Nel bene e nel male, sempre Verstappen. Ma le sue parole sono da sanzionare?

Formula 1

Carlo Vanzini

A distanza di tre giorni dall’incidente al via di Singapore, non si placano le discussioni, più o meno da bar. Ma chi ha ragione? Chi ha torto?

E’ stato archiviato come incidente di gara e tale è stato, regolamento sportivo alla mano. È stata una sorta di tempesta perfetta con effetti devastanti:

• La pioggia poco prima del via che rende più scivolosa la fila più gommata: quella di destra, quella della pole.
• Vettel che parte così così.
• Verstappen che parte leggermente meglio e ci prova.
• Raikkonen che, a dispetto della logica su pista bagnata, invece di partire in seconda parte in prima e realizza una delle sue migliori partenze.

La dinamica la conosciamo, inutile ribadirla probabilmente. Se potesse rifare la partenza, Vettel non chiuderebbe più la porta in faccia regolarmente ma ad alto livello di rischio a chi non si fa intimorire da nessuno, ossia Verstappen. Kimi probabilmente rifarebbe lo stesso, oppure andrebbe all’interno come hanno fatto quelli che dietro di lui, nella sua fila, sono partiti meglio.

Verstappen non cambierebbe una virgola. Senza la chiusura di Vettel probabilmente avremmo avuto nell’ordine al primo giro: Raikkonen, Verstappen, Vettel e Hamilton quarto, il che avrebbe voluto dire pari punti nel mondiale, al primo giro. Con i se e con i ma e con il senno di poi non si combina niente, ma è fondamentale imparare dalle difficoltà e dagli errori, sia che si abbiano 20 anni, sia che si abbiano quattro titoli mondiali sulle spalle… 

Che però anche papà Verstappen rincari la dose chiedendo una squalifica per il prossimo GP per Vettel, allora cadiamo nel ridicolo. Ciò che abbiamo sottolineato, ma è emerso poco, è la totale antisportività di Max Verstappen nelle dichiarazioni post gara: “Sono contento che siano usciti entrambi”. 

La federazione dovrebbe indagare su questa dichiarazione rilasciata a tutte le televisioni, perché dalla ragione per non aver commesso il fatto, anche se alzando il piede non sarebbe rimasto chiuso nel sandwich ma mai lo avrebbe fatto, passa nel torto più totale perché una dichiarazione così potrebbe far pensare alla premeditazione.

Non è la prima volta che lo fa. In Belgio, lo scorso anno, “le Ferrari hanno rovinato la mia gara e io ho fatto di tutto per non cedere loro la posizione e rovinare la loro”. Verstappen è un patrimonio della Formula 1, magie come quelle regalate in Brasile lo scorso anno sono da emozione pura, ma non ha ancora fatto conoscenza della parola limite, nel bene per lo spettacolo o nel male, chiedere a Ricciardo in Ungheria. Ha avuto mille problemi di affidabilità ma ha gettato belle occasioni per troppa irruenza (Budapest e Monza su tutte). Piace da matti quando attacca non lo possiamo lapidare quando sbaglia, ma ci sarà pure una via di mezzo?

Che guidi al limite lo sanno tutti e che bisognava stargli alla larga alla partenza lo sapevano anche i taxisti di Singapore che per non correre rischi, al via, hanno lasciato la zona del circuito, ma le parole hanno un peso. Hanno avuto un peso dopo Baku quelle di Vettel, richiamato dalla Fia per non avere chiesto subito scusa, lo devono avere anche quelle di Verstappen per sgombrare il campo o meglio la pista dal dubbio della premeditazione che ti viene con dichiarazioni così.

Passi quelle pre-gara, “mi spiace per i tifosi italiani, ma farò di tutto per attaccare la Ferrari”, l’ha fatta con un mezzo sorriso e altrimenti andrebbe a fare la ballerina, ma quella del post no, è antisportiva e lo sport ha un regolamento sportivo che parla di comportamento dentro e fuori dalla pista, altrimenti è "Far West".

La federazione fa giustamente della sicurezza la propria fede, questa dichiarazione va nella direzione opposta e le conseguenze, soprattutto a livello giovanile, possono essere negative. Ma volendo fare l’avvocato del “diavolo” anche su questo punto possiamo discutere quanto volete. Sicuramente non sarà un esempio per i bambini, ma dice quello che pensa... Almeno siamo usciti tutti insieme... E sarebbe stato il pensiero di qualsiasi altro pilota. 

Il pilota rappresenta la forma più estrema di egoismo che per arrivare al proprio risultato utilizza tutti i mezzi a disposizione, sportivi o meno... Non ne sono esenti i grandi del passato, tutti!!!

Volevamo che si tornasse a parlare di F1? Volevamo che tornasse ad essere argomento da bar per tutti? Ora c’è ed è anche per personaggi come Verstappen che si dividono le masse. Ma, al netto di questo, è il metro di valutazione della federazione che deve essere uguale per tutti e dichiarazioni così restano lesive per lui e per lo sport.