Virtual Safety Car: cos'è e come funziona la "macchina virtuale"

Formula 1
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Introdotta dal Mondiale 2015, inizialmente ha susciato qualche critica da parte dei piloti, che però l'avevano preferita alla più insidiosa "Slow Zone". Durante il GP di Spagna 2017, sul web c'è stata un'impennata di ricerche sull'argomento. Ecco di cosa si tratta

Era il dicembre 2014 quando in Formula 1 si tornò a parlare concretamente di Virtual Safety Car, la cui approvazione da parte della FIA (Federazione Internazionale dell’Auto) arrivò a dicembre, dopo essere stata “provata” dai piloti dal weekend di Austin fino ai test svolti sul tracciato di Abu Dhabi. La Virtual fu poi adottata dal 2015. Sono passati due Mondiali e mezzo da allora, eppure l'idea della Virtual Safety car non è chiarissima a tutti. Sarà perché manca un'ampia "narrativa" sull’argomento o più semplicemente perché la si tende a confondere con la vera Safety Car, ma fatto sta che durante il Gran Premio di Spagna, vinto da Lewis Hamilton dopo una grande battaglia con Sebastian Vettel, su Google sono letteralmente esplose le ricerche sulla Virtual Safety. Il sistema è stato attivato a inizio gara, dopo il conttato Bottas-Raikkonen (fuori il ferrarista) e poi a metà gara (34° giro), dopo un lungo di Vandoorne (McLaren) che stava lottando con Massa (Williams). 

Quando c'è la Vitual?

A differenza della tradizionale Safety Car, la Virtual entra in funzione in caso di incidente non particolarmente grave, che impone un limite di velocità senza bisogno dell’ingresso della vettura vera e propria. Durante le gare, in tv la potete individuare quando le immagini propongono in alto a sinistra (sui tempi e l’ordine dei piloti in pista) una linea tratteggiata gialla con l’indicazione, appunto, Virtual Safety Car. Il sistema impone dei limiti di velocità ai piloti senza bisogno che questi si accodino dietro a una vettura fisica. In caso di doppia bandiera gialla, la direzione di gara segnala l'inizio del periodo di Virtual Safety Car tramite display luminosi in pista e con comunicazione ai team, i piloti devono rallentare in ogni settore, potranno rientrare ai box unicamente per il cambio gomme. La presenza della safety car virtuale non escluderà l'intervento di quella vera e propria.

I dubbi

GP degli USA 2015, regime di Virtual Safety Car. Alcuni piloti, Rosberg su tutti, nell’arco di pochi giri recuperano secondi su chi li precedeva fino ad arrivare al paradosso di sferrare un attacco; il tedesco ci riesce ai danni di Ricciardo, senza che l'avversario si fosse ancora reso conto che la gara stava ripartendo. L’australiano della Red Bull sarà il a criticare questa nuovo format di Safety Car virtuale.

Quando si parlava di "Slow zone"

Al di là delle diffidenze e delle critiche dei piloti, a ben guardare la Virtual è stata introdotta proprio sulla base di un orientamento dei drivers, teso a bocciare la "Slow Zone" in caso di regime di bandiera gialla. I piloti, infatti, si lamentarono della pericolosità di questa soluzione, preferendo un ritorno alla “Virtual Safety Car” testata nel 2014 durante le libere in Texas e in Brasile.

E al GP di Spagna 2017...

Una spiegazione sull'interesse suscitato dall'argomento nella domenica del GP di Spagna l'ha data soprattutto Toto Wolff. Il team manager della Mercedes ha raccontato come mai Hamilton, vincitore del gp, si è ritrovato così vicino a Vettel: "Quando è stata immessa la Safety Car virtuale (la seconda, ndr) tutti stavano andando abbastanza lenti rispetto a quelli che erano nella corsia dei box. Il tempo perso in pitlane quindi è stato relativamente basso. Qui di solito si perdono più di 20 secondi per fare una sosta, invece, con l’auto di sicurezza virtuale abbiamo perso solo 12-13 secondi. La Virtual ci ha aiutato". Buon per la Mercedes, ma un po' di sfortuna ha condizionato Vettel e la Ferrari.