La storia di Mattia Binotto in Ferrari e quali potrebbero essere i motivi della rottura
Nel gennaio 2019 aveva preso il posto di Arrivabene. Da sempre uomo Ferrari, nel periodo in cui ha ricoperto il ruolo di team principal ci sono state tante difficoltà e tanti cambiamenti (come l'addio di Vettel). Martedì 29 novembre la scuderia di Maranello ha ufficializzato le sue dimissioni dopo 28 anni in azienda. La storia, i numeri e quelli che potrebbero essere i motivi di questo divorzio
- Nella stagione che sembrava poter riportare la Ferrari ad essere più costentemente in lotta in ogni GP - cosa accaduta solo in parte - è arrivata la decisione su Mattia Binotto: non sarà più lui il team principal della Rossa. Un'idea, una voce, che circolava da un po' ma che martedì 29 novembre è diventata ufficiale attraverso un comunicato della Ferrari. Si chiude una storia lunga 28 anni.
- Nel 2019 Binotto ha preso il posto di Maurizio Arrivabene nel 2019. Ingegnere nato a Losanna nel 1969, per lui una vita in Ferrari. A Maranello ha fatto tutta la carriera. Prima con la squadra test, quella stessa squadra che gettava le basi per costruire la Ferrari dominante degli anni 2000, poi in pista dal 1997 al 2003 per godersi, come ingegnere motorista, i 5 mondiali di Schumacher e i sei titoli Costruttori.
- Da lì è diventato capo ingegnere nel 2007 poi responsabile operazioni e Kers due anni dopo fino a diventare il direttore motori dell’era Power Unit nel 2014. Poi reponsabile operazioni tecniche e dal 27 luglio 2016 responsabile tecnico, sostituendo James Allison.
- Oltre al curriculum, Mattia Binotto in quegli anni ha saputo riordinare la parte tecnica della gestione sportiva con un’organizzazione più orizzontale in grado di valorizzare le risorse interne come Enrico Cardile e Corrado Iotti responsabili rispettivamente di aerodinamica e motori.
- Ma non solo: Binotto ha costruito un rapporto strettissimo con Sergio Marchionne che in lui vedeva il futuro, non solo tecnico, della Scuderia, ed ha dato prova di saper gestire le persone e le risorse. Un uomo della "gestione precedente", quindi. E chissà che questo non possa essere stato uno dei motivi che hanno influenzato la decisione - ancora da ufficializzare - dell'addio alla Rossa.
- Anche questo aveva pesato a suo tempo nella scelta rimanere a Maranello nonostante non siano mancate allora le offerte da Renault. L'obiettivo della rinascita, però, si è realizzato solo in parte in questa stagione e con non poche difficoltà.
- Il momento più alto della sua avventura da team principal nel 2019, con i pilti Leclerc e Vettel sulla Rossa, arriva con il successo del monegasco al GP d'Italia. Al termine della stagione Charles è 4° e Sebastian 5°. Siamo nel pieno della fase di domincio Mercedes, con la Rossa che chiude 2^ nel Costruttori. Leclerc vince anche in Belgio, Vettel a Singapore. Ma è anche l'anno che si chiude con un accordo riservato con la Federazione, per un motore mai giudicato irregolare, ma sospetto.
- Il Mondiale piloti si chiude con l'ottavo posto l'ottavo di Charles Leclerc e il tredicesimo di Sebastian Vettel. Nel Costruttori stagione archiviata al sesto posto, alle spalle anche di Racing Point e Renault.
- Il Mondiale piloti si chiude con il quinto posto di Carlos Sainz, nuovo volto ai box della Rossa, e il settimo di Charles Leclerc (pole Monaco e Baku). Nel Costruttori arriva il terzo posto.
- Le due precedenti annate rappresentano sicuramente il momento più complicato, insieme alla sostituzione di Vettel, per Mattia Binotto e tutta la Ferrari. Ma arriva il 2022, il Mondiale della rivoluzione regolamentare che, sulla carta, può cambiare le cose.
- Leclerc vince la prima in Bahrain (Sainz sul podio) e la F1-75 è finalmente competitiva. Successi di Charles anche in Australia e Austria, mentre Sainz ottiene il suo primo trionfo a Silverstone. Errori e incomprensioni nelle strategie, soprattutto queste, non permetteono di tenere il passo della Red Bull che poi prende il volo nella seconda parte del campionato. Leclerc 2° nel Mondiale, Ferrari nel Costruttori.
- Una foto simbolo del Mondiale 2022. "Calmati", così Binotto a Leclerc dopo Silverstone per placare l'ira del monegasco dopo un Gran Premio in cui le scelte del muretto in regime di Safety Car che hanno complicato non poco la gara di Charles. Ma non è stato l'unico momento del campionato in cui il monegasco ha dovuto trattenere pensieri e parole su alcune scelte strategiche.
- Monaco, Silverstone, Ungheria gli episodi più eclatanti. Ma ce ne sono stati altri meno evidenti.
- In questo 2022, Binotto è stato tra i più forti sostenitori di sanzioni dure nei confronti della Red Bull per il caso Budget Cap.
- Nel finale ha lottato anche con la Mercedes che è tornata competitiva dopo un campionato molto complicato. La Rossa ha comunque chiuso al secondo posto nella classifica Piloti e Costruttori.
- E' a ridosso dell'ultimo GP di Abu Dhabi che le voci su un avvicicendamento con Vasseur si erano diffuse rimbalzando nel paddock di Yas Marina. Ma non si escludono colpi di scena, altri nomi o figure "pro tempore" (Benedetto Vigna?) fino alla decisione definitiva.
- Era stato lo stesso Binotto, a seguito di un comunicato della Ferrari, a bollare i rumors come "del tutto infondati"
- "Ho parlato con il presidente Elkann, sono sereno", aveva detto Binotto in conferenza e a Sky Sport F1. Poi qualcosa deve essere cambiato con la decisione che ha portato alle dimissioni ufficiali del team principal
- Il rapporto ormai logoro con Ferrari ha portato alla fine di questa avventura dopo 4 stagioni alla guida della squadra di Maranello. Troppo poche 7 vittorie su 82 Gran Premi e, come detto, in mezzo quell'accordo riservato con FIA per il "motorone sospetto". Tutto questo ha portato alle dimissioni del team principal, arrivate ufficialmente martedì 29 novembre