NBA, Gallinari vs. Messina, tanta Italia a Denver
NBALa sfida del Pepsi Center tra Nuggets e Spurs in diretta su Sky Sport 2 alle 3 di notte è un derby della Western Conference che parla anche italiano: come reagirà Danilo Gallinari alle critiche ricevute dal suo allenatore Michael Malone?
C’è un piccolo derby italiano quando sul parquet del Pepsi Center (e sugli schermi di Sky Sport 2, diretta alle 3 di notte) scendono in campo Denver Nuggets (14-21) e San Antonio Spurs (28-7). Danilo Gallinari — al centro di parecchie attenzioni dopo l’ultima sconfitta dei suoi contro Sacramento — ritrova sulla panchina degli avversari, primo assistente di Gregg Popovich, il suo allenatore in nazionale Ettore Messina. Gara delicata, per Denver, dopo le durissime parole di coach Michael Malone al termine dell’ultima delle tre sconfitte consecutive collezionate dalla sua squadra: “Abbiamo la peggior difesa della lega, imbarazzante — ha tuonato Malone — e manca completamente la leadership dei nostri veterani”. Nella lega da nove stagioni, dal 2011 in Colorado, ormai nel ruolo di giocatore-franchigia, ovvio che il n°8 da Graffignana si sia sentito tirato in ballo dall’ultima accusa del suo allenatore, prontamente rispedita al mittente con un secco “non sono d’accordo”. Interessante allora vedere la reazione di Gallinari e le conseguenze dello screzio tra i due alla prima uscita di squadra, con l’azzurro comunque reduce da sei gare chiuse sempre a 18 o più punti, mettendo in mostra il suo solito arsenale fatto di triple a segno (almeno una in tutte le gare stagionali tranne una, il 38.4% in stagione) e liberi guadagnati (uno dei 4 giocatori NBA insieme ad Isaiah Thomas, Damian Lillard e Kawhi Leonard a tirare almeno sei liberi a sera con oltre l’88% dalla lunetta).
Quale fattore campo? — è dal 2013-14 che Denver non chiude la stagione con un record interno positivo, ma quest’anno l’allergia al Pepsi Center — dove saranno contenti di non vedere più Tim Duncan, che detiene il record dell’arena per recuperi (8) e stoppate (8) — sembra essere ancora più pronunciata. Il record interno dei Nuggets, 7 vittorie 10 sconfitte, si scontra poi con l’ottimo ruolino di marcia esterno degli Spurs, 16-3 lontani dall’AT&T Center (terzo miglior record di sempre dopo 19 partite) e comunque vincenti in 10 delle ultime 12 partite in generale. Una squadra in forma, guidata oggi più che mai dal suo nuovo leader Kawhi Leonard, curioso titolare del record all-time per percentuale di vittorie nella NBA (un impressionante 77.9% da quando è entrato nella lega). Il n°2 nero-argento — ricordiamolo, due volte miglior difensore NBA in carica — in questa stagione ha già all’attivo otto trentelli ed è stato il miglior marcatore dei suoi in 25 dei 32 incontri disputati, sempre toccando quota 20 o più punti. A far pendere la bilancia della parte degli ospiti in sede di previsione, poi, anche l’ottimo rendimento della second unit di San Antonio seconda nella lega per Net Rating, prima per assist (10.1 di media) e terza per recuperi (3.8), percentuale dal campo (46.8%) e da tre punti (39.0%), ma soprattutto leader assoluta per Defensive Rating, concedendo agli avversari solo 98 punti su 100 possessi nei 19 minuti di media in cui è impegnata (su 59 minuti totali, il quintetto Mills-Ginobili-Simmons-Lee-Dedmond, per esempio, sfoggia un impressionante +37.9 di Net Rating).
Denver, luci & ombre — I problemi di Denver, come testimoniato dalle parole del proprio allenatore, sono in difesa, non certo in attacco. I Nuggets hanno infatti segnato almeno 100 punti in tutti gli ultimi 10 match disputati, da quando cioè coach Malone ha trovato il nuovo assetto con il rientrante Gary Harris in quintetto (Will Barton nel suo ruolo di microwave dalla panchina sta producendo 13.4 punti a sera, con il 50% dal campo e un ottimo 44.4% da tre punti) e con Nikola Jokic da centro insieme a due ali intercambiabili come Gallinari e Wilson Chandler. Quest’ultimo ha già collezionato dieci ventelli in stagione ma sono senza dubbio le prestazioni di Jokic quelle che fanno ben sperare i tifosi di Denver. Per il giovanissimo serbo, solo 21 anni, le ultime 16 gare sono state un concentrato del suo immenso potenziale: in nemmeno 26 minuti di gioco, ha collezionato più di 17 punti con il 63% dal campo, sfiorando anche i 10 rimbalzi a sera (9.4) e i cinque assist (4.7 — Jokic è il quinto passatore tra i centri NBA in stagione con 3.7 assistenze a sera). Se l’attacco non preoccupa più di tanto (11.6 triple a segno con il 38.0% dall’arco, 27.6 assist di media a fronte di sole 13.5 palle perse nelle ultime dieci gare), è la difesa però che finisce sotto accusa: terzultima per Defensive Rating (109.6, fanno peggio solo Lakers e Blazers), concede quasi 46 punti a sera agli avversari nella propria area dei tre secondi (27° dato di lega) e 14.3 in contropiede (24°), segno di una cattiva transizione difensiva, subendo in media la bellezza di 110.5 punti a sera (meglio solo di Nets, Suns e Blazers).
Ambizioni diverse — Se i padroni di casa sono all’inseguimento di uno degli otto posti playoff, al momento decimi nella Western Conference ma solo a una partita di distanza dai Kings ottavi, diverse le prospettive per i San Antonio Spurs, non troppo lontani dagli Warriors che fanno corsa di testa nella lega ma attenti anche a non subire sorpasso e rimonta da parte degli Houston Rockets, titolari a dicembre di un record di 15-2 e in striscia positiva di 5 successi. La vittoria servirebbe più a Gallinari e soci ma la squadra con Ettore Messina in panchina è più forte e attrezzata: per vedere come finirà il derby italiano della Western Conference non resta che sintonizzarsi su Sky Sport 2.