Hamilton si racconta a Sky, on demand due speciali: "Call me Lewis" e "100 volte Lewis"
100 vittorieIn Russia Lewis Hamilton ha tagliato il traguardo delle 100 vittorie in Formula 1 e SkySport gli dedica 2 speciali, in onda su Sky Sport F1 e già disponibili on demand: "100 VOLTE LEWIS", per rivivere tutti i suoi successi, dal primo all'ultimo; e "CALL ME LEWIS", una chiacchierata a 360 gradi del sette volte campione del mondo con Federica Masolin e Davide Valsecchi. Qui l'intervista integrale
In Russia è arrivata la vittoria numero 100, rafforzata dal sorpasso su Verstappen in testa al Mondiale. Lewis Hamilton non si ferma, continua ad aggiornare record su record, riscrivendo la storia della Formula Uno.
Per celebrare il grande traguardo raggiunto, Sky Sport dedica due speciali al sette-volte campione del mondo, già disponibili on demand: "100 volte Lewis", una spettacolare carrellata di tutti i suoi successi, dal primo in Canada nel 2007, al centesimo (l'ultimo, per ora...) conquistato a Sochi, e "Call me Lewis", un'intervista, anzi una chiaccherata, con Federica Masolin e Davide Valsecchi, in cui il fuoriclasse di Stevenage ha toccato vari argomenti, fuori e dentro la pista.
Per prima cosa è un grande onore per noi fare due chiacchiere con te. Lo dicevamo con Davide, "sai che tra 10 anni potremo raccontare ai nostri figli che abbiamo fatto due chiacchiere con la leggenda Lewis Hamilton?"
Grazie, ma non mi sembra di essere una leggenda. Sono ancora coinvolto,
cerco di essere il migliore in ogni weekend. Non è mai semplice. Cerco sempre di affinare ed essere creativo col setup della macchina, ad ogni weekend, ad ogni gara, in ogni stagione. Ma lo apprezzo, grazie per le belle parole.
Dove trovi la forza di sognare, adesso che sei sette volte campione del mondo? Hai ancora sogni da realizzare nella tua vita?
Sicuro, certamente ne ho. Non dovresti mai smettere di sognare, giusto? Ogni hanno faccio una lista di cose che voglio ottenere, forse ne ho provate dieci e ottenute due. Oppure solo una! Perciò alcune cose finiscono nella lista del prossimo anno, ma il sogno è più o meno sempre lo stesso, ogni anno...
Essere il migliore!
Sì... e il sogno che mi spinge quest'anno è rendere questo sport più aperto, più inclusivo, un nuovo percorso dedicato ad ingegneri e altre persone che, altrimenti, non potrebbero nemmeno sognare di far parte di questo sport. Vorrei che tutti i team ne fossero parte. Viviamo in un mondo dove molte persone sono all'oscuro di ciò che accade e altre persone pensano che se qualcosa non ti riguarda, non devi fare nulla. Viviamo in un mondo dove è importante far sentire la propria voce. È pazzesco sentire certe notizie, come la limitazione dei diritti delle donne sull'aborto negli Stati Uniti, è folle, non trovate? E anche se come uomo non mi riguarda direttamente, è giusto parlarne. È giusto dare il proprio supporto e far parte di una generazione che spinge per il cambiamento. Questo si può fare per qualsiasi argomento, come il cambiamento climatico e i diritti umani.
Parlando della tua situazione. Sei stato il primo pilota di colore in F1, poi sei diventato campione del mondo. E poi ancora e ancora campione... fino ad essere uno dei migliori nella storia di questo sport. Significa qualcosa di diverso per te?Raggiungere un risultato così importante. Pensi sarai di ispirazione per i giovani piloti? E quanto era necessario questo nel motorsport in generale?
Sono nelle corse da tanto tempo, ma non ho mai capito del tutto perché fossimo solo io e mio padre. A volte c'era anche mio fratello. Anche se non ci pensavo di continuo, sapevo che eravamo diversi. Quando alla fine di una stagione avevo vinto il titolo, sentivo l'enorme felicità e il privilegio di essere campione, ma poi? Cosa te ne fai del titolo? All'improvviso hai l'attenzione di tutti addosso. Cercavo di capire qual era il mio scopo, per quale ragione guido come so fare. Qual è la ragione per cui
sono chi sono e sono il più forte in questo sport. L'anno scorso mi sono ritrovato in questo. Se mi aveste chiesto per cosa volessi essere ricordato, non avrei saputo dire quale sarebbe stato il mio lascito. Ma poter aiutare le persone è la cosa che mi rende davvero orgoglioso. Non è solo questione di vincere gare e campionati, ma di muovere l'ago (della bussola, ndr) anche di un solo millimetro, perché sulla lunga distanza la differenza può essere enorme. Pensando a tutti gli anni trascorsi, mi sento come un sassolino: quando getti un sassolino nello stagno, crea attorno delle onde concentriche. È qualcosa che ho sempre voluto essere. Se riesci ad avere un impatto
anche solo su una persona, a spingerla per fare qualcosa di meglio nella vita, alla fine il tuo tempo qui sarà valso la pena.
Questo è fare la differenza. Cosa serve per rendere il motorsport aperto alla diversità? Nel 2021 stiamo parlando di diversità in F1, il vertice dello sport mondiale, conosciuto ovunque.
Serve tenere viva questa discussione. Si potrebbe dire che l'anno scorso era "trendy" parlare di diversità, ma bisogna far seguire alle parole le azioni. Bisogna continuare a parlarne. Per esempio con Jean Todt, al vertice della FIA. Ma anche con Stefano Domenicali, continuando a parlarne e stringendo nuove alleanze, perché non esiste persona che possa fare questo lavoro da solo. Lo si deve fare assieme. Non bisogna avere paura di parlarne. Qui nel paddock ci sono molti più uomini che donne, posso solo immaginare che per te (riferendosi a Federica Masolin, n.d.r.) sia più dura...
Con Davide, di sicuro!
Sì e bisogna parlare di questo! A volte è difficile vedere certe cose. Quando l'anno scorso sul podio Stephanie Travers è salita insieme a me, ho ricevuto tanti messaggi, persino dalla mia cuginetta, che dicevano "Non sapevo ci fosse posto per le donne ingegnere, in particolare di colore!". È necessario rendere certe cose visibili e parlarne.
Credo sia molto importante il fatto che tu possa mostrare al mondo come puoi esprimerti, attraverso la musica, insieme al tuo cane...È importante vederti come persona, con tutti i tuoi interessi al di fuori della F1...
Grazie! Siamo tutti esseri umani, no? Ho incontrato alcune delle persone più famose del mondo e capito che anche loro sono solo esseri umani. Cerchiamo tutti di navigare attraverso questa folle vita, con i suoi alti e bassi, cercando di fare il meglio possibile. Per essere al meglio nel mio lavoro trovo molto importante avere interessi al di fuori, perché la F1 è uno sport di grandi ascese e rapide cadute, come le montagne russe. Cercare di essere creativo è la parte della vita che mi godo di più.
Non sono bravo al pianoforte, ma sto imparando e amo pensare a tutti questi tasti e immaginare come metterli assieme per creare qualcosa di bello. Voglio migliorare la mia voce per creare qualcosa. Ho provato la boxe per mantenere il mio corpo nella miglior forma possibile.
Davide vorrebbe imitarti...
Ogni anno che passa diventa più difficile, lo so... Cerco sempre nuove sfide, questa è la chiave. Se ti mantieni sempre allo stesso livello, dopo un po' puoi annoiarti, ma per qualcuno va bene così.
Parlando di corse, nel corso degli anni hai avuto varie rivalità, con piloti fantastici: Alonso, Vettel, Max Verstappen e Nico Rosberg, anche Bottas. Qual è il più grande di loro? Chi ti ha fatto soffrire di più?
Onestamente dipende dal momento della vita in cui mi trovavo. Quando ero solo un ragazzo ho incontrato Alonso, ero entusiasta e talentuoso, ma non sapevo gestire tutto. Poi mi sono trovato in posizioni diverse con Kovalainen, con Jenson (Button, n.d.r.) e con Nico (Rosberg, n.d.r.). Ho imparato cose diverse da ciascuno di loro. Ognuno era una sfida, non si può mai ignorare il compagno di squadra, perché imparerai da lui o viceversa. Si possono fare errori. Non cambierei nulla del mio viaggio al loro fianco, nel bene o nel male. Da poco ho fatto un commento sul mio attuale compagno di squadra e ho detto che è stato il miglior compagno di squadra,
ma bisogna vedere cosa significa questa definizione. Siamo in uno sport dove si cerca di vincere due diversi campionati, entrambi cerchiamo di vincere il titolo piloti, ma il nostro lavoro è vincere anche il titolo costruttori, per cui bisogna lavorare insieme. Per la prima volta ho avuto un compagno di squadra con il quale davvero comunicavo. "Sai ho provato questo...", "Ho avuto questa sensazione" ... Senza nasconderci nulla, cercando di migliorarsi a vicenda, aiutandoci l'un l'altro ad essere la nostra miglior versione. Non era mai successo con altri piloti, prima. È qualcosa di unico. E come essere umano è fantastico, una volta usciti dalla pista si parla come gentlemen. Nessun trucchetto.
Cosa ne pensi della nuova generazione? George Russell sarà al tuo fianco, il prossimo anno.
Ci sono dei talenti eccezionali nella nuova generazione.
Molto simili a te quando eri giovane...
Sì, esatto! L'ho capito perfettamente... È qualcosa di esaltante per lo sport. Vale per me, per Bottas, per Vettel...Per me è fantastico sia per il movimento, sia perché posso domandarmi: "Come posso reggere la sfida di questi ragazzi?".
Perché hai dieci anni più di loro...
Sì, sono molto più vecchio... Non hanno paura di niente, sono in grande forma, mi piace guardarli guidare, spero che potrò meritare ancora il mio posto qui, poter rispondere loro nella maniera più efficace possibile. Sono concentrato su questo.
Parlando della Formula 1 del prossimo anno, ti senti un po' preoccupato che - perdonami - la tua età possa essere un po' uno svantaggio, rispetto a tutti questi giovani piloti? Perché le nuove regole rendono necessario adattarsi e sulla carta i giovani lo fanno più velocemente. Questo ti spaventa o no?
Onestamente non mi spavento per questo. Guardando al prossimo anno, è probabile che le prestazioni delle auto siano più ravvicinate. Le gare saranno più intense, perciò l'abilità di guida potrà avere un grosso peso. Ed è per questo che voglio rimanere in F1, perché sarà davvero un'opportunità per mostrare le mie abilità. Nel nostro sport non è così semplice, qualche volta c'è l'occasione di sorpassare, ma nemmeno così tante. Questo è il motivo per cui sono entusiasta. E credo che il mio spirito possa aiutare il team a fare dei progressi, perché so di cosa ho bisogno dall'auto e dove devono andare le prestazioni. Spero di essere importante in questo senso e di essere parte della crescita di Russell, che sarà accanto a me. Lui è già velocissimo ma sicuramente imparerà da me perché sono in F1 da più tempo. E anche io potrò imparare da lui. Non ho remore a imparare da qualcuno di più giovane. Non ho timori, voglio solo vincere. Credo che quando si invecchia si debba lavorare di più sul fisico, ci deve allenare di più. Quando si è giovani te ne basta meno.
Niente pizza tutte le sere?
Sì, quando da giovane venivo a Monza per la GP2 potevo mangiare pizza, pasta, gelato...
E adesso?
Adesso non posso farlo! Si fermerebbe tutto qui (indica l'addome, n.d.r.) ... e qui (indica i fianchi, n.d.r.)! È più complicato adesso!
C'è mai stato un momento in cui hai pensato: "Ok, ne ho abbastanza, voglio lasciare, voglio vivere la mia vita in un altro modo, ho vinto abbastanza titoli". Oppure no?
Mi capita spesso quel pensiero. È come un'onda.
Allora sei umano?!
Sì, va e viene, ci sono state tante occasioni negli ultimi quattro, cinque anni in cui non sapevo se avevo ancora voglia di provarci, sacrificarmi con gli allenamenti a discapito della vita personale. Ci sono altre cose che mi piace fare. Tante cose che vorrei provare. Ma d'altra parte mi dico che sono così fortunato a fare questo lavoro. In un arco di tempo piuttosto lungo, la carriera in macchina diventa solo una piccola parte, c'è tanto tempo per ritirarsi. È questione di trovare l'equilibrio. Mi dico che se sono ancora affamato e mi alleno come da ragazzo, cosa che sto facendo, e se ancora ottengo grandi risultati...
E sei ancora velocissimo!
...E ancora affamato... sì! Se dovessi ritrovarmi più lento, senza forza per allenarmi, e demotivato, allora saprò che sarà il momento di smettere.
Qualche volta ti senti sorpreso da te stesso?
Sì! Molte volte! Sia nelle gare in cui partivo da dietro che in quelle dalla testa, molte, molte volte. Non credo sia una cosa brutta.
E ti sorprende il fatto che i tifosi della Ferrari vogliano vederti in rosso?
Per tanti anni, quando sono venuto a Monza, camminando accanto ai tifosi... potevo sentire che dicevano "Vieni in Ferrari!". Questo mi scaldava il cuore, ma è abbastanza incredibile che non abbia mai guidato per Ferrari in tanti anni. Perché è un sogno per chiunque, un traguardo da raggiungere. Non è mai stato davvero possibile e non saprò mai del tutto con precisione perché. Auguro loro il meglio e nel mio prossimo futuro continuerò a impedire loro di vincere il mondiale (ride, n.d.r.). Ho visto le foto dei loro piloti e il rosso è sempre il rosso. Ho un paio di Ferrari, a casa. Posso guidare quelle, ma non la Ferrari F1.