Poco prima della fine delle prime libere a Jeddah, una colonna di fumo si è alzata al cielo: le prime ricostruzioni parlano di un attacco da parte dei ribelli sciiti dello Yemen a un impianto petrolifero di Aramco. Si è sentita una forte esplosione ed è scoppiato un incendio. Vertice tra la Formula 1 e le autorità competenti, che hanno confermato le Libere 2: alle 20 italiane nuovo colloquio
Momenti di grande tensione a Jeddah, dove in questo weekend corre la Formula 1. Poco prima della fine delle prime libere del GP dell'Arabia Saudia, infatti, una colonna di fumo si è alzata al cielo: le prime ricostruzioni parlano di un attacco per colpire gli impianti petroliferi di Aramco, partner globale dal 2020, con marchi a bordo pista e sponsor principale sia del Gran Premio degli Stati Uniti che, da quest'anno, dell'Aston Martin. Si è sentita una forte esplosione sarebbe stata causata da un razzo lanciato dai ribelli ed è scoppiato un incendio. E' accaduto a poco più di 20 chilometri dal circuito.
Aerei militari sulla città, la F1 attende indicazioni
Aerei militari si sono alzati in volo sopra alla città. Sui social i primi video impressionanti sull'accaduto, ma si attandono ancora ricostruzioni certe sull'accaduto. La Formula 1 è rimasta in attesa di indicazioni da parte delle autorità competenti e dopo un incontro la seconda sessione di libere si è corsa regolarmente. Cancellata la media sessione del venerdì, in programma un'altra riunione nella serata di Jeddah, in cui saranno presenti anche i piloti.
La mappa: la distanza tra l'impianto colpito e il circuito di Jeddah
Non è il primo episodio, ma chi sono gli autori dell'attacco?
Già nei giorni scorsi si erano verificati eposodi analoghi. Gli autori degli attacchi sarebbero ribelli sciiti dello Yemen, gli houti, che nelle scorse settimane avevano lanciato droni e razzi verso l'Arabia Saudita. Attacchi intercettati dalle forze della difesa militare locale.
Il conflitto Arabia Saudita-Yemen: la storia
La guerra in Yemen dura da sette anni: cominciata nel marzo 2015, vede contrapposti da una parte i ribelli Huthi, sostenuti dall’Iran e in controllo della capitale Sana’a, dall’altra le forze lealiste appoggiate dall’Arabia Saudita e guidate dal presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi. Domenica la battaglia è sbarcata in Arabia Saudita, colpita da un fitto lancio di missili balistici e da un attacco condotto con almeno quattro droni, poi distrutti dalle forze locali. Tra queste, la regione di Jizan, in cui si trova Jeddah.