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NBA, 58 secondi e frattura alla tibia: Bogut out

NBA
Finisce prima di iniziare l'avventura ai Cavs di Andrew Bogut: per lui frattura alla tibia (foto Getty)

Doveva essere il pezzo mancante al puzzle dei Cavs ma la sfortuna si accanisce su Andrew Bogut: frattura alla tibia per il centro australiano, che non potrà aiutare Cleveland nella rincorsa al back-to-back

LeBron James giura di aver sentito il rumore della frattura alla tibia del suo nuovo compagno, arrivato in città solo una settimana fa ed entrato in campo per la prima volta meno di un minuto prima: “Appena ho visto lo scontro, ho capito che si era rotto qualcosa. Sono andato a vedere ma non avevo bisogno di farlo, né di chiedergli niente”. Purtroppo aveva ragione: 58 secondi di campo e la tibia di Andrew Bogut ha fatto crac, in uno scontro con Okaro White nel tentativo di impedire all'ala degli Heat il tiro da fuori. Gamba contro ginocchio e per l’australiano addio sogni di gloria e, anche, di un possibile anello. Quello sfuggitogli in maglia Warriors l’anno scorso proprio per mano dei Cavs e – beffardamente – anche a seguito del suo infortunio in gara-5 della serie finale, che non gli ha permesso di scendere in campo nelle ultime due partite della stagione. Una stagione che adesso, a meno di autentici miracoli, è da considerarsi nuovamente chiusa in anticipo, senza che l'ex prima scelta assoluta nel 2005 possa portare il proprio contributo a LeBron James e compagni.  

Le parole di “King” James – “Un minuto, neppure un minuto – la sconsolata, quasi incredula reazione di James – ed è davvero deprimente. Si tratta di un brutto colpo per noi, perché eravamo felicissimo del suo arrivo qui e contenti che potesse avere qualche gara per entrare in forma prima dell’inizio dei playoff. Ora non possiamo che sperare in un miracolo dagli esiti della risonanza, ma è dura: è un momento difficile, per lui ovviamente ma anche per tutta la squadra”. “A volte gli infortuni arrivano così, a ondate, uno dopo l’altro: è quello che sta succedendo a noi, e che è successo ancora con Bogut”, il commento amaro di Kyrie Irving. Già senza J.R. Smith e Kevin Love, i Cavs infatti erano stati molto attivi sul mercato proprio per ovviare ai buchi a roster aperti dagli infortuni: ecco allora l’arrivo di Derrick Williams, di Deron Williams e poi, ultimo, quello di Andrew Bogut, strappato alla concorrenza di squadre di vertice come Boston e San Antonio e considerato ideale per aggiungere centimetri e chili sotto canestro alle spalle di Tristan Thompson. 

I dubbi, fisici e non solo – Su quello che avrebbe finito per essere il reale utilizzo del 32enne centro australiano c’era però anche chi nutriva più di un dubbio. Le statistiche fatte registare fino a questo punto della stagione con la maglia dei Mavs (solo 3 punti di media - mai così in basso in carriera - anche se compensati da più di 8 rimbalzi) sembrano il frutto di una condizione fisica sempre precaria del 32enne australiano, tagliato anche da Philadelphia dopo la cessione di Dallas. In Texas Bogut aveva già dovuto saltare 11 incontri per via di un guaio al ginocchio destro e la convivenza con i dolori al tendine del ginocchio lo avevano comunque fortemente limitato. A meno di un improbabile rientro in extremis, quella 2016-17 diventa così la quarta stagione consecutiva che Bogut chiude giocando meno di 40 partite. Le perplessità sul suo possibile apporto, poi, erano anche tattiche, ispirate dai destini dell’ultimo lungo classico visto in maglia Cavs: Timofey Mozgov infatti aveva collezionato ben 8 gare senza neppure metter piede in campo in quei playoff 2016 chiusi poi con il titolo NBA da LeBron e compagni. Contro lunghi come Valanciunas a Toronto o Gortat a Washington (e magari di fronte a Pachulia nell’ipotetica finale NBA attesa da tutti contro Goden State), Bogut avrebbe forse trovato minuti e spazio, ma la dimensione fortemente perimetrale dei Cavs attuali e l’abitudine di LeBron James a creare sempre più spesso gioco anche dal post basso faceva ritenere l’innesto di Bogut non così semplice – e tanto meno potenzialmente determinante. Un quesito che, alla luce dello sfortunato incidente, non troverà purtroppo mai risposta.