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Charles Leclerc si racconta a Carlo Vanzini: l'intervista al pilota Ferrari

Formula 1

Una chiacchierata e una partita a calcio balilla tra Charles Leclerc e Carlo Vanzini nella settimana del GP di Montecarlo, la gara di casa per il pilota: "Non mi piace perdere, Rossi e Nadal tra i miei idoli insieme a Senna. Il casco per Monaco? Una dedica per papà e Bianchi. Vincere il Mondiale? Darò tutto per riportare la Ferrari dove merita". La gara domenica 26 maggio alle 15.10: diretta esclusiva su Sky Sport F1 e Sky Sport Uno

GP MONACO, LA CRONACA DELLA GARA

Una chiacchierata durante una partita a calcio balilla, aspettando il Gran Premio di Formula 1. E' quanto successo tra Charles Leclerc e Carlo Vanzini nel weekend di Montecarlo, in un'intervista speciale e da non perdere alla vigilia del suo GP di casa nel Principato. "Non so perché, ma credo che tu sia forte, ma non mi piace perdere", ha detto al nostro Vanzini prima di cominciare a giocare e raccontarsi in esclusiva a Sky Sport F1.

Il casco per Monaco ha una dedica in particolare?

"Il disegno metà è ispirato a papà e metà a Jules Bianchi, le persone che mi hanno aiuato molto. Senza di loro non sarei arrivato in F1. E' stato un modo per ringraziarli. Li porto sempre con me".

A cosa giochi di solito?

"Videogiochi, con FIFA. Non ci passo molte ore, dipende dal giorno. Forse quando ero più piccolo passavo più tempo con le consolle".

Cosa fai il resto della giornata se non ti alleni?

"Resto a cass con amici e la famiglia. Provo a rilassarmi perché non abbiamo molto tempo. Provo a vedere gli amcii quando sono a casa. E comunque mi preparo per le gare successive".

Ti rendi conto di essere un pilota di F1?

"Sì, ma mi considero una persona normale".

Non ti guardi mai allo specchio per dirtelo?

"No, non sono così. Ma essere un pilota Ferrari è un grande onore".

Qual è il tuo eroe della F1?

"E' stato sempre Ayrton Senna".

Anche se non lo hai visto correre?

"Sì, papà era un gran fan di Senna e tutto quello che mi ha raccontato me l'ha trasmesso". 

Cosa ti porti dentro di Senna?

"Non direi mai che ho qualcosa di Senna, sarebbe arrogante. Ma è un esempio da seguire, perché aveva talento ma faceva anche il giusto lavoro per diventare quello che poi è diventato, entrambi gli aspetti sono importanti".

Ti piace come soprannome "il predestinato"?

"Sono sicuramente nato per correre. Nato per vincere? La mentalità c'era già da bambino, non potevo accettare di perdere, il secondo posto non mi piaceva, non ero mai soddisfatto fino a quando non vincevo. Per vincere in pista bisogna soprattutto lavorare. Nascere con il talento è una cosa, ma il lavoro è la cosa più importante".

Hai visto le foto dei campioni del mondo con la Ferrari? Manca la tua lì...

"Mi piacerebbe che un giorno ci fosse anche la mia foto. È difficile dire quando succederà, ma sicuramente io darò tutto per riportare la Ferrari dove merita di stare".

Ti immagini campione del mondo?

"Quel giorno proverei a essere il più normale possibile. Ma per adesso preferisco concentrarmi solamente sul lavoro che c'è da fare per arrivare fino a quel traguardo e basta, perché la strada è ancora lunga. Mi piace avere questa mentalità, pensare che la strada sia ancora lunga, mi piace lavorare e concentrarmi sui punti negativi da migliorare".