Lettera aperta a Fernando Alonso

Caro Fernando, festeggiare i 400 Gran Premi avendone disputati 396 mi suggerisce un paio di cose di te. La prima è che non sei scaramantico. E siccome penso che la scaramanzia sia una debolezza, indirettamente penso tu sia molto forte. La seconda è che sarà il caso di riflettere su quando il sole tramonterà per la seconda volta . Mi viene facile scriverti perché sei un leone della prima decade . Ci spiegheranno che la celebrazione dei 400 riguarda i Gp ai quali sei stati iscritto ed effettivamente sarà così. Poi i maligni diranno che le partenze sono state 396 prima di Città del Messico. Ma sono dettagli, quel che è certo è che nessuno ha mai fatto tanto. Anche quello anagrafico sembra essere diventato un dettaglio visto che le monoposto che tu e gli altri guidate vi impongono uno stress fisico nemmeno paragonabile a quello che tu stesso sentivi quando eri un giovanotto asturiano di vent’anni e ti presentasti a Melbourne alla guida della mitologica Minardi il 4 marzo del 2001. Che dopo quella gara, non indimenticabile, ne siano arrivate altre 399 dimostra due cose. Che sei un grande pilota non te lo sto nemmeno a ricordare. Per te parlano i due mondiali vinti e la classe che tutti ti riconoscono. Anche la rabbia agonistica e pure quel carattere vagamente angolare che a volte ti ha mandato un po’ oltre, tipo quando a Suzuka definisti in un team-radio “Gp2 engine” il motore Honda…a casa loro, Fernando, non si dovrebbe. O quando ti ha portato a fare scelte che poi si sono rivelate non le migliori per la tua bacheca. Soprattutto i secondi posti in Ferrari nel 2010 e 2012, quando perdesti il testa a testa con Vettel, che aveva una Red Bull che forse avresti potuto guidare tu se avessi rinunciato al fascino irresistibile delle sirene rosse di Maranello. Quel trenino chiamato Petrov al quale ti sei incollato ad Abu Dhabi nel ’10 resterà scritto nella pietra come la più grande occasione gettata al vento del deserto. Ma guardiamo avanti, consci del fatto che lo specchietto retrovisore è sempre più piccolo del parabrezza . Avanti verso dove? “Altri 40 o 50 Gran Premi”, hai detto. Sarebbero due stagioni. Significherebbe chiudere a 45 campane suonate. Fernando, se ripensi a questa stagione non ti viene voglia di dire che ne hai abbastanza? Perché onestamente vedere dove sei precipitato con la tua Aston Martin fa una certa tristezza. Eri così tirato a lucido l’anno scorso, pronti-via e subito tre volte a podio . Quest’anno, ammetterai, un disastro. Mai a podio, un quinto posto come miglior risultato e una lunga serie di gare anonime, dove ti passano in scioltezza anche piloti che non ti potrebbero nemmeno allacciare il casco. E invece tu vai avanti. Ti confesso che il mio ideale di atleta che si ritira è quello di Pete Sampras. Che vinse Us Open nel 2002 contro Agassi e dopo quella partita non si fece più vedere. Disse che si era ritirato poco prima dell’edizione del 2003, annunciando che non avrebbe partecipato. Certo, magari così è pure troppo. Tu a ritirarti, di nuovo, non ci pensi di sicuro. Credo di sapere anche il perché. In Aston Martin è arrivato Adrian Newey. Andarsene mentre il Genio disegna la tua nuova vettura onestamente non avrebbe senso. Dire basta senza sapere l’effetto che fa il miglior progettista del globo avrebbe un sapore troppo amaro se davvero ‘lui’ riuscisse a far andare forte anche Lance Stroll. Allora, caro Fernando, rimani ancora un paio di giri di giostra. Non di più, però. Per i 500 caschi, se vorrai, arrotonderemo volentieri per eccesso.