rifare dopo 4 mondiali piloti e altrettanti titoli costruttori

Il giorno prima, in un forno malese, i suoi giovani tori Daniel Ricciardo e Daniil Kvyat sono stati matati dal biondo Sebastian Vettel, che fino a quattro mesi prima vestiva i loro stessi colori, e che oggi, alla guida della Ferrari, fa sognare i tifosi della rossa. Ma c'è di più. Colui che della Red Bull era il simbolo, sfrontato e dominatore, ha osato levare il dito della vittoria dall'alto del podio di Sepang. Ai suoi piedi, tutti gli altri, dalle Mercedes di Hamilton e Rosberg, fino alle McLaren di Fernando Alonso e Jenson Button. In mezzo, nella zona grigia, le fiacche Red Bull, doppiate dalla Ferrari numero 5 al giro 53. Un disastro sportivo e d’immagine, per tutta Milton Keynes.

Mettiamoci nei panni di Horner, dall'alto di quattro titoli mondiali piloti e quattro costruttori, un dominio assoluto sul crepuscolo dei motori aspirati in F1. Un'immagine di leader saggio e vincente. Tutto cancellato, tutto da rifare. Il colpo di grazia lo ha dato lui, Vettel, il ragazzo d'oro della sua epopea. Tu quoque, Seb.

"Ma com'è stato possibile?", si sarà pur chiesto Chris. Il suo sguardo afflitto, lo stesso del celebre coniglio del cinema, spiega, più di qualsiasi dichiarazione a mezzo stampa, lo stato di salute dall'ex razzo cornato. Muso giallo in giù, crisi tecnica totale. Rapporti con il fornitore dei motori, Renault, da divorzio alla francese: piatti rotti nel garage e pistoni spompati.

Eppure, proprio a Sepang, due anni fa, Horner avrebbe potuto e dovuto capire tutto. Flashback, gran premio di Malesia 2013. Le Red Bull dominano in pista. Alonso, bontà sua, si è fatto da parte dopo aver tamponato Webber ed essersi inghiaiato da solo. Rivali per i tori: zero. Solo Vettel e Webber si giocano la vittoria in gara, solo un ordine di scuderia potrebbe decretare le posizioni esatte. E infatti, Webber è davanti, e la squadra sembra voler quest'ordine anche sotto la bandiera a scacchi.

Non va così. Sebastian Vettel ha altri programmi per la giornata. Si prende la prima posizione di forza, scalza Webber e gli fa respirare gas di scarico fino al traguardo. Alla fine, team radio dal muretto Red Bull: "Seb, ci devi delle spiegazioni". Seb se la ride sotto il casco, è appena iniziata la marcia trionfale verso il quarto titolo consecutivo.

Ecco, fermiamoci qui. Seb che se la ride, Webber infuriato (lui sì, rosso come il toro), Horner e Newey che abbozzano senza sapere davvero che pesci prendere. Il resto è storia. L'istantanea ci riporta a domenica scorsa, stesso palcoscenico, stessi attori, ma costumi di scena diversi. Vettel in rosso (e cielo, quanto gli dona!), Horner scornato. Alonso, in bianco, ritirato - ma questa è un'altra storia. Se riascoltiamo una dichiarazione di Horner ai nostri microfoni, in pit lane, pochi minuti prima del via, si intuisce che forse lo aspettava, forse, dopo le qualifiche, aveva capito. Di sicuro, quel doppiaggio brucia più dell'asfalto malese. Ma ad Horner, in fondo, piacciono le situazioni un po' pepate. Spice up your life, Chris.