Sono trascorsi 5 anni dall'incidente di Michael Schumacher sulle nevi di Méribel, era il 29 dicembre del 2013. Molte le speculazioni, poche le notizie ufficiali, filtrate nel tempo attraverso la famiglia e la manager Sabine Kehm, circondati dall'affetto degli amici e di milioni di fan ferraristi che ripongono in Vettel e ora anche nel figlio di Schumi, Mick, le speranza di rivedere la Rossa sul tetto del mondo, come ai tempi dell'amatissimo "Kaiser"
"Allora Schumi, come vedi quest'Italia ai Mondiali?". Il vecchio Kaiser se la ride: "Perché, ci sarete anche voi?". Non solo, gli Azzurri lo vinceranno pure quel Mondiale. E in Germania, a "casa" di Schumacher. Che si era lasciato andare in perfetto (quasi!) italiano a una battuta - sacrosanta, siamo in piena Calciopoli - contagiato a distanza dal sardonico Fiorello in modalità radiofonica. Era il giugno del 2006 e il pilota tedesco si apprestava a chiudere la sua fantastica avventura alla guida della Ferrari, che aveva riportato alla gloria dopo oltre due decenni senza vittorie. Cinque titoli iridati consecutivi e un numero infinito di record - alcuni dei quali infranti in seguito dall'erede designato Sebastian Vettel -, una striscia cominciata con il Campionato Costruttori del 1999, proprio nell'anno in cui un altro Schumacher veniva al mondo: Mick, che, come il papà, si appassionerà presto ai motori. Ma anche al pallone, e allo sci. Era con lui quella mattina del 29 dicembre di 5 anni fa a Méribel quando Michael - in vacanza con la famiglia nel suo chalet a Les Brames, sulle Alpi francesi - scivolò e battè la testa su una roccia innevata durante un fuoripista. Alle 11.07, l'ora del dramma: Schumi viene prelevato da un elicottero e ricoverato d'urgenza - già in coma - al Centre Hospitalier Universitaire di Grenoble, dove viene sottoposto a due delicatissime operazioni per tamponare il trauma cranico e l'emorragia cerebrale. Al suo capezzale, oltre alla moglie Corinna e ai figli Mick e Gina Maria - futura campionessa di equitazione, come la mamma - anche il professor Gerard Saillant, tra i luminari in materia neurochirurgica, volato in un lampo da Parigi per l'intervento.
La pista di Méribel, sulle Alpi francesi, dove la mattina del 29 dicembre 2013 Michael Schumacher ha subito l'incidente (foto Getty)
Ma cosa è successo veramente?
Con i familiari, a vegliare su Michael, il presidente della Fia - e amico di sempre - Jean Todt e la fedelissima manager, quella Sabine Kehm che da qui in avanti sarà l'unico punto di contatto tra Schumacher e l'esterno: i media, le speculazioni e le continue smentite, la disperazione dei tifosi, che affollano e colorano di rosso-Ferrari già dalle prime ore del ricovero il piazzale antistante l'ospedale. Nel pomeriggio la primissima nota ufficiale dell'entourage, inviata alla Bild: "Indossava un casco e non era solo. Vi chiediamo di comprendere che non possiamo fornire in continuazione informazioni sul suo stato di salute". Sono ore di angoscia, riempite dai giornali con le ipotesi più fantasiose sulla dinamica dell'incidente, su cui la Gendarmerie apre un'inchiesta (chiusa il 17 febbraio) affidata al procuratore della Repubblica di Albertville Patrick Quincy, che assolverà i gestori degli impianti, escludendo la responsabilità dell'azienda dove Schumacher noleggiò l'attrezzatura ("La segnaletica - concluse Quincy - la distribuzione dei paletti e le indicazioni relative ai limiti del tratto sciabile sono in linea con le norme in uso in Francia"). Sul casco era montata anche una telecamerina (una "action cam", finita anch'essa successivamente sul banco d'accusa) che potrebbe ora rivelarsi fondamentale per la ricostruzione dei fatti.
Il 31 dicembre la conferenza stampa congiunta della Kehm e dell'equipe medica per far luce sull'accaduto: "È stata una catena di circostanze negative e sfortunate che ha provocato l'incidente - annuncia la portavoce - e non è vero che andava a tutta velocità. Michael stava sciando su neve fresca tra due piste, una rossa e una blu (Chamois e Biche, ndr), aveva appena aiutato un amico a rialzarsi dopo una caduta. In una curva ha preso un sasso sotto lo sci che lo ha sbalzato in avanti contro una roccia. La famiglia è presente e ovviamente sotto shock, c'è preoccupazione ma anche la speranza che ce la faccia, ma la situazione resta critica". L'ultima parola è di Saillant: "Non possiamo dire che è fatta, ma sta un po' meglio di ieri. Sarebbe disonesto parlare del futuro, cosa succederà domani, tra 6 mesi o tra 2 anni".
Lo sci, insieme al calcio, era una delle grandi passioni sportive di Schumi (foto Getty)
Il risveglio dal coma, il furto della cartella clinica e il ritorno a casa
Il 3 gennaio, Michael - che si era ritirato definitivamente dalle corse nel 2012 dopo il triennio alla Mercedes - compie 45 anni e gli attestati d'affetto dei fan e di tutto il mondo dello sport sono davvero commoventi. Nelle settimane a venire le notizie trapelano sempre più col contagocce, in linea con il rispetto della privacy invocato dalla famiglia. Nell'ordine:
- 17 gennaio: "Le condizioni restano stabili"
- 30 gennaio: "I sedativi somministrati sono in diminuzione per iniziare un processo di risveglio che potrebbe durare a lungo".
- 6 febbraio: "Schumacher non è morto", l'ospedale di Grenoble smentisce le voci del decesso circolate su Twitter.
- 12 marzo: la Kehm parla di "piccoli segnali incoraggianti". "Siamo e restiamo fiduciosi che Michael si risveglierà".
- 4 aprile: Schumacher "ha momenti di coscienza e di veglia".
Così fino al 16 giugno, quando la manager rivela che Schumi "non è più in coma e si appresta a lasciare l'ospedale di Grenoble", trasferito in ambulanza al centro di riabilitazione dell'ospedale universitario del Vaud a Losanna, in Svizzera. A corollario una storia inquietante: un anonimo offre ai media i files contenuti nella cartella clinica di Schumacher in cambio di 50mila euro; rintracciato il 5 agosto, si impicca nella prima notte in cella a Zurigo: lavorava per la società che aveva portato l'ormai ex pilota a Losanna, arrestato perché sospettato del furto dei dati. Finalmente, il 9 settembre, Michael può tornare a casa, a Gland, a due passi dal Lago di Ginevra, trasformata in una clinica specializzata per le cure - costosissime, ça va sans dire - cui dovrà sottoporsi per la riabilitazione, in questa silenziosa lotta per la sopravvivenza.
Sabine Kehm, manager e portavoce storica di Schumacher (foto Getty)
Mick & Seba
Se le news dalla residenza blindata degli Schumacher si fanno via via meno frequenti, negli stessi giorni in cui il tedesco ritrova la serenità della sua dimora, il figlio Mick fa parlare di sé per le imprese al Mondiale di kart, secondo nella categoria KF junior. Corre con il cognome della madre (Betsch), ma è impossibile non accorgersi del suo talento, che nel 2015 lo lancia in Formula 4. E sotto il segno del 4 (come i titoli conquistati fin lì in F1 con la Red Bull) si presenta a Maranello il nuovo pilota della Ferrari, per tutti il nuovo Schumi, che di cognome fa semplicemente Vettel, ma i paragoni - per certi versi legittimi - si sprecano. Chiamato a riportare il Cavallino agli antichi fasti, arrivato nella scuderia modenese a 27 anni e campione in carica, proprio come Schumacher, che gli aveva anticipato - in tempi non sospetti - cosa l'avrebbe atteso semmai avesse guidato una Rossa: "Mi disse che avrei trovato un'atmosfera e un entusiasmo fuori dal comune - rammenta Seba - e mi sembrò un sogno. Che oggi si è avverato".
Mick Schumacher e Sebastian Vettel durante una partita di beneficenza a Mainz tra la Nazionale Piloti e la Nowitzki All Stars, proprio in onore di Schumi (foto da Instagram)
2015 - Le lacrime di Arrivabene per l'sms di casa Schumacher
Con Vettel sbarca in Emilia anche il neo team principal Maurizio Arrivabene ("Confermo, la prima volta che Sebastian è venuto a Maranello era davvero entusiasta come un bambino in un negozio di giocattoli") e che alla vigilia di Natale 2014 ricorda una vecchia chiacchierata con Schumacher: "Vettel era in Formula 1 da poco e Michael mi disse che forse lui sarebbe stato l’unico in grado di ripetere quello che aveva fatto lui". E se Schumi impiegò sei gare per il primo trionfo sulla Ferrari, Vettel fa centro al secondo tentativo, nel Gp della Malesia, il 29 marzo del 2015. Con tanto di sms di congratulazioni da casa Schumacher, inviato a Maurizio da Sabine Kehm, che aveva guardato la corsa insieme a Corinna: "Ho cercato di rimanere freddo per tutto il tempo - racconta Arrivabene alla Bild - poi un messaggio mi ha fatto piangere". E buone notizie arrivano anche sulle condizioni di salute del 7 volte campione del mondo, per bocca della stessa Kehm, alla fine di quel maggio: "Servirà moltissimo tempo per recuperare, sarà una lunga battaglia per lui e tutte le persone che gli sono vicine, ma siamo felici di annunciare che sta facendo continui progressi".
L'abbraccio tra il team principal della Ferrari Maurizio Arrivabene e Sebastian Vettel dopo la prima vittoria del pilota tedesco sulla Rossa, nel 2015 in Malesia (foto Getty)
2016 - Anche Papa Francesco prega per Schumi
Il record di podi (13) alla prima annata con la Ferrari non basta a Vettel, che deve arrendersi allo strapotere di Lewis Hamilton e dell'altra Mercedes di Nico Rosberg. Intanto, a un mese dall'inizio della nuova stagione, il 17 febbraio del 2016 - a margine dell'inaugurazione di una mostra dedicata a Schumi, a Marburg, in Germania - riecco la manager Sabine: "Spero che, con un continuo supporto e pazienza, possa essere di nuovo con noi. In giorni come questo è bene ricordarsi di lui, è il pilota di maggior prestigio nella storia. Non è qui e ci manca, ma sappiamo quanto è successo e non possiamo cambiarlo". Qualche settimana prima, Jean Todt - in visita da Papa Francesco per un incontro sulla sicurezza stradale - confessa a Radio Vaticana: "Ho chiesto al Pontefice se volesse fare una preghiera per Michael e ha accettato di buon grado". Anche Vettel ha sempre un pensiero per il suo "maestro", intervistato dalla Bild in occasione del Gran Premio di Germania, il 31 luglio: "Ha subito un destino brutale, ma la speranza non muore mai. Chi gli è vicino da sempre sa che è un lottatore. Non dobbiamo mai smettere di credere che possa riprendersi".
2017 - Mick è maggiorenne: "Se ho un idolo? Mio padre!"
Soffiano venti di primavera a Gland: il 22 marzo del 2017 Mick spegne 18 candeline, il piccolo di casa ormai s'è fatto uomo. Dopo la gavetta in F4 (impreziosita da 5 successi e il secondo posto finale sia nel campionato tedesco che in quello italiano) è giunto il momento di fare il salto in Formula 3 con la vicentina Prema Powerteam. E per la prima volta dall'incidente di papà si confida in un’intervista, a Rtl.de: "Voglio diventare campione del mondo in Formula 1, non credo sia un desiderio insolito per un giovane pilota. Il mio idolo? Mio padre. Semplicemente perché è il migliore, e io voglio seguire il suo esempio". E chissà che orgoglio, se il babbo l'avesse visto a Spa per il giro d'onore sulla Benetton B194 con cui vinse il primo titolo mondiale della sua carriera nel 1994.
Mick vince a Spa-Francorchamps la sua prima gara in F3, nello stesso circuito in cui papà Michael aveva firmato il suo primissimo successo in F1 (foto da Instagram)
2018 - Il trionfo di Mick, la rivelazione di Todt: "Ho visto il Gp del Brasile con Michael"
Niente di paragonabile al "regalo" che gli farà lo scorso agosto e sempre a Spa-Francorchamps, dove Mick vince la sua prima gara in Euro Formula 3 lanciandosi alla conquista del titolo europeo, ma già proiettato alla F2 e alla Race of Champions 2019 in coppia con Vettel, ancora sulle orme del papà, che il prossimo 3 gennaio compirà 50 anni, celebrati al Museo Ferrari con una mostra speciale e dalla Fondazione Keep Fighting con il lancio della Official Michael Schumacher App. Ma il regalo più bello per tutti gli appassionati è stata la rivelazione - ancora a Rtl.de, a ridosso di Natale - di Jean Todt: "Sono sempre cauto quando dico qualcosa, ma è vero che ho visto il Gp del Brasile in Svizzera con Michael Schumacher".
Michael e Corinna Schumacher con Jean Todt negli anni d'oro della Ferrari (foto Getty)