NBA, Gallinari sconfitto male, Belinelli che beffa
NBAArrivano due sconfitte nella notte per i nostri giocatori: Gallinari (15 punti) vede la difesa di Denver fare ancora acqua contro San Antonio (99-127) mentre a Belinelli (5 punti) viene annullato il canestro della vittoria allo scadere contro Detroit perché arrivato oltre la sirena
Denver Nuggets-San Antonio Spurs 99-127 — Se coach Michael Malone intendeva generare una reazione forte nei suoi con le dure parole dopo la sconfitta contro Sacramento, è evidente come non ci sia riuscito. Certo, di fronte i suoi Nuggets si ritrovavano uno dei clienti più scomodi in assoluto, quei San Antonio Spurs giunti alla 17^ vittoria esterna su 20 partite stagionali, ma il modo in cui la squadra del Colorado si è arresa ai texani a partire dal secondo quarto e in un secondo tempo disastroso (46-69 il parziale) è davvero sconfortante. “Ci hanno fatto sembrare una squadretta liceale”, ha rincarato la dose Malone nel commentare il quarto ko consecutivo dei suoi e una gara da 127 punti subiti (sale a 498 il totale incassato nelle ultime quattro partite), due giorni dopo aver pubblicamente chiamato la propria difesa “la peggiore della lega”. Gli Spurs ne hanno approfittato senza pietà, con 4/5 del quintetto in grandissimo spolvero: 7/8 al tiro e 17 punti per Pau Gasol, 10/11 e 21 per Tony Parker, 9/19 e 24 per Kawhi Leonard e 11/18 per 28 per LaMarcus Aldridge, miglior marcatore di serata. San Antonio ha chiuso tirando il 56.7% dal campo e il 50% esatto da tre punti (12/24), collezionando 34 assist su 51 canestri segnati, a riprova della facilità con cui hanno smantellato la (presunta) difesa di Denver.
La reazione di Gallinari — Chiamato indirettamente in causa dal suo allenatore, apertamente critico della leadership dei veterani (Malone si è poi scusato per lo sfogo, dando la colpa alla frustrazione del momento e promettendo di risolvere eventuale problemi internamente e individualmente, coi giocatori in questione), Danilo Gallinari ha risposto con una prestazione da 15 punti ma solo 5/13 al tiro, un solo assist e un fallo tecnico collezionato nel terzo quarto per proteste in seguito a una chiamata arbitrale non apprezzata. Forse anche questa una spia del momento non facile dell’italiano, che comunque con Nikola Jokic (19 punti e 11 rimbalzi con un ottimo 8/10 dal campo) e Emmanuel Mudiay è il giocatore dei Nuggets rimasto più a lungo in campo, in un quintetto ancora rivoluzionato dall’ingresso di Darrell Arthur al posto di Wilson Chandler.
Detroit Pistons-Charlotte Hornets 115-114 — Con gli Hornets già sotto di 10 punti all’intervallo, Detroit mette a segno anche gli ultimi 9 punti del terzo quarto, dando l’idea di chiudere una gara già decisa prima degli ultimi, apparentemente ininfluenti dodici minuti. E invece no. Kemba Walker si inventa 20 dei suoi 32 punti nell’ultimo periodo, guidando la rimonta dei suoi dal -19 fino all’ultimo possesso. Un recupero reso vano solo dalla sirena, suonata in anticipo rispetto al canestro che sarebbe risultato decisivo di Marco Belinelli, a sancire la vittoria della squadra di Stan Van Gundy, che ha avuto in Tobias Harris dalla panchina il miglior realizzatore (25 con 10/16 al tiro) ma ben tre altri giocatori in doppia doppia, a partire da Reggie Jackson (22 e 11 assist), Marcus Morris (20 e 10 rimbalzi) ma soprattutto Bojan Marjanovic (15 e 19 rimbalzi di cui 9 offensivi, dopo aver giocato solo 76 minuti in tutta la stagione).
L’inutile prodezza di Belinelli — Oltre i 32 di Walker, Charlotte registra i 19 di Marvin Williams e gli inaspettati 18 dalla panchina di Spencer Hawes. Alla sua seconda gara (in back-to-back) al rientro dopo l’infortunio alla caviglia, Marco Belinelli incappa in una brutta serata al tiro (0/6, tutti i suoi 5 punti dalla lunetta) ma si inventa il tiro che sarebbe restato negli highlight di tutta la stagione, spedendo il pallone della rimessa sulla schiena di un ignaro Marcus Morris per riprenderlo al volo e insaccare da tre punti. Con soli 0.5 secondi sulla sirena, però, la magata si è conclusa a sirena già suonata, come confermato dall’instant replay al tavolo: “Un’ottima idea, quella di Marco, ma con mezzo secondo non c’era la possibilità che più di un giocatore potesse toccare il pallone”, le amare parole di coach Steve Clifford.