Radio Superbike: Jerez in cinque canzoni e il terzo mondiale di Toprak

Quella che doveva essere una grande festa di sport si è trasformata, almeno per mezza giornata, in un piccolo incubo. Il gran finale del mondiale Superbike 2025 non è stato la passeggiata di salute che Toprak Razgatlioglu si aspettava alla luce del grande vantaggio del turco su Nicolò Bulega: il contatto in Superpole Race, che ha causato la caduta del pilota BMW, è stata la miccia di una escalation di tensione al parco chiuso, dove i tifosi di Toprak hanno dato il peggio di loro e Nicolò, forse, non il meglio di sé. Fortunatamente il finale è stato quello più adatto, con la giusta vittoria del titolo da parte di Razgatlioglu a gettare acqua sul fuoco. Celebriamo il suo mondiale - e non solo - nell’ultima puntata di Radio Superbike! 1. Ha vinto il migliore: Toprak tra pista e cultura Non sono solo le ventuno vittorie in stagione , né i record eguagliati o sfiorati a fare di Razgatlioglu un campione meritevole, ma l’intero pacchetto. Toprak è un pilota completo, che non ha praticamente mai commesso un errore in tutta la stagione. Sempre in grado di estrarre il massimo dal pacchetto tecnico e talvolta anche di più, specialmente nella prima parte dell’anno; sempre affamato e focalizzato sull’obiettivo. Il terzo mondiale doveva essere una formalità, poi a Jerez è successo quello che è successo. A esserne uscito meglio di tutti è stato proprio lui, che per quanto possibile ha incassato il colpo della Superpole Race, non ha reagito e ha completato l’opera in pista, con tanto di riappacificazione e abbracci con Bulega. Razgatlioglu, ora, ha una responsabilità culturale enorme: aiutare i suoi tifosi ad assumere un atteggiamento più sportivo e meno guerrigliero, perché le minacce di morte inviate a Nicolò e al papà Davide, nonché quelle recapitate alla fidanzata Camilla, sono un oltraggio da incivili alla decenza e all’umanità. Toprak è, per la Turchia, quello che Valentino Rossi è stato per il pubblico italiano di massa . Per l’educazione che ha, per il bell’essere umano che è, merita di essere rappresentato da un tifo ben diverso, ma la prima mossa deve farla proprio lui. 2. Bulega: quante cose deve saper fare un pilota? Pulito e corretto in pista, sempre, da due anni a questa parte. Nicolò Bulega non aveva mai sbagliato una virgola, né col manubrio tra le mani, né col microfono davanti alla bocca. Il suo unico passo falso è arrivato proprio nel momento più teso, all’ultimo atto di una lotta titolata ed è questo ad aver sconvolto il pubblico, aggiungendo peso a un incidente come mille altri nella storia. Il contatto è colpa sua? Sì. Ha sbagliato a provare il sorpasso? Non necessariamente, no, non a priori. I problemi sono arrivati dopo, con una celebrazione della vittoria della Superpole Race che sarebbe stato meglio evitare, dato il contesto, e la caduta nel tranello dei tifosi turchi che lo hanno innervosito e portato a reagire. Il pollice alto verso lo stuolo dei fischi e l’assenza di scuse a Toprak nell’intervista stonano con il Bulega che conosciamo e lo fanno passare dalla parte del torto. Essere piloti nel 2025 significa anche saper affrontare queste situazioni, controllando istinti umani e comprensibilissimi. Forse non è stato gestito al meglio a livello comunicativo, forse non gli è stato raccomandato il giusto comportamento. Male. La pagina, però, è già stata voltata e quell’abbraccio con Razgatlioglu a fine Gara 2 mette tutti d’accordo. A fine stagione rimane l’immagine di un pilota terribilmente veloce, capace di vincere quattordici gare e fare tripletta nell’ultimo appuntamento. Il 2026 partirà per forza di cose come il “suo” anno. 3. Bautista chiude il cerchio Tre podi nel weekend di Jerez, terzo posto in campionato, titolo costruttori in saccoccia per Ducati: il commiato di Alvaro Bautista al team Aruba.it Racing - Ducati è soddisfacente, degna conclusione di un capitolo importante nella storia del mondiale Superbike. Fa specie pensare che dei Tre Moschettieri sia proprio il più anziano l’unico a restare, sposando la causa del team Barni Spark. A quasi quarantuno anni e con tutta la zavorra del caso, però, Alvaro va ancora forte. Forse dev’essere questa l’unica cosa a contare. 4. Rea, un finale indegno C’è chi resta e chi se ne va, come Jonathan Rea, che appende il casco al chiodo e chiude una carriera gloriosa fatta di sei titoli mondiali, 119 vittorie, 264 podi e 44 pole position in 470 gare in Superbike. Ecco, sarebbero dovute essere 471, ma Jerez non ha voluto essere clemente con il pilota più vincente di sempre. Gara 1: a terra al secondo giro. Superpole Race: a terra al primo giro coinvolgendo Remy Gardner e procurandosi un infortunio al ginocchio che gli ha impedito di partecipare a Gara 2. Veramente un finale inglorioso per chi ha fatto la storia della Superbike, anzi, per chi è stato la Superbike. E chi scrive trova adeguato il ritornello di “Alleria”, carezza amara firmata Pino Daniele, per riassumere questa conclusione senza lieto fine: “Allegria, per un momento vuoi dimenticare Che hai bisogno di allegria Quanto hai sofferto lo sa solo Dio E sale la voglia di urlare Che non c'entri niente tu Volevi solo dare E l'allegria se ne va” 5. "Signori, si chiude": i verdetti 2025 Non solo Razgatlioglu, Bulega, Rea e Bautista. Il mondiale 2025 ha messo in risalto soprattutto le novità di un Sam Lowes finalmente concreto e di una Bimota nata molto bene. Il quarto posto in campionato di Andrea Locatelli è un risultato certamente positivo, seppur viziato dall’assenza di Danilo Petrucci nelle ultime due tappe; la prima vittoria e il rinnovo di contratto con Yamaha da vera prima guida non possono che far sorridere il Loka. Quanto a Petrucci, non sono mancati i podi e le top five, ma per lui come per tutti gli altri il distacco dai primi è stato spesso elevato. Honda ha funzionato ancora a fasi alterne, con un bel finale di stagione da parte di Xavi Vierge . La grande delusione, forse, è quella di Andrea Iannone: molto altalenante, con tanti zeri, tante puntate ai margini della top ten e qualche weekend positivo . Ora la testa va al 2026, all’assenza di Toprak e Rea, agli arrivi di Miguel Oliveira, Somkiat Chantra, Jake Dixon e Lorenzo Baldassarri, ai cambi di casacca di Petrucci, Bautista, Lecuona e Vierge.

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Edoardo Vercellesi