MotoGP, GP Italia 2019. L'editoriale di Guido Meda: "Era ora!"

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Guido Meda

I motivi di una vittoria e i motivi di un disastro. Petrucci e Rossi sono le due facce della medaglia della MotoGP italiana al Mugello. Danilo vince il GP d'Italia in sella alla Ducati ed è la sua prima vittoria, al culmine di una carriera che contiene pressione e sofferenze. Proprio nel giorno in cui Valentino Rossi vive il peggior Mugello della sua carriera

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Danilo Petrucci chiede alla stampa di titolare "Era ora", come se la pazienza cominciasse a scarseggiare anche in fondo al suo cuore e alle sue aspirazioni. Poco dopo Valentino Rossi, sempre alla stampa, racconta del peggior GP d'Italia della sua carriera, perchè oggettivamernte lo è stato. Le vittorie non sono sempre commuoventi, quella di Petrucci - la prima della sua carriera - sì invece. Perchè Danilo, oggi ventinovenne, al motomondiale era arrivato da vicecampione del mondo sì, ma della Superstock, un campionato che qui è considerato con snobismo e una certa sufficienza.

Danilo Petrucci è tenero. E' un lavoratore. E' passato per moto non competitive, la progressione dei suoi risultati è stata lenta. Si è perso e ritrovato più di una volta. Poi si è stabilizzato fino al momento in cui la Ducati ha deciso di puntarci, prima con il team Pramac e poi con il team ufficiale. Il team ufficiale per l'appunto è un sogno, ma anche un mega impegno se non ci arrivi da fenonemo già conclamato. Immaginate poi la pressione quando per il 2019 si tratta di sostituire Jorge Lorenzo che è passato in Honda. Si tratta di diventare compagno di squadra di Dovizioso, vero antagonista di Marquez delle ultime due stagioni, e di giocarsi tutto con un solo anno di contratto. La cosa straordinaria e poco nota è che è proprio Dovizioso a convincere la Ducati a puntare su Petrucci. Danilo, che è di Terni, trasferisce tutto a Forlì per allenarsi con Andrea. Diventano amici e Dovizioso è lo stesso amico a cui Petrucci toglie la vittoria al Mugello, lo stesso amico a cui quella vittoria viene dedicata. Esatto. Petrucci ha dedicato la vittoria al compagno battuto, il che non ha precedenti. C'è un che di inedito, umano, magico e pure un filo malinconico in questa storia. C'è un sorpasso duro di Petrucci sul compagno all'ultimo giro, un sorpasso che condanna Dovi al terzo posto dietro a Marquez, e Petrucci ad un tanto malcelato quanto inutile senso di colpa. Tranquillo Petrux, Dovi capisce.

Mentre l'ex ducatista, Jorge Lorenzo, ancora in ribasso al Mugello chiede alla Honda di non seguire solo Marquez e di provare a realizzare una moto che vada bene a tutti, Marquez, piccato, gli risponde che se vuole essere seguito prima deve fare dei risultati.

E in questa deriva di umori il punto più basso riguarda purtroppo proprio Valentino Rossi. L'idolo della marea gialla sbaglia tutto il weekend. Parte diciottesimo, non rimonta, casca, la moto va piano. Eppure è quinto nel mondiale, comunque la migliore delle Yamaha che in prova, con Vinales e Quartararo, sembra chissachè e poi sparisce nell'anonimato in gara. Facile e ingiusto dire stavolta che Rossi è vecchio, mentre sembra più palese che di vecchio ci sia la sua Yamaha

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