Formula1, GP Brasile story: nemo profeta in patria

Formula 1

Simone De Luca

Autodromo Interlagos, GP Brasile del 2016 (foto: Sutton Images)
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45esima edizione del Gran Premio del Brasile. Una gara vinta per ben 6 volte da Alain Prost e per nove dai piloti di casa. Una gara in cui si sono assegnati titoli per un punto per due anni in fila. Una gara in cui tutto, a cominciare dalla pioggia improvvisa, può davvero accadere

Nessuno è profeta a casa propria, dicevano i latini. E Latini, per definizione un po’ estesa lo sono certamente i brasiliani. Ma nella storia del GP del Brasile i piloti di casa profeti lo sono stati per ben 9 volte in 44 edizioni con una percentuale non del tutto trascurabile appena superiore al 20%. Profeti in patria lo sono stati Fittipaldi, Piquet e Massa (2 volte) ma anche Carlos Pace (a cui è intitolato l’autodromo di Interlagos). Profeta in patria, per due volte, lo è stato anche Ayrton Senna ma la gara di casa per lui sembrava stregata: la prima vittoria arriva infatti solo nel 1991, anche per colpa di Alain Prost che in Brasile ha centrato sei successi, quando il brasiliano è già due volte campione del mondo.

1973-1975 - un terzo delle vittorie casalinghe dei brasiliani arriva nei primi tre anni del GP. La prima edizione si disputa nel 1973, seconda gara della stagione con la prima, in Argentina, vinta da Emerson Fittipaldi su Lotus. In casa, sul tracciato lungo di Interlagos (a San Paolo) abbastanza diverso dall’attuale, Emmo domina la corsa dal primo all’ultimo giro. Nonostante l’ingresso della prima Safety Car ufficiale della storia della Formula 1, una Fiat Tempra entrata in pista durante uno dei soliti acquazzoni brasiliani. Dietro di lui Stewart e Hulme. Fittipaldi concede il bis anche nel 1974 mentre l’edizione ’75 va a Carlos Pace alla sua prima ed unica vittoria in carriera per una doppietta brasiliana insperata, secondo proprio Fittipaldi, che fa impazzire il pubblico. Fino a sette giri dal termine in testa era Jean Paul Jarier costretto però al ritiro per un guasto.

1978 - Il GP si sposta geograficamente vicino a Rio de Janeiro sul circuito di Jacarepaguá inaugurato nel ’77 e finito poi in rovina e definitivamente smantellato, non senza qualche rimpianto degli appassionati, per la costruzione degli impianti olimpici per Rio 2016. Amato da alcuni piloti, Villeneuve tra tutti, ed odiato da altri era di fatto molto tortuoso e certo non facilitava i sorpassi.
In qualifica Peterson, come già l’anno prima ad Interlagos, si prende la pole davanti ad Hunt e Andretti. Le Ferrari sono quarta con Reutemann e sesta con Villeneuve. Già nel warm-up della domenica però appare chiaro che le due rosse con le nuove gomme Michelin S9 hanno un altro passo rispetto agli avversari. In partenza l’argentino prende subito la testa della corsa e comincia a creare il suo vantaggio. Chiuderà vincitore con 49” di vantaggio su Fittipaldi, che comunque in casa non sfigura mai, e Niki Lauda alla prima stagione con la Brabham-Alfa Romeo.

1983 - Altro giro, altra corsa, altro brasiliano vincitore. Ancora a Jacarepaguá. Stavolta a vincere è Nelson Piquet con la Brabham motorizzata dal mostruoso motore BMW. La chiave del successo però non sono i cavalli tedeschi ma la strategia di gara. Per la prima volta nella Formula1 moderna, viene effettuato un pit-stop per rifornire benzina. In questo modo la Brabham può viaggiare leggera e girare ad un ritmo insostenibile per gli altri. I secondi di vantaggio su Lauda, secondo dopo la squalifica di Keke Rosberg, saranno alla fine ben 51 nonostante quelli persi nel rifornimento.

1984 - La prima delle sei vittorie di Alain Prost in Brasile, la prima gara in Formula1 di Ayrton Senna. Ancora Jacarepaguá, primo GP della stagione, una stagione che si chiuderà con il distacco più esiguo della storia: Lauda campione con mezzo punto appena sul francese. Che però in Brasile comincia alla grande vincendo davanti a Keke Rosberg e al poleman Elio De Angelis.

1989 - La Ferrari 640 si presenta al via della stagione senza la leva del cambio. Il suo progettista, il geniale inglese John Barnard, ha deciso che due paddle, due levette dietro al volante consentiranno ai piloti di cambiare marcia. L’idea in realtà non è nuova: già Forghieri l’aveva fatta testare ai suoi piloti diversi anni prima ma la tecnologia ora è finalmente matura. O quasi: micidiale nel permettere al pilota di cambiare senza mai staccare le mani dal volante e con una precisione e velocità inarrivabili per i normali cambi a leva, il semiautomatico si rivelerà ancora immaturo e troppo fragile. Ma Barnard è convinto della propria idea al punto che la scocca della 640 è costruita senza lo spazio materiale per la leva tradizionale. Indietro non si torna e non si tornerà più. Ed intanto Nigel Mansell, nella prima gara della stagione, ne approfitta per vincere e andare in testa al mondiale.

1990 - Si torna ad Interlagos su un circuito appena rinnovato, accorciato e reso praticamente identico a quello attuale. È la seconda gara della stagione, la prima, negli USA l’ha vinta Senna davanti ad Alesi. Ma in casa sua il brasiliano, già campione del mondo, non ha ancora mai vinto. Il weekend comincia bene con la McLaren che si prende la pole proprio con Senna. Prost è sesto alle spalle del compagno di squadra Mansell. Ma nel warmup le Ferrari hanno un bel passo e la vittoria di Senna è tutt’altro che scontata. Al via il brasiliano tiene la testa mentre Prost recupera subito due posizioni poi, dopo due giri, passa anche Berger alla prima staccata. Davanti ci sono Senna, che viaggia tranquillo, e Boutsen che però al pit stop va lungo, urta una gomma e deve cambiare il musetto perdendo parecchio tempo. A metà gara il brasiliano della McLaren ha 12 secondi su Prost e 18 su Patrese e Berger quando arriva a doppiare Nakajima. Senna va all’interno, il giapponese della Tyrrell chiude e gli danneggia il muso costringendolo ad una sosta non prevista. Prost eredita il comando e non lo mollerà più. Dietro di lui le due McLaren con Berger davanti a Senna che, ancora una volta, non riesce a vincere in casa.

1991 - Ci riuscirà solo nel 1991, anno del terzo titolo, bissando poi nel 1993 con una McLaren Ford palesemente inferiore alle Williams ma guidata con maestria sul bagnato. Ma torniamo al 1991: in qualifica Senna centra la 43esima pole position. In partenza tiene la testa senza grosse difficoltà e prende circa 3 secondi nei primi otto giri. Mansell perde 14 secondi nella sosta e si ritrova quarto. Senna può respirare con un certo margine. O almeno così crede: l’inglese è velocissimo, recupera e sembra destinato a sorpassarlo prima che una foratura lo costringa ad una sosta che gli rovina la gara. Finirà per ritirarsi per un problema al cambio. Senna respira di nuovo ma non per tanto: a pochi giri dal termine comincia ad avere anche lui problemi al cambio. Perde prima la terza e poi la quinta. Rimane con il cambio inchiodato in sesta e per sette giri userà solo quella. Patrese da dietro comincia la sua rimonta. Inizia anche a piovere e per il brasiliano sembra ripetersi la maledizione che non lo vuole mai vincente in casa. Poi arrivano i crampi alle spalle e al petto per la fatica e per la tensione nervosa. Al penultimo giro, con Patrese a 3 secondi e sei, Ayrton chiede di sospendere la gara per la pioggia ma i commissari la fanno proseguire. Resiste per l’ultimo giro quando, passato il traguardo, festeggia con un urlo che resterà nella storia. Sul podio, stremato, fatica persino ad alzare la coppa. Ma la fatica, il dolore, la tensione nervosa non contano più nulla: finalmente ha vinto in casa sua, davanti al suo pubblico per cui è già eroe immortale.

1994 - Prima gara della stagione. Senna è passato alla Williams con l’intenzione di vincere il quarto titolo e raggiungere Prost che proprio con una dominante monoposto di Grove ha centrato il poker. Ma la sua Williams non è quella di Mansell e Prost. Ci assomiglia nelle forme, nei concetti aerodinamici ma non ha le micidiali e imbattibili sospensioni attive messe al bando dalla Federazione. Senna centra la pole: la macchina con poco carico è gestibile e il suo talento fa il resto. In gara, col pieno, però è tutta un’altra storia. Dopo le prime soste ai box in testa c’è Michael Schumacher con la Benetton. Senna si getta all’inseguimento ma si gira ed è costretto al ritiro. Schumacher controlla e doppia tutti: l’altra Williams di Damon Hill è seconda ad un giro come la Ferrari di Jean Alesi che completa il podio.

1998 - Prima delle due vittorie consecutive di Mika Hakkinen in Brasile. La McLaren viene dalla vittoria in Australia ma la Ferrari è riuscita a far vietare il terzo pedale che la scuderia di Woking usa per frenare in certe condizioni l’assale posteriore e per migliorare la guidabilità della monoposto. Dal Brasile non si potrà più usare. Ma la musica non cambia: Hakkinen è in pole davanti al compagno di squadra Coulthard. In gara i due dominano. Il terzo, Schumacher, è a oltre un minuto di distacco.

2000 - Qualifiche ancora nel segno delle McLaren che sotto la pioggia piazzano Hakkinen e Coulthard primo e secondo. Poi le due Ferrari con Schumacher davanti a Barrichello. In gara però le rosse partono leggere per una strategia a due soste e prendono rapidamente il comando della corsa. Sembra poter arrivare una facile doppietta ma Barrichello al 27esimo giro è costretto al ritiro per la rottura del motore. Tre giri dopo, suo malgrado, lo imita Hakkinen. Schumi vince così con 39 secondi di vantaggio su Giancarlo Fisichella con la Benetton e Frentzen sulla Jordan.

2002 - Il Brasile è la terza gara della stagione. Le prime due hanno visto i due Schumacher, Michael e Ralf, alternarsi sul gradino più alto del podio. Ad Interlagos la Ferrari fa esordire la nuova monoposto: la F2002. Una sola però, affidata al capitano Schumi. Al via il tedesco viene in contatto con Montoya ma, rispetto alla Malesia, stavolta è il colombiano ad avere un’ala danneggiata. Il ferrarista così prende la testa e non la molla fino alla fine anche grazie alla poca aggressività del fratello Ralf che non lo attacca nel finale accontentandosi del secondo posto. La F2002 dominerà poi la stagione portando Schumacher a vincere il mondiale già in Francia con sei gare di anticipo.

2003 - La FIA, per diminuire i costi, obbliga i costruttori di pneumatici a portare una sola specifica da bagnato ad ogni evento. Michelin e Bridgestone decidono così di portare in Brasile, dove quando piove la pista è attraversata da torrenti impetuosi, solo le gomme intermedie sperando che non piova. Ed infatti non piove: diluvia. Così in molti, tra cui Michael Schumacher e Montoya, si girano in balia dell’aquaplaning. Giancarlo Fisichella va in testa passando Raikkonen poco prima degli incidenti di Webber e Alonso che costringono la direzione gara ad interrompere la corsa. Non si riprenderà più e la classifica, presa due giri prima, dice che Raikkonen è il vincitore davanti a Fisichella e Alonso ancora classificato. Ma su richiesta della Jordan la Federazione riesamina tutti i dati e solo il venerdì successivo assegna la vittoria al romano. La coppa gli verrà consegnata solo al Gran Premio successivo ad Imola.

2005 - Terzultima gara della stagione Fernando Alonso è in testa al mondiale con 24 punti di vantaggio su Kimi Raikkonen. Lo spagnolo fa anche la pole ma in gara le due McLaren di Montoya e Raikkonen mostrano subito un altro passo e se ne vanno in testa. Sarà doppietta con Alonso sul podio a festeggiare, con due gare di anticipo, il suo primo titolo mondiale.

2007 - Brasile, ultima gara della stagione. Lewis Hamilton è al comando con 4 punti di vantaggio su Fernando Alonso e sette su Kimi Raikkonen. Ma da metà stagione in poi la feroce lotta interna dei due McLaren e la crescita della Ferrari hanno riaperto un mondiale che sembrava chiuso. In Cina, nella gara precedente, Hamilton ha fatto segnare il secondo zero della stagione fermandosi nella ghiaia prima della corsia box con le gomme finite. In Brasile La pole position la segna Felipe Massa con l’altra Ferrari, Raikkonen è terzo alle spalle di Hamilton, Alonso parte quarto. Al via però il finlandese scavalca l’inglese della McLaren alla prima curva e si mette dietro a Massa, Hamilton, pur sempre un rookie che si gioca il titolo all’ultima gara, è un po’ nervoso e viene passato anche da Alonso. Poi i nervi cedono, Hamilton per recuperare va lungo alla staccata e finisce fuori pista, perde tempo e posizioni preziose. Un problema tecnico al cambio, che poi si risolverà, lo porta in diciottesima posizione. Massa è velocissimo ma per la ragion di stato la vittoria va a Raikkonen. Alonso è terzo. Chris Dyer, ingegnere di pista del finlandese via radio annuncia: “Secondo i miei calcoli, sei campione del mondo per un punto!”. Raikkonen è campione del mondo al primo anno in Ferrari con una rimonta incredibile. È il primo titolo dall’addio di Schumacher, è anche l’ultimo vinto dal cavallino.

2008 - Ancora l’ultima gara della stagione e ancora un mondiale deciso per un solo punto. Hamilton, alla vigilia del Gran Premio, è in testa con sette lunghezze su Felipe Massa. E Massa, caricato dal suo pubblico fa una gran qualifica: pole position con tre decimi e mezzo di vantaggio su Trulli e oltre quattro decimi su Hamilton, quarto dietro a Raikkonen. La gara dice Ferrari, Massa controlla in testa ma non gli basta, l’inglese della McLaren deve arrivare almeno sesto perchè lui possa festeggiare. Hamilton però è quinto in controllo fin quando non comincia a piovere. Rientrano quasi tutti a montare le gomme da bagnato ma non le Toyota di Trulli e Glock. A tre giri dalla fine Vettel passa Hamilton e gli toglie la quinta posizione che varrebbe il titolo. Massa è sempre in testa davanti ad Alonso e Raikkonen. Vettel è quarto dopo aver passato Glock che ha le gomme da asciutto e arranca. Massa taglia il traguardo ed in quel momento, con Hamilton sesto, è campione del mondo. Il box festeggia, papà Luiz Antonio salta abbracciato al fratello Dudu e alla famiglia finchè un meccanico nei box non li informa della situazione: Glock è stato passato da Lewis Hamilton. L’inglese, quinto, è il più giovane campione del mondo della storia della F1. Adesso a saltare di gioia è il box McLaren con Nicole Scherzinger, allora fidanzata di Hamilton, e papà Anthony. Massa sale sul podio ma non piange: si batte il petto davanti al suo popolo per cui, comunque è campione lo stesso.

2009 - In Brasile, penultima gara della stagione, Jenson Button e la sua BrawnGP possono vincere il mondiale. Dopo aver dominato la prima parte della stagione grazie allo stratagemma del doppio diffusore, l’inglese non vince più dal GP di Turchia, gara numero 7. Il Brasile è la sedicesima della stagione e Sebastian Vettel con una gran rimonta, è a 14 punti. Potrebbe ancora farcela con una Red Bull che vola. Soprattutto dopo che Button rimane fuori dalla Q3 e parte 14esimo. Ma il leader del mondiale fa una gara tutta d’attacco e chiude quinto alle spalle del tedesco della Red Bull. Il piazzamento gli basta e Button è campione del mondo nell’unica stagione della meteora BrawnGP.

2012 - Vettel, dopo la delusione del 2009, ha vinto già due mondiali ed è (tuttora) il più giovane campione del mondo della storia. Al terzo titolo consecutivo manca poco. Ha 13 punti di vantaggio e in caso di vittoria di Alonso gli basta arrivare quinto. Considerando che nelle ultime sei gare non è mai sceso dal podio sembra fatta. Le qualifiche vanno così così ma il quarto posto, con Alonso solo ottavo è, tutto sommato, un buon risultato. La pole, per la cronaca, è di Lewis Hamilton.
Alla partenza però si materializza il suo incubo e il sogno dei ferraristi: dopo la partenza, alla Subida do Lago, Bruno Senna lo tampona danneggiandogli pesantemente la macchina e mandandolo in testacoda. Vettel si vede sfilare da tutto il gruppo ma nessuno lo centra, la macchina regge e può ripartire. La fortuna è dalla sua: Sergio Perez anche lui coinvolto, è costretto al ritiro. Intanto Alonso è terzo, con Vettel fuori dai punti sarebbe campione. Commette un errore ed è quarto ma c’è tempo per recuperare. Vettel intanto rimonta fino alla sesta posizione, si ferma ai box, monta le slick e torna in pista. Comincia a piovere e il tedesco deve rifermarsi per montare gomme da bagnato. Intanto davanti Hamilton ha superato Hulkenberg che però, per tentare di vincere la corsa, prova un sorpasso azzardato, colpisce l’avversario costringendolo al ritiro e viene penalizzato con un Drive Through. Finisce con Button che va a vincere con l’altra McLaren davanti ad Alonso e Massa. Le due Ferrari sul podio quindi, ma non c’è gioia: Vettel, sesto, è il più giovane tricampione del mondo nella storia della F1 nell’ultima gara del suo idolo di sempre: Michael Schumacher.

2016 - Non è storia ma cronaca visto che si tratta di un anno fa. Anzi un po’, e nemmeno poco, forse è anche storia vista la prestazione incredibile di Max Verstappen. Il 19enne olandese dopo essere salito in corsa sulla Red Bull ed aver vinto all’esordio nel team a Barcellona, in Brasile fa vedere perchè sia considerato un fenomeno. Per un errore del team si ritrova 14esimo a due terzi di gara. Sotto la pioggia però, dopo la Safety Car, comincia la sua rimonta: mentre gli altri vanno in testacoda come fossero sul ghiaccio, Max compie 11 sorpassi tra cui quello spettacolare all’esterno su Rosberg che sembra fermo, e si porta a casa il podio. Sotto l’acqua Hamilton va a vincere e accorcia il distacco da Rosberg in classifica. Il mondiale è ancora aperto e si deciderà solo all’ultima gara ad Abu Dhabi.