Formula 1, Norris campione del mondo: la svolta della stagione per il pilota McLaren
MCLARENDa Bristol al tetto del mondo, da una famiglia facoltosa al traguardo più ricco che possa offrire la Formula 1, dal momento più buio alla svolta nel campionato 2025. Lando, un po' Hunt e un po' tenebroso, da oggi è con forza entrato nella storia dello sport planetario. Ma c'è stato un preciso momento in cui questa svolta è avvenuta
Solo un ragazzo normale di Bristol che ce l’ha fatta. Il sorriso timido è diventata festa piena, sofferta, agognata. Meritata. Lando Norris è campione del mondo 2025. Riporta il titolo a Woking 17 anni dopo un altro inglese, Lewis Hamilton. È il nono suddito di sua maestà a riuscirci, il terzo a farlo con McLaren dopo HammerTime e James Hunt.
Norris, così simile e così diverso da James Hunt
Lui, paragonato, al genio ribelle di quella Formula 1 per lo stile nel vestire, le macchine veloci, le copertine dei magazine, il golf. Lui così diverso da Hunt - "io non bevo e non fumo" - con le sue paure, le sue insicurezze, le sue frustrazioni. Certo la storia di Lando non è una di quelle di rivincita sociale, la famiglia agiata con papà Adam, imprenditore di successo, gli ha sempre permesso di costruirsi la carriera con tutti i mezzi possibili, ma i soldi non fanno la differenza nell’io interiore di una persona: la depressione non la superi pagando. "E se non fossi abbastanza? Non so fare altro", si chiedeva Lando nei suoi momenti più bui. Ora Norris può smettere di chiederselo perché è nell’élite dello sport per sempre. Lui che si è fatto portavoce della cura dell’io, della sanità mentale, lanciando un appello a tutti i ragazzi della sua età lo scorso anno nella giornata mondiale dedicata: "Prendetevene cura". Lui che scherzava sui social, con le gag al simulatore in streaming. Lui che li ha abbandonati per il bullismo che nascondono, neanche troppo bene.
Norris, dal momento più buio al 'click Mondiale'
Ed è da uno di questi momenti di down più totale che ha trovato la forza per completare una rimonta fantastica. Olanda, circuito di Zandvoort, fine agosto. McLaren domina con la solita facilità che ha contraddistinto l’estate della F1. Piastri sta andando a chiudere un weekend perfetto, Lando limita i danni da secondo. Fino al 65º giro quando la sua McLaren lo lascia a piedi per una perdita d’olio. Non riesce a togliersi il casco, Lando, che non rientra nel paddock ma si ferma a testa bassa su una collinetta a pensare che, forse, quel sogno sta scappando di nuovo.
La debolezza ha lasciato spazio alla forza di Lando
Quello è il momento del 'click', perché da lì Norris è stato perfetto. Un'onnipotenza mai mostrata in carriera. La debolezza ha lasciato spazio alla forza, la paura all’orgoglio, la sconfitta alla voglia di rivincita: "Non ho più nulla da perdere". E non ha perso. Ha saputo gestire come non aveva fatto lo scorso anno e all’inizio di questo. Quando la McLaren ha rallentato ha tenuto botta con i piazzamenti non esagerando - complice la caduta libera del compagno che ha sprecato un vantaggio di 34 punti dopo Zandvoort - e ha ruggito quando ne è stato in grado. Le gare applicate di Baku, Singapore e Austin (dove era stato scaraventato fuori nella sprint da Oscar), la dominanza in Messico e in Brasile. Lando è maturato. Ma è sempre Lando e qualche vecchio errore si è ripresentato come a Vegas dove in partenza ha provato a battere Verstappen al suo stesso gioco.
Il confronto tra Norris e Verstappen
Ecco, Max. Il vecchio amico di una vita, sono cresciuti insieme nei circuiti europei. Due anni di differenza che sono spesso sembrati di più in pista. Fa sorridere la foto di loro due ragazzini in cui Max sembra già un giovane adulto e Lando poco più di un bambino. Tempi di maturazione diversi, metodi diversi. Forse anche talento diverso. Verstappen è qualcosa che il mondo dello sport - tutti gli sport - vede passare una volta ogni vent'anni forse, anche in questa stagione mai domo fino a che c’è stata la matematica, anche quando non c’era la macchina in uno sport dove il mezzo è la parte fondamentale del risultato. Lando ha vinto al settimo anno di F1, proprio come Max nel 2021. Uno ha legato la sua vita a Red Bull, l'altro a McLaren. Team con cui ne è diventato il più presente: 152 gare, staccando Coulthard a 150. L’esordio nel 2019, il primo podio in Austria nel 2020, la prima pole in Russia nel 2021, la prima vittoria a Miami lo scorso anno. Milestones, direbbero gli inglesi. Nulla come Abu Dhabi: "Lando Norris you're Formula 1 world champion". Un titolo che può fregiare e mostrare al suo idolo di una vita, Valentino Rossi, l’ispirazione delle sue corse.
Norris ha vinto perché ha saputo perdere
Sì, proprio così. Ha saputo perdere in Formula 2, quando è stato battuto da Russell. Ha saputo perdere quando McLaren non era l’astronave di oggi e le occasioni più ghiotte sono state raccolte dai compagni Sainz (podio, Monza 2020) e Ricciardo (vittoria, Monza 2021). Ha saputo perdere l’anno scorso quando ha provato a sedersi al tavolo della contesa con Verstappen che lo ha 'bullizzato', sportivamente parlando, in giro per il mondo fino a farlo crollare. "Non sono al suo livello", ammise a Vegas nel 2024. Quasi una liberazione aver perso, perché la costruzione di questo titolo parte da Abu Dhabi di dodici mesi fa. Un weekend da numero uno per riportare il costruttori a Woking e rilanciarsi quest’anno. Ah, a proposito, teoria confermata. Chi vince negli Emirati l’anno dopo vince il mondiale. Da Nico Rosberg nel 2015, fino a Max. Nessuna eccezione.
Una maturazione completata nel Mondiale 2025
Una maturazione progressiva anche nel 2025, che ha subito battute d’arresto. Le spalle larghe al debutto stagionale in Australia, poi l'errore pacchiando in qualifica a Jeddah, dove ha perso il primato. Il sorriso amaro alle interviste quando gli han chiesto dove fosse il problema: lui si è indicato la testa. Quella che ha saputo alleggerire e lo ha fatto ripartire: "Quando guido senza pensare, guido meglio", ha detto in Brasile. E allora Lando deve smettere di pensare perché se lo è meritato questo titolo. Ha vinto perché ha perso. Sa gioire perché ha sofferto. "E se non fossi abbastanza?". Riguardati ora, Lando, lo sei.