Formula 1, Mick Schumacher: "Mio padre Michael il migliore di sempre in questo sport"

Formula 1

Il 21enne pilota tedesco, che debutterà in F1 con la Haas il 21 marzo a Melbourne, non teme i paragoni con il grande Michael. Il 29 dicembre sono sette anni esatti dall’incidente sulle nevi di Meribel, stavano sciando insieme padre e figlio. Il ruolo fondamentale della madre Corinna: “E’ la mia interlocutrice numero uno”. Le parole del giovane pilota alla Bild

LE PAGELLE DEL 2020

Essere uno Schumacher. Per il giovane Mick il peso del cognome è da sempre enorme ma con la dolcezza che caratterizza il suo sorriso ammette che vale soprattutto l’orgoglio di portarlo.  “Non mi preoccupo per niente, non mi infastidiscono i paragoni e i confronti con lui. Per me mio padre è stato il migliore che ci sia mai stato in questo sport, perché mai dovrei prendere le distanze da lui?”, ha dichiarato con tono perentorio alla Bild. A 21 anni è un piccolo uomo in costruzione, chi lo conosce bene lo descrive come gentile, educato, a tratti timido ma molto determinato, un grande lavoratore. “Il mio obiettivo è imparare e capire il più possibile. Voglio crescere in fretta. Non mi faccio intimorire dai nomi dei big come Hamilton, Alonso e tutti gli altri. Hanno fatto cose gigantesche in F1 ma in fin dei conti sono esseri umani anche loro. Io so che bisogna imporsi, dare il massimo e guidare nella maniera più dura, seppur leale, possibile”. E’ un figlio di papà che non se la tira, nemmeno adesso che è diventato campione di Formula 2, è sempre equilibrato, non ha uscite da sbruffone, non proclama di voler vincere sette volte il titolo mondiale piloti come il padre, magari lo sogna – nel silenzio del suo cuore – ma per il momento si sente grato di essere tra i venti piloti del Mondiale 2021 di F1 che inizierà il 21 marzo a Melbourne. Lui sarà al debutto al volante di una monoposto del team Haas. “So già che sarà molto emozionante. Non vedo l'ora di affrontare la sfida, preparare quella gara e lavorare con il team. Mia mamma sarà felicissima. Lei è la mia interlocutrice numero uno”, conferma il 21enne pilota tedesco. “E’ stata la prima a sapere della mia promozione in F1, mi ha detto che sapeva già questo momento sarebbe arrivato. E’ sempre stata fiduciosa e in realtà ha sempre avuto ragione lei”.

Il 29 dicembre 2013 stavano sciando insieme, padre e figlio

La dolce e ferrea Corinna, la donna che dal 2013 continua a difendere strenuamente la serenità della famiglia e soprattutto la privacy sulle condizioni del marito. Il 29 dicembre saranno sette anni dal tragico incidente sulle nevi di Meribel, sulle Alpi francesi, un tratto di neve fresca tra una pista rossa e una blu, un sasso nascosto che finisce sotto lo sci e Michael che viene sbalzato in avanti finendo contro una roccia. Il giovane Mick c’era, ha visto tutto, era con lui. Aveva 14 anni e stavano sciando insieme, padre e figlio con un gruppo di amici. Come sta il Kaiser Schumacher, che compirà 52 anni il prossimo 3 gennaio.? Che progressi ci sono? Silenzio. Le notizie sul fuoriclasse tedesco sono vincolate dal più stretto riserbo, è la richiesta di rispetto che la famiglia ha sempre preteso. I pochi amici intimi che fanno visita al sette volte campione del mondo si contano sulle dita di una mano, tra questi c’è l’ex capo della Ferrari Jean Todt, attuale patron della FIA, che ha ammesso pubblicamente le visite a Michael senza svelare ulteriori particolari. Tutte le altre voci o indiscrezioni vengono silenziate dall’entourage di Schumacher, anche a costo di querele legali come accaduto nei casi più gravi e vergognosi di sciacalli che si sono insinuati per scattare e rivendere foto o video. 

Gli insegnamenti di papà Michael

Per evitare pressioni, per arginare l’etichetta del “raccomandato” il figlio del grande Michael è sempre stato protetto da un fortezza inespugnabile tutta al femminile. C’è mamma Corinna che non lo lascia mai solo, si divide tra gli impegni di Mick e quelli della sorella Gina Maria quando gareggia a cavallo. Altra presenza indispensabile è Sabine Kehm che di Schumacher senior è stata la portavoce fin dal 1989 e che Mick oramai considera come una sorella maggiore. Le prime gare nelle categorie minori le ha corse con il cognome della mamma, per tutti era Mick Betsch e basta, alla ricerca di un minimo di anonimato, poi ha deciso di non nascondersi più. Ha fatto tesoro degli insegnamenti del padre, e quando Michael dal 2013 non ha potuto più parlargli come faceva prima, lui ha continuato a curare con amore i dettagli, perché da figlio così ha imparato. Sempre riservato, le parole le dosa ma sa usarle bene quando deve difendersi. E’ accaduto di recente dopo la prima giornata di test ad Abu Dhabi con il team Haas, reduce da 125 giri ma senza un grande riscontro cronometrico ha risposto a chi gli obiettava che suo padre sarebbe stato più veloce: “Alla fine sono io che guido la macchina, non è il mio cognome. Voglio seguire il mio percorso come voleva mio papà”.  Et voilà, la determinazione di chi sa cosa sta facendo e soprattutto perché lo sta facendo, con le proprie capacità. Più che un cognome pesante, il suo è un marchio di fabbrica. 

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