Ana Carrasco, la regina delle due ruote in pista contro i pregiudizi

Nome: Ana Cognome: Carrasco Gabarrón Nazionalità: spagnola Classe: 1997 Ana è nata nella provincia di Murcia, nella bellissima realtà rurale di Cehegín, e sin da piccola ha sognato di poter correre in moto. Ma il suo sogno non si è mai limitato all’idea di percorrere strade e sentieri con il vento fra i capelli, quanto piuttosto di poter un giorno andare in pista a sfidare i suoi amici maschi in gare vere. E i genitori la ricordano ancora incantata davanti alla Tv, con lo sguardo estasiato e il sorriso stampato in volto mentre le Honda trionfavano in giro per il mondo negli anni d’oro di Rossi, Pedrosa, Hayden, Stoner. Già a tre anni il papà, meccanico di motociclette dal quale ha ereditato la passione, l’ha messa in sella alla sua prima minimoto e da lì a iniziare a gareggiare il passo è stato breve. Diverso invece è stato il discorso quando Ana ha deciso di fare sul serio, dovendo scontrarsi anche con un ambiente ancora molto chiuso e dominato da molti pregiudizi. Nonostante ciò, visto che con la passione e la tenacia si può arrivare ovunque, Ana non si è scoraggiata e a quattordici anni è stata la prima pilota donna ad andare a punti nel campionato CEV. La prima esperienza nel campionato mondiale Moto3, dodici anni fa, è stata la cartina tornasole delle sue qualità: per due volte a punti si è meritata la conferma, ma visto che la vita non regala nulla sono presto arrivati i momenti duri davanti ai quali la decisione più logica di Ana è stata scegliere un campionato nel quale poter mettere in evidenza il proprio talento e privilegiare uno stile di guida molto personale. Quasi obbligata la decisione di orientarsi verso la Supersport 300, ma non tutti i mali vengono per nuocere, del resto. La stagione 2017, il cui calendario conta nove appuntamenti tutti europei, sembra essere disegnato apposta sulle sue caratteristiche. Ana vince sulla pista dell’autódromo internacional do Algarve di Portimao, in Portogallo e lo fa con autorevolezza, davanti ad Alfonso Coppola e al connazionale Marc García che a fine stagione conquisterà il titolo. La stagione viene archiviata come utile a fare esperienza e infatti, quando Ana si ripresenta al via nel 2018 sulla sua Kawasaki Ninja 400 del team DS Jr. il suo atteggiamento è già molto diverso. E Ana infatti vince a Imola e a Donington, poi con costanza e pazienza costruisce il suo primato e a Magny Cours, in Francia, il 30 settembre, nonostante un 13° posto, conquista il titolo assoluto eguagliando il grande risultato centrato due stagioni prima dalla pilota finlandese Kirsi Kainulainen, che aveva vinto sì un mondiale contro dei maschi, ma correndo nel campionato iridato 2016 sidecar con Pekka Päivärinna. Il trionfo di Ana è invece tutto suo, e contro 39 uomini. Prima donna a vincere un mondiale FIM in una competizione mista. E lascia presagire un grandissimo futuro. Caduto il ‘tetto di cristallo’ anche nelle moto sportive, Ana passa con la squadra che gestisce le moto ufficiali SBK Kawasaki Provec e inaugura il ‘pink power’ con le nuove t-shirt che inneggiano alla guida ‘al femminile’ e con un programma ad hoc studiato per lei dai fratelli Guim e Biel Rosa e da Alvar Garriga, già all’epoca collaboratore di campioni come Marc Márquez, Pol Espargaró e Tito Rabat. Sulla moto campeggia il numero 1 della moto da battere. In valigia, invece, quanto serve per andare a vivere a Barcellona e allenarsi nel Centro di Sant Cugat del Vallès. Per Ana il progetto prevede allenamenti fisici intensi e tanto dirt-track, flat track e motocross al Rocco’s Camp a Montmelò, oltre a una assidua frequenza al secondo anno di studi in legge alla UCAM. La stagione però non parte bene. Ana in gara cade e finisce fuori pista costretta al ritiro. La corsa la vince Manuel Gonzalez . Le due successive vittorie in Italia e in Francia basteranno ad Ana solo per acciuffare la terza piazza assoluta. La rivincita l’anno dopo però salterà davanti a un infortunio. Dopo un 2020 e un 2021 passati fra ospedali, riabilitazioni, ritorni e qualche successo parziale, nel 2022 Ana decide di ritornare in classe Moto3. Per lei c’è una KTM del team BOE SKX lasciata libera dallo spagnolo David Salvador. La stagione non porta punti, ma regala esperienza. Nel 2023 salta le prime cinque gare in calendario ancora per infortunio e un’altra stagione di fatto passa senza lasciare tracce né offrire sprazzi di serenità. Ma Ana non demorde. Quando corre pensa da pilota, sa quanto vale e sa che può ancora dimostrarlo. Nei momenti peggiori le ripassa davanti come in un film tutta la vita. Lei sulle orme di Elena Rosell , lei a punti come solo Katja Poensgen aveva fatto prima, lei sul tetto del mondo come nessun’altra. E poco importa delle vertebre, dell’omero… le ossa sono fatte per rompersi e poi per riaggiustarsi. Che esempio sarebbe per tutte le ragazze che ora guardano il motociclismo con occhi diversi, se mollasse? Nel 2024 la FIM sembra darle una mano: nasce il Campionato mondiale femminile, il WCR. Il Women’s Circuit Racing, organizzato da FIM e Dorna , viene annunciato durante il GP di Spagna dell’aprile dell’anno prima. E in autunno vengono comunicati anche i dettagli del nuovo campionato. Dodici gare, coincidenti con sei eventi della Superbike Europea, griglia aperta a 22 donne pilota più due wild card a evento e prestazioni in linea con moto Supersport e Supersport 300 gommate Pirelli e Yamaha YZF-R7. Una occasione da non perdere per la Carrasco. E infatti nel 2024 Ana è ai nastri di partenza della nuova competizione, sotto contratto con la squadra italiana Evan Bros RYT. Qualcuno nel settore sussurra che nelle ultime settimane abbia dormito con la moto accanto al letto come faceva da bambina. Non vede l’ora di tornare in gara. In mente le ritorna quella domanda che le faceva il papà quando aveva ancora solo 4 anni… “Come fai a correre così veloce?” e lei che gli rispondeva con un sorriso… “Accelero presto e freno tardi!”. In fondo sa che “saper fare qualcosa bene o male, non dipende dal genere, ma dalle capacità”. E Ana lo dimostra subito vincendo quattro gare, condite da due pole position, quattro secondi posti e quattro terzi posti. Praticamente senza scendere mai dal podio. Al primo tentativo vince il titolo della nuova categoria davanti ad altre due spagnole, María Herrera e Sara Sánchez, ed entra così nella storia del motociclismo. “Sono super felice… appena tagliato il traguardo ho iniziato a pensare a tutte le persone più importanti della mia vita. Venivo da anni difficili ed ora che ho vinto il secondo titolo sono al settimo cielo!”. Dopo avere scritto un nuovo capitolo della storia del motociclismo, Ana Carrasco, ancora non paga, si è poi regalata a Barcellona anche la vittoria nella TCR Cup nell’ultima tappa della stagione, vincendo così il suo primo trofeo anche nelle auto, al volante di una Peugeot 308 Cup e conquistando il terzo campionato in carriera. Non male come esordio anche sulle quattro ruote dopo il debutto nei due round Winter Series, a coronamento di un 2024 decisamente da incorniciare. E ora? Ana Carrasco è impegnata nel World Supersport Challenge con Honda France, a bordo di una Honda CBR600RR, affiancata dal pilota francese Corentin Perolari, dove corre nei round europei. Dopo otto eventi non ha ancora conquistato punti e come miglior piazzamento ha solo un ventiduesimo posto in gara 1 a Magny Cours. Un po' al di sotto delle sue aspettative, forse. Ma come dice lei: “Ci capita una occasione buona una volta ogni cinque o sei anni…”. E allora, c’è tempo…

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Ana Carrasco, la regina delle due ruote in pista contro i pregiudizi

Lucio Rizzica