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Sky Spy: in Formula 1 arrivano i "Family Team"

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L. Stroll (azionista) e P. Lowe (Dir. Tecnico) Team Williams

Tra corsi e ricorsi storici, sta prendendo forma un’onda inedita di nuovi proprietari di team. Un fenomeno nato anni fa nelle formule minori e sempre più vicino allo sbarco in F1. Ecco i “family team": cosa sono, come nascono e chi li finanzia. Qualifiche sabato dalle 15.00 (pre dalle 14.00) e gara domenica dalle 15.10 (pre dalle 13.30) in diretta esclusiva su SkySportF1HD canale 207 e con SkyQ l'incredibile definizione del 4K HDR

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Dieci anni fa in Formula 1 spiccava la presenza delle case ufficiali. La crisi del mercato dell’auto tra il 2008 ed il 2009 ha causato l’uscita dal Circus di Honda, Toyota, Bmw e Renault, quest’ultima poi rientrata dopo sei anni di assenza. La dipartita dei grandi costruttori è stata tamponata da privati e gruppi di investimenti, creando un mix di realtà differenti che ha dato forma al paddock attuale. Tra corsi e ricorsi storici, ora sta prendendo forma un’onda inedita, nata anni fa nelle formule minori e sempre più pronta ad approdare in Formula 1: i “family team”.

La definizione si riferisce a squadre acquistate da facoltosi padri di giovani piloti, che pur di supportare la carriera dei propri figli non badano a spese. I primi segnali sono arrivati sei anni fa, con Lawrence Stroll, papà di Lance, che acquisto il team Prema (squadra italiana di assoluto riferimento nelle categorie minori) per preparare la strada al baby canadese. Lance ha messo a frutto bene la chance, vincendo con il team di famiglia il campionato Italiano di Formula 4, nel 2014, e la serie Europea di Formula 3 due anni dopo, preludio all’esordio in Formula 1 con la Williams.

Sempre nelle formule minori non ha badato a spese il connazionale di Stroll, il canadese Guy Laliberté, fondatore del Cirque de Soleil e papà di Kami, giovane promessa nel karting. Laliberté ha acquistato una squadra di Formula 3, il team Van Amersfoort, scelta condivisa anche da Dmitry Mazepin che ha acquistato il team HiTech in cui ha iniziato la carriera il figlio Nikita, ora in GP3 Series. Ed anche un altro russo, Valery Markelov, ha finanziato il programma di Formula 2 Russian Time per il figlio Artem, entrato ora nel programma giovani della Renault.

Sono nomi per lo più sconosciuti al grande pubblico, ma anno dopo anno si stanno avvicinando alla Formula 1. Il primo ad approdare è stato Stroll, che sta disputando il secondo Mondiale con la Williams. Dopo una buona stagione d’esordio Lance sta pagando un momento di grande crisi tecnica del team inglese, e papà Lawrence non ha nascosto il suo disappunto. Nel paddock si parla di uno Stroll sr. a caccia di contesti alternativi da…acquistare. Il suo nome è tra i papabili acquirenti della Force india, e non è da escludere che in alternativa possa anche sondare l’acquisto della stessa Williams.

Ad anticiparlo è stato però un altro canadese, ovvero Michael Latifi, grande imprenditore nel settore alimentare che è entrato nel pacchetto azionario della McLaren con un investimento di 200 milioni di sterline. Il figlio di Latifi, Nicholas, sta disputando la sua terza stagione in Formula 2, ed è attualmente tester della Force India Formula 1. La McLaren ha sottolineato che si tratta di un investimento finanziario, che nulla a che fare con la carriera di Nicholas, ma probabilmente i primi a non crederci sono proprio i dirigenti della squadra inglese.

Parliamo di grandi imprenditori, con patrimoni che si misurano in miliardi di euro, poco abituati a sentirsi dire cosa poter fare e cosa no. Personalità forti che già nelle formule minori hanno avuto momenti di tensioni in team in cui erano clienti, decidendo che sarebbe stato meglio diventare i proprietari e prendere le decisioni in prima persona. Che tradotto vuol dire scegliere i migliori ingegneri sul mercato, ma anche i compagni di squadra più comodi. L’onda ora sta arrivando in Formula 1, lentamente, ma la storia sembra già scritta. L’ingresso di grandi capitali non è mai una cattiva notizia, in nessun sport, ma non mancano le controindicazioni.

Questa tipologia di investitori ha un solo obiettivo: portare in alto i propri figli, a qualunque costo, operazione sempre difficile che diventa ancora più ardua quando di tratta di farsi strada in un contesto estremamente competitivo come la Formula 1. I papà ci provano, senza limiti di budget, ma se poi i risultati non arrivano, ecco che possono decidere di mollare tutto senza preavviso. Se il ‘gioco’ non porta i risultati sperati, si guarda altrove, il che è anche comprensibile, se non fosse che una squadra di Formula 1 oltre ad avere un valore storico è anche formata in media da oltre 500 dipendenti ed ha impegni nel lungo periodo. Servirà molta cautela, e contratti a prova di capriccio, perché quando l’euforia iniziale inizia a sfumare, nei Family team di aria familiare ce n’è ben poca.