Non sempre giocare la migliore stagione della propria carriera equivale a garantirsi la totale fiducia da parte dei propri tifosi. Lo sa bene Jae Crowder, a cui la folla festante che ha accolto Gordon Hayward al TD Garden, possibile arrivo nel prossimo mercato estivo in quel di Boston, non è andata giù
Una pratica comune in NBA, soprattutto in palazzetti che ben conoscono il proprio fascino come il TD Garden di Boston, è quella di “coccolare” un avversario che arriva in città nella speranza di convincerlo a vestire i panni dei biancoverdi in futuro. Tentativi che non sempre trovano un riscontro positivo (Kevin Durant a Washington docet), ma che a quanto pare possono pesare sugli equilibri all’interno dello spogliatoio dei padroni di casa. E non sempre in positivo. A Jae Crowder infatti non sono davvero andati giù gli applausi riservati dai tifosi dei Celtics a Gordon Hayward durante la presentazione delle squadre, ospite con i suoi Utah Jazz nella sfida persa dai mormoni 115-104. “Ho ascoltato i tifosi incitare Hayward prima della partita – commenta amareggiato il numero 99 dei biancoverdi a fine gara -, mi ha dato davvero molto fastidio. Credo che sia stata una mancanza di rispetto nei miei confronti da parte dei fan. Questo ha acceso in me un fuoco”.
Passato in comune - Perché? La risposta è presto data: il talento nativo di Indianapolis è già da tempo uno dei nomi segnati sul taccuino della dirigenza del Massachusetts, il tassello che manca per completare il puzzle nella rincorsa al ruolo di contender. Hayward infatti la prossima estate dovrà scegliere se esercitare la player option da oltre 16 milioni di dollari che il contratto con i Jazz gli mette a disposizione, oppure declinare l’offerta e decidere di testare il mercato dei free agent. A quel punto i Celtics e soprattutto coach Brad Stevens sarebbero i maggiori indiziati, visti i trascorsi comuni dei due in quel di Butler University. L’allenatore più giovane dell’NBA è stato non solo guida tecnica fondamentale nella crescita che ha portato il numero 20 a diventare l’uomo franchigia a Salt Lake City, ma anche il suo primo tifoso: “Sta migliorando costantemente fin dal suo ultimo anno di high school e sta facendo lo stesso da quando è approdato in NBA. Questa è la sua miglior stagione finora, e non è un caso”.
Crowder furioso – Qualora Hayward sbarcasse in quel di Boston, a pagarne le spese sarebbe proprio Jae Crowder, che attualmente occupa lo spot di ala piccola in quintetto e che si ritroverebbe a recitare il ruolo di riserva al termine della sua migliore stagione NBA. Non solo: il numero 99, avendo firmato lo scorso anno un quinquennale da 35 milioni di dollari, si ritrova a essere anche sottopagato (nell’accezione NBA del termine) rispetto a molti suoi colleghi. Oltre al danno, la beffa, per uno che già in estate aveva manifestato dissapori nei confronti delle frequenti voci che ne mettevano in discussione il posto. Questa notte, al tweet provocatorio di un tifoso biancoverde che gli diceva che Boston “o si ama o vai via”, Crowder non ha esito a rispondere (come al solito in maiuscolo): “NON HO PROBLEMI AD ANDARE VIA”.
Punti di vista – Un messaggio che di certo non farà felice coach Stevens e il suo staff, visto che il prodotto di Marquette sta viaggiando con le migliori percentuali in carriera dal campo (48.8%) e da tre (43%), aggiungendo un’ottima produzione offensiva alle qualità difensive che sono da sempre la specialità della casa. Crowder è il migliore dei suoi in termini di Net Rating: un +8.6 quando lui è sul parquet che precipita a -3.6 quando va ad accomodarsi in panchina. Il fuoco, per dirlo con parole sue, questa notte ha soffiato anche sulle sue cifre, regalandogli la miglior prestazione stagionale in termini realizzativi, chiusa con 21 punti e mandando a bersaglio cinque triple, suo massimo in carriera eguagliato, in una gara da +21 di plus/minus. Hayward, che al termine del match ne aveva 23, è stato però il peggiore dei suoi in termini di differenziale, visto il disastro -20 alla sirena finale. Punti non solo a referto, ma anche di vista per valutare una prestazione o magari un applauso di troppo. Lo sa bene Crowder e lo sanno bene anche i tifosi dei Celtics.