Indy Nxt, Matteo Nannini: "In America ambiente fantastico, la vittoria ci motiva"

L'INTERVISTA

Matteo Pittaccio

A pochi giorni dalla 107esima 500 Miglia di Indianapolis, in diretta su Sky Sport Arena domenica 28 maggio alle 18:30, abbiamo avuto il piacere di parlare con il pilota Indy NXT (serie propedeutica della IndyCar) Matteo Nannini, vincitore due settimane fa dell’Indy GP

Nel circuito permanente di Indianapolis l’italo-argentino Matteo Nannini ha lottato duramente con l’inglese Louis Foster (Andretti Autosport), battendolo al volante della Dallara-Mazda preparata da Juncos Hollinger Racing. Un fine settimana da sogno per Matteo, per la prima volta sia in Pole Position sia in Victory Lane. Per iniziare, Nannini parla del percorso fatto per arrivare al successo: "La mia più grande preoccupazione prima della gara era passare la prima curva senza contatti. Sapevo che i primi giri sarebbero stati il nostro punto di forza poiché con la squadra abbiamo deciso di impostare le pressioni degli pneumatici con lo scopo di fare la differenza all’inizio. Da metà gara, invece, abbiamo gestito tenendo sotto controllo soprattutto il Push-to-Pass (premendo un apposito tasto sul volante aumenta la pressione del turbo e la potenza cresce di circa 50 cv, ndr). Quando Foster usava il Push-to-Pass lo lasciavo avvicinare, poi toccava a me sfruttare il boost di potenza. Io e la squadra abbiamo deciso di adottare questa strategia per mantenere il distacco su Foster, facendolo ingolosire in certe occasioni e riprendendo margine in altre. Da parte mia devo ammettere di aver percepito un po’ di tensione, soprattutto perché nelle prime due gare i risultati non sono arrivati. A Barber, oltre al contatto con Jacob Abel, ci è mancata la velocità, eravamo lontani. Sapevo però che il potenziale fosse alto e, curando a dovere ogni dettaglio, a Indy abbiamo fatto la differenza. A metà gara pensavo che Foster mi superasse perché mi aveva recuperato un secondo da un giro all’altro. Tuttavia, quando ho visto che si stesse avvicinando senza attaccare ho capito che disponesse del mio stesso ritmo, quindi ho focalizzato tanta attenzione sull’ultima curva, mio punto di forza, per difendermi nel rettilineo principale".

“Ci ha aiutato molto il test in Ohio (Lexington, ndr) svolto dopo Barber”, continua Nannini.  “Abbiamo stravolto il setup e ha funzionato. Prima dell’inizio del campionato abbiamo svolto solamente due test, dopo i quali abbiamo scoperto che da St. Petersburg Firestone avrebbe fornito delle mescole diverse da quelle provate. Nei test, infatti, il degrado gomme era assurdo, pari a quasi dieci secondi, mentre con le specifiche attuali non c’è consumo. Questa differenza ci ha portato sulla strada sbagliata. Ci abbiamo messo un po’ di più a sistemare il problema disponendo di due macchine (HMD ne ha nove, Andretti quattro, ndr), ma una volta trovata la quadra siamo diventati competitivi. Il problema più grande nel guidare queste vetture è la gestione del posteriore, un aspetto su cui ci stiamo focalizzando. Sicuramente ci aiuta il fatto che le Dallara Indy NTX permettano di modificare le barre antirollio in corsa in base alle necessità, aspetto assente in F2 e F3. Così facendo si evidenzia anche l’intelligenza del pilota, che impara ad usare questo strumento nei momenti giusti".

Poi racconta la reazione a caldo di Ricardo Juncos, team owner della squadra insieme a Brad Hollinger: “Finita la gara Ricardo si è complimentato con un’espressione colorita in argentino (sorride, ndr). Scherzi a parte, era molto contento perché la vittoria di Indy motiva l’intera squadra. Ora sono quarto in campionato a non troppi punti di distanza dal primo e l’aver vinto l’unica gara conclusa ci fa ben sperare”.
 

Con i punti conquistati a Indianapolis, infatti, Nannini risale fino al quarto posto nella classifica con 32 punti di ritardo dal leader Christian Rasmussen (HMD-Coyne), fin qui il più costante. Ecco le prospettive per il prosieguo della stagione: "Sicuramente ora l’obiettivo primario diventa finire le gare. Ad eccezione di Indianapolis, le gare della Indy NTX sono spesso condizionate da incidenti e neutralizzazioni, quindi dobbiamo concentrarci sul rimanere in pista, evitando grandi rischi anche nel caso in cui dovessi partire indietro. Per il campionato penso che proprio Foster possa essere il principale candidato al titolo. A St. Pete ha ottenuto la Pole mentre a Barber ha sbattuto perché la macchina gli è rimasta accelerata. Fino ad ora è stato l’unico pilota competitivo ovunque. Rispetto all’intervista di fine 2022 l’obiettivo è lo stesso, vincere il campionato Indy NTX. Se non riuscissi nell’intento sarebbe comunque ottimo farsi notare con i risultati in pista, in modo tale da ambire alla IndyCar nel 2024".

"Per quanto riguarda i cittadini ho ottime prospettive. A St. Pete non conoscevo la pista mentre gli altri piloti sì. A Detroit, invece, tutti partiamo dallo stesso punto poiché il tracciato è nuovo (si torna nel Reinassance Center, ndr). Il potenziale per vincere ogni gara c’è, poi sappiamo che il motorsport sia sempre imprevedibile. Se l’ingegnere mi fornisse sempre un’ottima macchina e il clima nel team fosse costantemente buono, allora ci sarebbe modo di fare bene. Da non sottovalutare il ruolo dello spotter, per noi previsto solo per gli ovali (Gateway, ndr)".
 

Vivendo a Indianapolis il 19enne di Faenza può percepire appieno cosa significhi la 500 Miglia per l’intera città: “La pista si trova vicina alla città e questo rende speciale l’atmosfera di Indianapolis. C’è molta più gente rispetto alle altre gare e gli appassionati possono andare ovunque, anche dentro al tuo garage. Questo in F2 e F3 non succedeva, anche se c’è da dire che io abbia corso quando gli autodromi erano chiusi per la pandemia. In America il pilota è più coinvolto con il pubblico, tanto che quando devo andare in pit lane cammino in mezzo alle persone che si dirigono verso le tribune. Poi quando ti vedono con la tuta chiedono la foto, anche se non sanno esattamente chi sei. Se io fossi uno spettatore apprezzerei molto l’esperienza più completa del motorsport americano. Con la F1 (e le serie annesse, ndr) puoi spostarti nel paddock solo con un pass e non è nemmeno detto che tu riesca ad incontrare il pilota se si trova nel garage, dove è generalmente proibito entrare. La grande apertura al pubblico è il punto forte della Indy. Vivendo a Indianapolis ho notato che molte persone conoscono la 500 Miglia senza però sapere che al di là di essa esista un intero campionato. In occasione della Indy500 lo stile di vita dell’intera città cambia, anche le pubblicità televisive diventano a tema Indianapolis 500. Tutto si trasforma, come se si giocasse la Coppa del Mondo di calcio".
 

Nannini, infine, descrive anche il rapporto con gli altri piloti, raccontando come sia riuscito a legare anche con alcuni grandi personaggi della IndyCar: £Spesso la mattina incontro i piloti IndyCar in una palestra di Indianapolis. Agustin è uno di questi, con lui parlo spesso. All’inizio mi ha anche chiesto dei consigli sul funzionamento delle monoposto e sulla gestione del fisico in gare diverse dalle ruote coperte. Anche Callum Ilott si allena in palestra con me, così come Scott Dixon, Alexander Rossi, Christian Rasmussen (leader della Indy NXT, ndr) e Dalton Kellett, che non corre più. A Dixon, ad esempio, ho chiesto dei consigli sulla pista (sorride, ndr). Una volta che ci si vede spesso si aprono e socializzano senza problemi. Ho un bel rapporto con Alexander Rossi e Will Power, che a St. Petersburg mi ha fornito alcune dritte. Questa connessione tra categorie è un po’ difficile da vedere tra F1, F2 e F3 poiché l’ambiente della prima è abbastanza dislocato e chiuso".

L’ultimo pensiero riguarda i due compagni di squadra con cui ha corso in Indy NXT fino ad oggi: "Con i miei compagni va bene. Reece Gold ha iniziato la stagione ma poi ha preso una strada diverse mentre Lindh è il pilota con cui ho svolto il test due anni fa. In generale, abbiamo richieste diverse nella messa a punto. Gli ingegneri collaborano per decidere il da farsi ma alla fin fine io e Rasmus abbiamo due stili di guida differenti. A parte questo, disporre di un compagno di squadra è fondamentale per la condivisione dei dati".