Formula 1, il più "capra" della storia: quando essere un animale con le corna diventa motivo di orgoglio
Formula 1Come fare a definire il miglior pilota della storia della Formula 1? Quello con più titoli? Con più vittorie? Con più pole position? Affidiamoci a qualche numero e facciamo un gioco grazie alle statistiche del nostro Michele Merlino
No, non stiamo parlando di Taki Inoue, Alex Yoong o dello Schlesser che fermò Senna a Monza nel 1988 e regalò alle rosse l’unica gioia di una stagione terribile nella prima gara senza Enzo Ferrari. Parliamo del “GOAT” parola che in inglese vuol dire capra (scherzosamente accompagnata nel mondo social proprio dall’emoji del cornuto animale) ma che è, di fatto, l’acronimo di Greatest Of All Time, tradotto nella nostra di lingua, il più grande di sempre. Chi è dunque il “più grande di sempre”, “il capra”, della Formula 1?
I numeri
Allo stato attuale dicono ancora Michael Schumacher. Per titoli (7) e Gran Premi vinti (91). Ma queste cifre, che sembravano impossibili e inavvicinabili invece cominciano ad essere alla portata di un altro pilota: Lewis Hamilton. Che al momento ha 4 mondiali, 69 Gran Premi vinti ma che detiene il record di pole position: 79, ben 11 in più di Schumacher. Il tutto in 223 Gran Premi corsi contro i 306 del tedesco. In questo senso le 55 vittorie e 52 pole position di Vettel in 213 gare corse sono meno impressionanti ma anche lui, con 4 mondiali vinti, non è fuori dalla corsa. Come non lo è Ayrton Senna, 3 mondiali, 41 vittorie, 65 pole position (terzo di tutti i tempi dietro Hamilton e Schumacher) in appena 162 GP corsi. Uno che, banale dirlo, se n’è andato troppo presto per permetterci di fare un confronto solo basato sui numeri. Poi ci sarebbe Jim Clark che da solo, con le sue percentuali, meriterebbe un trofeo e un titolo a parte. Ma se vogliamo dare alle cifre un certo peso prendiamo i numeri che il nostro Michele Merlino, il mago delle statistiche, ci fornisce e soprattutto i grafici delle pole position e delle vittorie.
Le pole position
Le linee indicano la progressione ma ad interessarci è la pendenza. Più è ripida, più le curve si impennano, e meno è il tempo in cui le pole vengono centrate. In questo senso le due curve più impressionanti sono quelle di Senna e di Vettel: complici le McLaren dominanti degli anni ’88-’90 e le Red Bull di Newey degli anni 2010-2014. Per Senna la curva smette di impennarsi proprio quando si trova davanti i mostri tecnologici con sospensioni attive costruiti da Adrian Newey: le Williams ’92 e ’93. Torna ad essere ripida per la stagione 1994 quando, proprio con la Williams centra tutte le prime 3 pole della stagione. L’ultima a Imola. Per Vettel la curva invece comincia a scendere quando si entra nell’era Turbo-ibrida. Era in cui a salire vertiginosamente, nonostante un compagno di squadra veloce sul giro secco come Nico Rosberg, è la curva di Hamilton che invece fin lì andava a strappi. Soprattutto perchè le McLaren guidate, ad eccezione dei primi due anni, faticavano a portarlo davanti a tutti. Poi c’è la linea di Schumacher: piuttosto morbida nei primi anni in Benetton quando il V8 lo sfavoriva nettamente sul giro secco rispetto a motori più potenti e quando la Ferrari non poteva garantirgli una vettura dominante, impressionante invece negli anni dei 5 titoli quando ha raccolto tutto quello che poteva. In 181 gare in Ferrari ha centrato 58 pole e lasciate appena 12 ai tre compagni di scuderia: Irvine (0), Barrichello (9 dal 2000 al 2005) e Massa (3 nel 2006).
La curva delle vittorie
Curve molto simili nella prima parte di carriera per Senna, Vettel e Schumacher. Ripide ma non troppo, segno di mondiali equilibrati, di compagni di squadra competitivi (soprattutto per Senna che se l’è vista con Prost) e di monoposto non dominanti. Impressionante il 2013 di Vettel che si nota subito prima del lungo piattone che vale per la stagione 2014 e fino alla prima vittoria in Ferrari in Malesia nel 2015. Nove vittorie nelle ultime 9 gare della stagione. Una chiusura impressionante dell’era dei motori V8 aspirati. Poi arrivano i Turbo-ibridi e la curva che sale in modo spaventoso è quella di Lewis Hamilton.
La cosa da notare è che la curva di Hamilton ricalca in maniera quasi identica quella linea rossa che arriva ancora (chissà per quanto) più in alto di tutti: quella delle vittorie di Michael Schumacher. Curve ripidissime che vogliono dire vittorie quasi ad ogni Gran Premio e serie vincenti impressionanti e che hanno in comune una cosa: una (o meglio più, visto che si parla di stagioni consecutive) monoposto dominante. Che è a questo punto la condizione necessaria per aspirare a diventare il migliore di tutti. Qui si potrebbe allora entrare in un’altra discussione sul quanto il pilota contribuisca a farla tale. Schumacher con le migliaia di chilometri di test fu il vero motivo dell’era dominante di Ferrari 2000-2004. Hamilton si è dovuto fidare e affidare di più a progettisti (Costa su tutti) e ingegneri ma è anche stato in grado nella sua carriera di vincere almeno un Gran Premio in ogni singola stagione disputata.
Ma allora, chi è "il capra" della Formula 1?”
Noi la risposta non riusciamo a trovarla e nemmeno i numeri, per ora, danno un risultato definitivo. Si potrebbe dire Schumacher e non si sbaglierebbe, Senna perchè è morto troppo presto quando avrebbe potuto vincere tutto, Vettel per i record di precocità che ancora detiene o Hamilton perchè domina e sta distruggendo tutte le barriere. Quello che è certo invece è che tutti hanno in comune due cose: un talento sconfinato e una monoposto spesso nettamente superiore alle altre. Perchè in Formula 1 non può esistere un GOAT, “un capra” senza parlare della sua o delle sue monoposto. Ma quella è un’altra storia che vi racconteremo, numeri, linee e curve alla mano, un’altra volta.