Prosegue il botta e risposta tra Shaquille O'Neal e JaVale McGee. A difesa del centro degli Warriors sono arrivate le parole di coach Steve Kerr e Kevin Durant: "Shaq è stato un pessimo tiratore di liberi, pieno di difetti". E O'Neal risponde...
Lo scontro che più ha fatto discutere nelle ultime ore è quello andato in scena via Twitter tra JaVale McGee e Shaquille O’Neal, una polemica ritornata d’attualità anche al termine dell’allenamento dei Golden State Warriors. Secondo alcune indiscrezioni riportate da ESPN, i vice campioni NBA avrebbero contattato e successivamente ottenuto un incontro con la Turner Sport, la divisione responsabile della produzione della trasmissione "Inside the NBA" su TNT (all'interno della quale va in onda "Shaqtin' A Fool"), per discutere di questa situazione. Al termine della sessione di tiro McGee non ha parlato, ma a far sentire la loro voce in difesa del giocatore degli Warriors ci hanno pensato sia Kevin Durant che Steve Kerr, che in passato ha lavorato in TV come commentatore di TNT prima di intraprendere la carriera da allenatore a Oakland. “Lavora davvero duro – racconta KD ai microfoni dei reporter riferendosi al numero 1 degli Warriors -; in ogni allenamento fa davvero molto per noi e l’unica cosa che chiede è di essere rispettato, come succede con qualsiasi altro giocatore. Capisco perfettamente che Shaq lavora per una compagnia che va alla ricerca di cose di questo tipo e che faccia ridere le persone. Ma quando lo si fa per molto, molto tempo, senza una ragione particolare, e la persona che riceve questo trattamento è in disaccordo, vedendosi poi rispondere con delle minacce… beh, non sapevo che i poliziotti potessero minacciare in questo modo dei civili”. Una stoccata che va dritta al bersaglio quella di Durant, che fa riferimento al fatto che Shaquille O’Neal è a tutti gli effetti un poliziotto del distretto della sud della Florida.
“Anch’io avevo di pregiudizi” - “È un comportamento infantile – prosegue il numero 35 -, ma questo a quanto pare è quello che la gente chiede a delle star ormai in pensione - di scontrarsi con i giocatori ancora in attività [anche questo un riferimento non troppo velato alla faida delle scorse settimane tra LeBron James e Charles Barkley]. Se fossi in JaVale, mi sentirei nello stesso modo. È una cosa puerile”. Coach Kerr è sulla stessa lunghezza d’onda: “È fantastico, sia come giocatore che come compagno. È molto divertente, è piacevole averlo accanto ed è uno che fa il suo lavoro. Un professionista al 100%. Non biasimo la sua frustrazione, Shaq lo ha reso un bersaglio ormai da molti anni. Io credo che abbia tutte le ragioni per essere insoddisfatto di questa situazione; è come se non ci fosse mai una fine. Basta pensare alla sua carriera: quando una persona nella sua posizione si ritrova bersaglio dell’ironia di una TV nazionale ogni giorno, ogni settimana, di continuo, non è di certo la cosa migliore per la tua reputazione. Non nascondo che anch’io avevo delle idee preconcette su di lui che poi, dopo averlo conosciuto, si sono rivelate totalmente false. E questi pregiudizi per lo più sono frutto di quanto visto in ‘Shaqtin’ A Fool’”.
Botta e risposta con Shaq - Il carico da novanta in chiusura lo mette ancora una volta Durant: “Shaq è stato un pessimo tiratore di liberi. Ha sbagliato schiacciate, ha ripetutamente tirato degli airball dalla lunetta, non era in grado di concludere al di fuori del pitturato. Lui era soltanto il più grosso di tutti; non aveva alcun tipo di qualità, era soltanto più imponente e forte degli avversari. E nonostante tutto è stato un grande giocatore, con tutti i difetti che si portava dietro. E anche lui ha cambiato cinque o sei squadre in carriera [in riferimento al bum sempre presente nei tweet provocatori di O'Neal]: insomma, era ben lontano dall’idea del centro perfetto. Aveva un bel po’ di difetti.” Parole che hanno fatto centro in tutti i sensi, viste le risposte che a stretto giro sono arrivate (sempre via Twitter) da parte del diretto interessato.
Di certo non dei commenti al miele; frasi che soprattutto non sembrano chiudere una querelle che ha assunto dei contorni ben più rilevanti di quanto all'inizio si potesse immaginare.