Ferrari e Gilles: il debutto del turbo a Monaco

Formula 1
Gilles Villeneuve, leggenda della Rossa (Foto Getty)
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Nel 1981 Gilles Villeneuve trionfa con la Ferrari 126 CK turbo: è la prima volta di un motore sovralimentato nelle stradine del Principato. Sembrava un’impresa impossibile, eppure…

La febbre - C'è stato un periodo a cavallo tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, per la precisione il lustro 77/82, in cui una sorta di pandemia colpisce il mondo del motorsport. L'origine del focolaio è in Italia, ma ben presto si diffonde un po' ovunque. E' un virus ad elevatissimo numero di ottani che viene subito identificato come la Febbre Villeneuve. Chi ne è stato colpito non è più guarito del tutto, portando sempre dentro di sè una traccia del disturbo, anche a distanza di decenni. La Febbre Villeneuve è un mix, difficilmente spiegabile, di esaltazione da traverso (o power slide per dirla all'inglese) e ammirazione incontenibile per le sfide impossibili al volante. Chi l'ha contratta, sa...

 

No elettronica no party? - Montecarlo 1981, sesta prova di un mondiale F1 in cui si assiste allo scontro tra scelte motoristiche molto diverse. Da un lato Renault e Ferrari puntano sui V6 turbo da 1.5 litri, mentre tutti gli altri team scendono il pista con gli aspirati tremila. La tecnologia per la gestione della sovralimentazione è ancora molto acerba. I motori esprimono quasi 600cv, ma metterli a terra è tutta un'altra storia. Non esiste infatti l'MGU-H così popolare oggi e il ritardo di risposta del turbo è devastante. Affondi il pedale destro e per interminabili istanti succede poco o nulla, poi all'improvviso ti arriva un calcio da dietro che prova a spezzarti le reni. E' il turbo, che fa di tutto per buttarti fuori pista!
Gilles Villeneuve descrive meglio di ogni altro la questione in questi termini: "Guidare le monoposto F1 col turbo è come far l'amore con una persona che ti pugnala alle spalle".

 

Solo lui avrebbe potuto - Se c'è un posto al mondo dove i motorizzati turbo, per la brutalità dell'erogazione, sembrano essere sfavoriti è proprio il toboga di Montecarlo. Gestire le monoposto sovralimentate sulle stradine strette e tortuose del Principato è un esercizio di alto equilibrismo, tra scodate di potenza e intraversate una via l'altra. Le cose sono ancora più complicate se non hai (e la Ferrari non ha!) un telaio in carbonio monoscocca stile McLaren e ti devi accontentare di un tecnologicamente superato traliccio in tubi rivestito di pannelli di alluminio rivettati. Ma l'uomo per le sfide impossibili la Rossa ce l'ha e si chiama Gilles Villeneuve. Il piccolo canadese riesce infatti ad uscire indenne da un massacro meccanico-sportivo difficile da immaginare, dove partono in venti e arrivano in sette. Con la 126 CK curva dopo, traverso dopo traverso, in equilibrio precario tra l'impresa epica e lo schianto nel rail, e alla fine Gilles la spunta generando un delirio collettivo sulle tribune come a casa, dove milioni di telespettatori si ammalano definitivamente di Febbre Villeneuve. Sono passati 35 anni. Salut Gilles...