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F1, la Ferrari dopo Jeddah: la situazione e un incontro con Leclerc e Sainz al ristorante

Formula 1

Leo Turrini

Un incontro casuale con i due piloti della Rossa in un locale mitico. Quanto basta per capire alcune cose, a cominciare dal fatto che Carletto e Carlitos non molleranno un centimetro. Non c'è rassegnazione, ma non sarà facile salvare il salvabile. Ma quali sono i problemi della SF-23? Di sicuro Vasseur ha bisogno di tempo.  Il Mondiale torna tra due settimane a Melbourne in diretta su Sky Sport F1, Sky Sport Uno e in streaming su NOW

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Imbattersi per caso al ristorante, ovviamente il mitico Montana!, nei due Reduci di Gedda, alias Carletto Leclerc e Carlitos Sainz, beh, permette di comprendere al volo un paio di cose.

La prima, banalissima: la Ferrari non ha un problema di piloti. Questi due non molleranno. Il linguaggio del corpo, più ancora delle parole, rende testimonianza di una frustrazione che non si traduce in rassegnazione.

La seconda: non sarà semplice. Salvare il salvabile, intendo. Per una serie di ragioni che trasformano la crisi Rossa in un labirinto. Per cominciare, c’è un progetto tecnico non alla altezza delle aspettative. La SF-23 doveva essere l’evoluzione vincente di una macchina, quella del 2022, che pure tra mille errori aveva conquistato 4 vittorie e 12 pole. Numeri importanti. Da migliorare. E invece…

Nel presente, Leclerc e Sainz guidano una monoposto che perde prestazione non appena la gomma morbida si consuma. Qui il deficit è strutturale, cioè antico. Quando Vasseur dice che non è accettabile finire sesti e settimi con una vettura che al sabato sta in prima fila, beh, scopre l’acqua calda. Nel senso che la Ferrari è come una modella con piedi bellissimi, rovinati però da scarpe orrende. Le scarpe sono le gomme. Ed è tutta una questione di assetti e di aerodinamica.

Dopo di che, c’è il rebus “politico”. Vasseur è come un allenatore chiamato in extremis a dirigere una squadra che non ha costruito lui. È un Mister che sta imparando a conoscere i giocatori. Qualcuno, vedi Sanchez, ha già lasciato lo spogliatoio. Altri, qui si presume, faranno presto la valigia.

E allora? Allora va dato tempo al team principal di crearsi il suo gruppo. Oh, lo so, lo so: noi ferraristi siamo stufi, qui di rinvio in rinvio non si tocca palla dal 2007-2008. Ma così stanno le cose: Binotto somigliava ad Harry Potter ma non aveva la bacchetta magica, affibbiargli ora l’etichetta di Lord Voldemort non aiuta.

Sono tempi duri per i troppi buoni, come Carletto e Carlitos. Ma Leclerc e Sainz sono le uniche certezze che abbiamo, noi immalinconiti fans del Cavallino.