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Formula 1, GP d’Italia: Monza, 40 anni fa la domenica della gioia terribile

Formula 1
Mario Andretti e Ronnie Peterson (Foto: Sutton)

Monza 1978: Andretti vince il titolo mondiale con la Lotus nel giorno del dramma del compagno Peterson. Il racconto, tra amicizia e rivalità

Il Gran Premio d’Italia di Formula 1 è tutto in diretta su Sky Sport F1 (ch. 207). Domenica 2 settembre alle 15.10 la gara, in diretta anche su Sky Sport Uno e, per la prima volta, in live streaming aperto a tutti sul sito skysport.it. e sul profilo Twitter ufficiale del canale Sky Sport F1

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È il 10 settembre 1978 e all’Autodromo Nazionale di Monza è tutto pronto per l’inizio del Gran Premio d’Italia, cruciale per la conquista del titolo Mondiale. La prima fila è di Mario Andretti con la Lotus 79, bellissima in nero e oro e di Gilles Villeneuve con la T3 del Cavallino. La sfida, in gara, è solo tra di loro, ma la lotta per il mondiale è una questione tutta in casa per la scuderia inglese, tra Andretti e Ronnie Peterson, separati da 12 punti alla vigilia della corsa in Brianza.

Al via fuoco e rottami, il dramma di SuperSwede

Peterson a Monza ha un unico obiettivo: deve arrivare davanti ad Andretti per recuperare punti e tenere aperta la lotta mondiale. La pista è di quelle amiche per SuperSwede che qui nel Parco ha già vinto tre volte in carriera. La rimonta si può fare quindi, Andretti non può stare tranquillo. Le cose però si complicano da subito per Peterson, costretto a partire sesto in griglia a causa di un gran botto in prova. Come se non bastasse per la gara è disponibile solo il muletto, che altro non è che la vecchia Lotus 78 dell’anno prima. Difficile far bene con questi presupposti.

La partenza è di quelle terribili, drammatiche, in un’epoca in cui in Formula 1 il fuoco fa davvero ancora molta paura. A seguito di un contatto tra James Hunt e Riccardo Patrese, la Lotus di Peterson finisce contro il rail e viene colpita dalla Surtees di Vittorio Brambilla, che nella carambola sembra avere la peggio colpito alla testa da una ruota. La scena che si presenta prima della variante Goodyear è da vera Apocalisse. Fuoco, rottami ovunque, dieci monoposto coinvolte e il povero Ronnie che è cosciente in abitacolo con fratture terribili alle gambe, il braccio destro rotto e ustioni minori sul corpo.  

Mario Andretti, italiano e campione del mondo

Ripulita la pista, il GP ricomincia con Andretti e Villeneuve che esagerano subito allo start: partenza anticipata e penalizzazione di un minuto da aggiungere al tempo di gara finale. Mario e Gilles però non si risparmiano e lo spettacolo in pista è di quelli che trascinano. Il canadese cerca di scappare via e sembra imprendibile, fino a quando le gomme non li abbandonano. Andretti a cinque giri dal termine ci riprova e questa volta riesce a mettere la sua Lotus 79 davanti alla Ferrari T3 di Villeneuve, che non può resistere. Mario Andretti, nato a Montona, Istria, nel 1940 (terra italiana ai tempi), è campione del Mondo, l’ultimo italiano a farcela in Formula 1, perché come dice lui “il passaporto non cambia il sangue”.

Fu una vittoria agrodolce, una gioia terribile per usare un'espessione di Enzo Ferrari. Il giorno dopo l’euforia del titolo si mischia con il dolore per la morte del compagno di squadra all’ospedale Niguarda di Milano, per embolia. Se ne va così Ronnie Peterson, con un incidente nella "sua" Monza che gli aveva regalato tre vittorie, l’ultima delle quali due anni prima nel 1976, quando con la March, certamente non una gran macchina, aveva compiuto un'altra impresa, mettendosi dietro tutti con pista umida. Ancora una volta, da vero King of Powerslide, il Re del Traverso.