Buono o cattivo? Verstappen divide come i grandi

Formula 1

Antonio Boselli

Max Verstappen, angelo o diavolo? (Getty)
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Dopo la difesa alla prima curva del GP del Belgio su Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel, tutti parlano del giovanissimo della Red Bull: ma è più angelo, o più diavolo?

Cercare di capire se Verstappen sia buono o cattivo è un esercizio tutt’altro che semplice. Solo il fatto che abbia debuttato ancora minorenne ha diviso gli appassionati ancora prima che scendesse in pista. Scuole di pensiero che a distanza di una stagione e mezza continuano a contrapporsi. Perché? Semplicemente perché Verstappen in 32 gare ha fatto vedere due facce, molto diverse. Il tamponamento a Grosjean a Monte-Carlo nel 2015, è roba da pazzi, Il sorpasso a Nasr a Spa qualche gara dopo è roba da campioni. E così potremmo continuare perché il 18enne ha la capacità di alternare grandi prestazioni a manovre al limite e oltre il regolamento.

 

La difesa su Raikkonen poteva causare un incidente potenzialmente fatale per i due piloti considerando le velocità coinvolte. Giustificarsi poi a fine gara, ammettendo candidamente che i ferraristi gli avevano rovinato la gara al via per cui li ha intenzionalmente ostacolati, rivela un tratto vendicativo che può essere molto pericoloso in Formula Uno. Ma forse, in fondo in fondo, c’era un gran bisogno di un pilota così talentuoso da vincere un gran premio al debutto con la Red Bull e così presuntuoso da sfidare colleghi con il doppio della sua età. Verstappen semplicemente angelo e diavolo in egual misura, come lo sono stati dei grandissimi campioni come Senna e Schumacher. Con una differenza: con il senno di poi loro se lo potevano permettere, Verstappen è condannato a fare l’angelo ogni tanto, a partire da Monza.