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F1, l'analisi tecnica del GP del Brasile: vince Hamilton e riapre la corsa al titolo

Formula 1

Cristiano Sponton

Dopo il GP del Brasile la corsa al titolo mondiale di Formula 1 è ancora più incerta. Nonostante diverse penalità Lewis Hamilton è riuscito a conquistare la vittoria e ha così ridotto il gap dal rivale stagionale Max Verstappen. L'analisi tecnica e i momenti chiave della gara a Interlagos

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In Brasile si pensava che Verstappen avesse la possibilità di dare un colpo da Ko ad Hamilton ma così non è stato. Il campione del mondo, squalificato dopo le qualifiche per un irregolarità sull’ala mobile, ha recuperato fino al quinto posto nella sprint Qualyfing. In gara è partito in decima posizione per la sostituzione del motore endotermico (penalità di 5 posizioni in griglia)  ed è riuscito comunque ad ottenere la vittoria. Ora il gap tra i due nella classifica mondiale è di 14 punti con il team anglo tedesco che è riuscito ad allungare nella classifica costruttori (+ 11 punti) grazie anche al terzo posto di Bottas.

 

Dove ha fatto la differenza la Mercedes?

Quello di Interlagos doveva essere un tracciato che andava ad esaltare le caratteristiche della RB16B ma così non è stato. La Mercedes W12, fin dalle prime prove libere, è sembrata avere qualche decimo di vantaggio sulla vettura di Milton Keynes. Quello che ha sorpreso è stata la velocità della W12 di Hamilton sul dritto. Pur utilizzando un’ala posteriore più scarica rispetto alla Red Bull riusciva ad essere 15 km/h più veloce. Su questo gap di velocità ha sicuramente influito l’utilizzo di un endotermico fresco ma non si può spiegare solo con questo fattore un delta così grande. Si può ipotizzare che abbiano deciso di utilizzare una mappatura della Power Unit molto spinta che, almeno in questo fine settimana, ha fatto una grande differenza. Nel box Red Bull, invece, pensano che ci siano altri fattori che permettono alla W12 di “volare” sul dritto. Newey e company sono convinti che gli anglo-tedeschi abbiano un’ala posteriore che tende ad abbassarsi quando si raggiungono i 260 km/h e questo permette loro di diminuire la resistenza all’avanzamento. In casa Mercedes non temono una protesta della Red Bull in quanto sono convinti della regolarità della loro soluzione. 

I top team hanno optato per una doppia sosta

L’innalzamento delle temperature ha spinto i top team ad optare per una strategia a doppia sosta. Mercedes e Red Bull hanno preferito effettuare un doppio stint con hard e uno con media mentre Ferrari ha preferito usare due treni di medie per utilizzare le hard solo in quello terminale. Tra i piloti di testa il primo a fermarsi è stato Hamilton il quale, impegnato nella sua rimonta, ha stressato molto i suoi pneumatici specialmente quelli posteriori. Pneumatici posteriori che sono andati in over-heating portando così la sua W12 ad avere tanto sovrasterzo. Hamilton, al momento del pit stop, aveva un gap di oltre 4 secondi nei confronti di Verstappen ma il pit stop ha spinto immediatamente gli uomini della Red Bull a reagire. Se non avessero reagito così velocemente il pilota olandese avrebbe perso sicuramente la leadership della gara in quanto la potenza undercut è risultata maggiore di quanto ci si aspettava perché il degrado, viste le alte temperature della pista, è stato maggiore rispetto alle aspettative. Tra i piloti di testa l’unico a non "pittare" in queste fasi di corsa è stato Bottas il quale è stato richiamato ai box qualche giro più tardi in regime di Virtual Safety Car. Questo ha permesso al pilota finlandese di recuperare la posizione su Perez. Hamilton, in questo secondo stint di gara, è sembrato avere un passo decisamente migliore rispetto a Verstappen ma non è mai stato in grado di attaccare il pilota olandese. Verstappen è stato molto abile a sfruttare la velocità della sua vettura nel settore centrale. In questo tratto di pista riusciva sempre a guadagnare qualche decimo di secondo che gli garantiva un gap su Hamilton superiore al secondo e ciò non permetteva al campione del mondo di sfruttare l’ala mobile. Al giro 41, Verstappen, per proteggersi da un’eventuale undercut di Hamilton ha anticipato la seconda sosta. Il pilota olandese messo sotto pressione dal campione britannico ha accusato un degrado anomalo degli pneumatici dovuto non solo alle temperature alte ma anche al setup aerodinamico scelto. Per contrastare lo strapotere sul dritto della Mercedes ,in casa Red Bull, avevano deciso di scaricare l’ala posteriore perdendo qualche punto di carico che gli ha creato dello scivolamento eccessivo nel tratto guidato. Al muretto anglo-tedesco hanno reagito in ritardo fermando Hamilton due giri dopo. Sulla carta questa è stata una mossa senza troppa logica visto che questa decisione gli ha fatto perdere oltre un secondo. Ma in casa Mercedes, da quello che si è capito dopo la gara, sapevano delle difficoltà alle gomme di Verstappen e il loro obiettivo era quello di far anticipare la loro sosta in quanto erano convintissimi che Hamilton avrebbe avuto la velocità per scavalcarli in pista. Così è stato, infatti, il campione britannico ha attaccato Verstappen riuscendo a sorpassarlo e in pochissimi giri è riuscito a costruire un gap piuttosto elevato a dimostrazione della superiorità in Brasile del pacchetto Mercedes su quello Red Bull. 

Ferrari consolida il terzo posto in classifica costruttori

La Rossa in questo fine settimana ha raccolto 19 punti contro 1 della McLaren. In classifica costruttori il vantaggio è di ben 31,5 punti e, visto in trend di queste ultime gare, sarà difficilissimo per il team di Woking recuperare. Il nuovo sistema ibrido ha sicuramente portato un vantaggio che si sta vedendo specialmente nel recupero fatto sui team di centro classifica visto che, dati alla mano, non si vede nessun recupero nei confronti di Mercedes e Red Bull. Se analizziamo il gap chilometrico tra Ferrari e McLaren possiamo notare che, fino a Monza, regnava un certo equilibrio tra le due vetture con la MCL35M che aveva un piccolissimo vantaggio sulla vettura italiana. Con l’introduzione del nuovo sistema ibrido questo equilibrio non c’è più stato e si vede un chiaro vantaggio del team italiano.

 

In pochissime gare c’è stato un recupero di ben 38 millesimi a chilometro che equivalgono a 2 decimi scarsi se consideriamo un circuito di lunghezza media di 5 chilometri. In Brasile, la SF21, non ha avuto rivali nel “Gp degli altri” ed è stata costantemente più veloce di McLaren e Alpha Tauri. Nel box di Maranello hanno creduto molto nella gomma media e questa scelta ha sicuramente dato degli ottimi riscontri in pista. Con la media la SF21 ha dimostrato di avere un buon passo mentre ha sofferto leggermente con la hard. Il fattore affidabilità sarà molto importante in queste ultime gare e da questo punto di vista la power unit italiana sembra ben messa, come sottolineato anche da Mattia Binotto.